Il Rapsani era il vino degli dei?5 min read

Il 25 marzo è festa nazionale greca. Si celebra la liberazione dal dominio ottomano e la giornata assume sempre un particolare valore per il  popolo greco. In questa data in Grecia si festeggia  mangiando skordalià, cioè baccalà fritto con una purea di patate (molto) aromatizzata all’aglio, e naturalmente si bevono ottimi vini greci.  Per questo il nostro Haris Papandreou ci ha chiesto di ricordare la festività con questo suo articolo che parla di quello che può essere definito il vino degli dei dell’Antica Grecia.

Ci troviamo nella zona del Monte Olimpo: sulla sua vetta  più alta (2.917m s.l.m.) secondo la mitologia greca si trovava la residenza degli dei. Proprio su queste vette nasce la leggenda del Nettare, la bevanda degli dei: tale Nettare proveniva forse dai vigneti di Rapsani? Chi può saperlo.

Sulle pendici sudorientali del monte Olimpo si trova Rapsani, pittoresco paese di lunga tradizione vitivinicola. I primi riferimenti al vino della Tessaglia, descritto come “buono per la salute e il mantenimento delle forze” sono di Teocrito, pioniere della poesia bucolica, scritti attorno al 300 a.C., mentre in epoca bizantina la viticoltura era annoverata tra le attività principali del luogo. #Nel XVIII° la zona di Rapsani è abbondantemente conosciuta e prospera.

All’inizio del XIX°secolo il mineralogista ed esploratore inglese Edward Daniel Clarke visitò la zona e descrisse il vino rosso locale come “quello con il miglior gusto di quelli che abbiamo assaggiato in Grecia”, mentre pochi decenni dopo (1840) il geologo austriaco Ami Boué, lavorando alla Carta etnografica dei Balcani, ha descritto i “vigneti eccezionali” del luogo. all’inizio del XX secolo, man mano che la fama del Rapsani cresceva, , i viticoltori intrapresero un importante progetto di bonifica con l’obiettivo di mantenere l’alta qualità dei loro vini.

Nel 1932 la fama di Rapsani portò lo stato greco a riconoscere il vino locale come Vino d’Origine. Dalla vigna e dal vino proveniva a quel tempo il 53% del reddito dei cittadini di Rapsani.

L’instabilità politica ed economica durante la seconda guerra mondiale e il periodo successivo, interruppero lo sviluppo del Rapsani, che riprese nel 1969 in occasione di un decreto a favore della tutela e dello sviluppo del vino e della zona.

Nel 1971, con decreto reale, Rapsani è stata ufficialmente riconosciuta come una delle prime zone greche a Denominazione di Origine Protetta, fatto che presuppone disciplinari che definiscono sia i confini della zona che le pratiche consentite in vigna e in vinificazione.

Purtroppo dal 1980 inizia per Rapsani un periodo di declino che porta all’abbandono dei vigneti. L’azienda vinicola locale è rilevata dalla Banca Agricola, che mantiene una produzione minima, offrendo i vini come semplici regali aziendali.

In quel momento critico per il futuro di Rapsani, Evangelos Tsantalis, complice una grande fiducia nell’unicità e nella dinamica della zona, dà inizio a un piano di investimenti strategici offrendo ai coltivatori sicurezza finanziaria e un sostanziale incentivo per il ritorno alla viticoltura. Nel 1991, l’azienda vinicola locale passa nelle mani della famiglia Tsantali, segnando così la nuova era di Rapsani.

Dei meno di 10 ettari registrati nel 1991, oggi la zona DOP comprende quasi 90 ettari di vigneto mentre il nome RAPSANI è uno dei marchi di vino greco più riconoscibili a livello mondiale.

Nel 2012 a Rapsani  nasce finalmente un museo del vino.

I vini Rapsani DOP sono prodotti dal 1991, inizialmente solo dalla Cantina Tsantali, poi anche dalla  Cantina Dougos.  Promotore iniziale di tale cambiamento è Dimitris Dougos, ma in seguito ail’ingresso dei figli Thanos (agronomo) e Louiza (enologo) la cantina si evolve e si fa conoscere in tutto il mondo.

Nello stesso periodo nasce anche la cantina Chrysochou e le cantine più recenti, sono quelle di  Terra Olympus (primo imbottigliamento dopo il 2015) dell’enologo di Naoussa Apostolos Thymiopoulos,  alla quale si affianca un anno dopo quella di Konstantinos Liapis.

Queste sono le cinque cantine con vini Rapsani DOP, ma recentemente anche le cantine Eskigoglou e Gilali Family lo hanno prodotto.

I vitigni utilizzati per il Rapsani sono lo Xinomavro, il Krasato (varietà locale utilizzata per ammorbidire i tannini dello Xinomavro) e lo Stavroto. Inizialmente tali varietali dovevano essere utilizzati in parti uguali ma oggi questa indicazione non è più seguita.  Secondo molti, la differenza di percentuale non cambia di molto il risultato finale ma per legge ogni varietà deve usata anche in piccolissime quantità.

All’interno della DOP si può produrre:

  • Rapsani: il vino non può essere immesso sul mercato prima di 6 mesi dalla data di produzione.
  • Rapsani Riserva: richiede un tempo di maturazione totale di 2 anni. Di questi la maturazione in botte deve essere almeno 12 mesi e l’affinamento in bottiglia di almeno 6 mesi
  • Rapsani Grande Reserve: Richiede un tempo totale di maturazione/affinamento di 4 anni. Di questi la maturazione in botte deve essere di almeno di 18 mesi e l’affinamento in bottiglia di almeno 12.

Abbiamo degustato tre etichette, due del 2016 e una del 2018, con tre diversi stili di vinificazione.

Riserva Rapsani 2016 – Tsantali.Tutti i vitigni sono in parti uguali. Affinamento per 12 mesi in botti di rovere francese da 300 litri.  Frutti rossi al naso, bocca rotonda e ricca con acidità equilibrata e tannini setosi. Migliorerà con gli anni .

Rapsani Old Vines 2018 – Dougos. Xinomavro 70% Krasato 25% Stavroto 5%.    Viti di oltre 60 anni coltivate in un arido vigneto a 650 metri. Naso con i profumi di pomodoro secco, fragola e oliva nera dominante, sentori di violetta e foglie bagnate danno il proprio tocco al bouquet denso e estroverso. In bocca ha corpo moderato e buona acidità, con tannini vellutati e retrogusto pepato, finale lungo. Dal mio punto di vista la loro miglior annata di sempre!

Rapsani Terra Petra 2016 του οινοποιείου Terra Olympus. Quando Thymiopoulos rivolse le sue attenzioni a Rapsani, scelse la materia prima da vigneti dai 15 ai 50 anni che si trovano nella zona più alta della DOP e si distinguono per le basse rese. Fermentazione lunga e maturazione in botti grandi usate. 50% Xinomavro , 35% Krasàto e 15% Stavrotò. Naso con aromi di ciliegia, concentrato di pomodoro, tabacco cannella e vaniglia chiudono un bouquet interessante. Di buon corpo in bocca, acidità in equilibrio con i tannini lavorati magistralmente. In retrogusto abbiamo il ritorno della ciliegia e dello pomodoro, abbastanza lunga il finale.

Haris Papandreou

Arrivato a Firenze nel lontano 1985 con studi in economia e commercio. Attualmente segretario del Consolato Onorario della Grecia a Firenze e responsabile della parte economica in un studio tecnico. Appassionato di vino e organizzatore di diverse degustazioni di vino greco a Firenze.


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