Il silenzio degli innocenti.2 min read

 Ci siamo rimasti male! Forse c’eravamo abituati bene in precedenza, quando le altre nostre piccole inchieste sull’uso della gomma arabica e di altri prodotti e tecniche “innovative” in cantina (vedi, fra l’altro “Forse c’è speranza. I commenti ai dati del questionario” e “Gomma arabica nel vino. Le risposte degli enologi!”) avevano destato notevole interesse sia tra gli appassionati che tra i produttori stessi.

Fatto sta che il silenzio che ha accompagnato la nostra indagine sulle commissioni di degustazione (vedi "Inchiesta CamCom: arrivano  primi dati e non solo" e  "Commissioni d’assaggio: ecco i veri problemi!")ci ha veramente sorpreso. Anche gli stessi colleghi, che a più riprese hanno parlato del nostro lavoro, in questo caso se ne sono astenuti in blocco, lasciando cadere l’argomento nel dimenticatoio.

Eppure la risposta da parte delle aziende era stata superiore alle attese (quasi 170 risposte al nostro questionario!!!) e diversi dati pubblicati facevano riflettere. Ne veniva fuori un quadro che parlava di commissioni inadatte a valutare se non la qualità minima di un vino (non certo la qualità "tout court", la tipicità o la rispondenza del vino al vitigno). Ma venivano fuori anche problemi che mettevano in mostra come un produttore non serio potesse bellamente mandare in commissione più volte lo stesso campione e con quello “sdoganare” tutto il vino in cantina. Per non parlare di diversi casi di inadeguatezza nei componenti delle commissioni e di dubbi sul modo collegiale di degustazione che porta spesso i giovani entrati ad adeguarsi al giudizio dei più anziani e “potenti” enologi.

Come ciliegina sulla torta avevamo anche pubblicato il modulo che viene usato durante gli assaggi, dove non c’è il minimo richiamo alla tipicità/non tipicità del vino. In un mondo dove tutti la sbandierano questa ci era sembrata una mancanza abnorme.

 

Eppure non si è mossa foglia. Forse l’argomento non interessa a nessuno, oppure si pensa che siano cose fritte e rifritte, contro cui  non si può ne combattere ne dire niente perchè  tanto non cambierà mai nulla. Magari siamo stati visti come il topolino che combatte la montagna e il cui destino è gia segnato in partenza. Comunque sia noi continueremo intervistando quelli che alle commissioni di assaggio partecipano, gli enologi e vedremo cosa verrà fuori. Ultimo dubbio: non sarà che c’è un certo timore riverenziale nel toccare certi argomenti? Non vogliamo nemmeno pensarlo: preferiremmo addirittura autoaccusarci di esserci scritti da noi tutte le risposte e che quindi tutto il mondo del vino, innocente, non ha ritenuto giusto prenderci in considerazione. Il silenzio degli innocenti!

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


ARGOMENTI PRINCIPALI



LEGGI ANCHE