Non so voi ma io vado a ristorante sempre meno volentieri: non tanto (ma anche) per quello che si mangia ma per le attese snervanti tra un piatto e l’altro. Questo non succede nelle trattorie rabberciate ma soprattutto nei ristoranti di livello, diciamo da una stella Michelin (o 15/20, o 80/100) in su. E non quando il locale è pieno ma anche quando è mezzo vuoto. Oramai pare che si sia arrivati a scambiare l’ospitalità con verbosa amicalità; il servizio curato con lentezza disarmante, i menù di quattro-cinque portate in telenovele inframezzate da pre-antipasti, pre-dessert, pre-caffè etc etc. La cosa può andar bene per chi vuole tirare a far tardi, ma ci sono tanti che vorrebbero mangiare con un certo ritmo e non farsi scorpacciate d’aria tra un piatto e l’altro.Forse è anche colpa di noi giornalisti, che abbiamo paragonato alcuni chef di rango ad artisti di fama mondiale. L’artista ovviamente si prende tutto il tempo che vuole e come lui fanno anche tutti gli altri pseudo artisti, spesso sdoganati dalle guide di settore. Vi giuro che rimpiango l’osteria dove, quasi prima di sederti ti portavano la trippa o il minestrone. Oggi ti siedi ed inizia la manfrina a base di attese, paroline dolci, aperitivi, pre-antipasti, vino che deve essere messo in fresco o cercato in cantina con tempi da scavo etrusco. Tutto questo sotto l’egida e la benedizione papale che abbina il ristorante di livello ad uno spettacolo di arte varia (spesso purtroppo è una tragedia!!!) che si svolge con tempi giustamente (per loro) pachidermici. Scusate, sarò in controtendenza ma lo voglio gridare
“Mangiare bene non vuol dire mettere radici a tavola!” . Noi italiani, che abbiamo creato il piatto più fast del mondo, la pizza, che per secoli ci siamo sfamati in locali che erano la quintessenza del pasto sostanzioso e rapido (le osterie), ora siamo diventati preda di bradipi travestiti da ristoratori.
Se Slow Food è un’associazione degna di lode oramai LO “slow food” rischia di ucciderci di noia. Non siete d’accordo che anche il piatto più buono si mortifica e si perde se diluito in attese sconfortanti e defatiganti? Oramai quando esci da molti ristorante “di livello” ti senti come Dante quando uscì “a riveder le stelle”.
Per questo faccio una proposta. Cari ristoratori: nei vostri bei menù mettete un tempo massimo di servizio (ovviamente adeguato ai menù) e per prima cosa chiedete all’avventore se vuole che si rispettino certi tempi (non solo totali ma anche tra una portata e l’altra). Se il cliente vi da carta bianca usate pure tutte le lentezze del caso, ma in caso contrario dovete mantenervi nei tempi o pagare dazio (il 30% del conto potrebbe andare???).