Il Soave a caccia di se stesso e del suo futuro3 min read

Nei giorni scorsi al Circolo Ufficiali di Verona, su una delle terrazze più belle affacciate sul fiume Adige, è andato in scena “Appuntamento Soave”. L’evento, ideato dal consorzio di tutela in collaborazione con la Strada del Vino, ha ribadito con forza come sia stretto il legame di questo vino col mondo della ristorazione e la città scaligera.

Attraverso masterclass, degustazioni focalizzate sul potenziale evolutivo  (42 aziende presenti) e una partecipata tavola rotonda ho potuto verificare come il Soave sia in grado di rispondere agli attuali trend di mercato, in quanto vino bianco tra i più rappresentativi d’Italia. Un vino capace di intercettare l’interesse del panorama internazionale dei prossimi anni: in un ipotetico scenario delle preferenze enologiche in Germania si stima che entro il 2028 i bianchi saranno il 70% del totale dei vini consumati. Il Soave a tutt’oggi ha tutte le carte in regola per intercettare il gusto del consumatore contemporaneo, italiano ed internazionale, che già tende a prediligere vini bianchi sapidi, freschi e magari dal moderato contenuto alcolico che, sono guarda caso, sono alcune delle caratteristiche principali di tanti Soave.

La fortuna della garganega è che esistono elementi distintivi che la rendono interessante anche in proiezione: sopporta bene il cambiamento climatico e nascendo in buona parte su suoli vulcanici e calcarei può offrire uno spettro di vini con caratteristiche di mineralità e sapidità che oggi sono alla base di quanto pare richiedere il mercato.

Inoltre l’influenza delle correnti provenienti dal Garda, la buona dotazione idrica ed il sistema di coltivazione (pergola veronese), molto adatto ad annate secche e soleggiate, contribuiscono a rendere la garganega ed in parte il trebbiano di soave vitigni magari rustici ma molto resistenti.

Andrea Lonardi, Master of Wine, nel suo intervento al talk  ha voluto sottolineare, oltre agli aspetti e alle peculiarità positive del Soave, anche alcuni elementi di criticità che la denominazione deve affrontare: “Per essere equilibrati, è necessario parlare anche di fattori critici. Il Soave viene tuttora commercializzato principalmente nella grande distribuzione ad un prezzo inferiore ai 3€/litro ed è anche un territorio fortemente disomogeneo, questi elementi colpiscono il potenziale della denominazione. Anche il cambio generazionale è un tema critico che va affrontato”.

L’integrità paesaggistica di una buona parte della denominazione, che risulta incontaminata dall’abuso e dal disordine architettonico e la bellezza delle sue colline sono riconosciute patrimonio agricolo di rilevanza mondiale dalla FAO.

Colline del Soave

Le opportunità per il Soave devono essere alimentate da maggiore linearità e riconoscibilità di questa tipologia attraverso una stilistica che riesca a dare una precisa identità del prodotto, come sottolineato in chiusura dei lavori da Cristian Ridolfi, Presidente del Consorzio del Soave: ” In un mondo che ci chiede sempre più professionalità e di essere meno generalisti e più organici, non possiamo permetterci di produrre tanti stili difficilmente comprensibili. Dobbiamo proporre una qualità più univoca, essere capaci di comunicare e raccontare una storia condivisa. Dobbiamo trovare una sintesi, uno stile unitario e una comunicazione uniforme, chiara e facilmente intelligibile“.

Letizia Simeoni

Beata la consapevole ignoranza enologica. Finchè c’è ti dà la possibilità di approcciarsi alla conoscenza! Prosit.


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