Il primo pallone da calcio3 min read

Molto, molto tempo fa, prima che le terre emerse emergessero, prima che si creassero i continenti, prima che tutto avesse inizio, c’era un pallone da calcio. Voi direte che non è possibile, ma non avete prove e poi il calcio esiste da sempre e sempre esisterà.

Era un pallone felice e per molte centinaia di migliaia d’anni rotolò allegro e contento. Nel frattempo la Vita stava incominciando a fare i primi passi sul suo fratello maggiore (così lui chiamava la Terra), ma il nostro pallone se ne strafregava e continuava, felice, a rotolare.

Ma anche lui, piano piano, iniziava ad invecchiare: non era più reattivo come un tempo e così un triste giorno sbatté male su una pietra tanto da deformarsi e perdere definitivamente la forma rotonda, divenendo un qualcosa di assurdo: smussato, allungato, con una parte più grossa dell’altra. Così non poteva rotolare più come prima, anzi non poteva quasi farlo se non con movimenti disarmonici che nemmeno ricordavano la sua iniziale forma perfetta.

Era disperato, si sentiva vittima di un fato avverso o di un dio malvagio e così in una terra giovane che stava sbocciando e dove le forme di vita spuntavano come fiori in un prato lui era l’unico tetro e perennemente incazzato.

Ma un pianeta che nasce  è un po’ come quando ti costruisci la casa, sicuramente qualcosa non sarà come lo avevi pensato; qualche errore viene sempre a galla e per aggiustare le cose son dolori. Anche il Creatore della Terra e del pallone aveva fatto un errore e neanche da poco. Visto che per lui la forma circolare era quella migliore l’aveva adottata ovunque, senza pensare che quando, per esempio, la femmina di un uccello deve deporre un palloncino rotondo con dentro un piccolo uccellino o un pesce deve rilasciare in acqua migliaia di piccoli palloncini con dentro dei minuscoli pesciolini, la cosa è molto difficile e rischi di farti piuttosto male. Infatti tanti poveri animali morivano mentre deponevano i loro palloni, grandi o piccoli che fossero e tanti altri cercavano mille modi per non farlo.

Il Creatore si rese conto che il problema era grosso ma non aveva idee per rimediare: camminava triste e preoccupato tra i lamenti di tanti poveri animaletti quando vide il pallone ed ebbe l’idea! Immediatamente trasformò tutte quelle sfere piene di vita e le rese uguali alla forma del pallone deforme. In pochi attimi ogni animale che le stava deponendo, grazie all’essere più piccole in punta, ne mise giù in grande quantità e la vita sul pianeta si sviluppò finalmente senza intoppi.

Il pallone deforme, quando capi di essere stato l’ispirazione per questa basilare trasformazione, si rese conto che le disgrazie hanno sempre e comunque un lato positivo, se lo si sa cogliere. Questa consapevolezza gli fece fare pace con se stesso e col  mondo e da allora visse in maniera diversa ma felice.

Nel frattempo il Creatore stava pensando ad un nome per quella forma strana: probabilmente Lui pensava sia in inglese che in italiano perché la chiamò “egg” che in realtà era l’accorciamento di un’intera frase: “Egghecazzo, perché non c’ho pensato prima!

Cari lettori e cari amici, c’è cascata addosso una disgrazia tremenda che ci ha deformato la vita, ci ha reso tristi, arrabbiati, più cattivi, meno disposti a fare qualcosa per gli altri e con poca fiducia nel futuro. Tra poche ore sarà Pasqua e io, oltre che farvi gli auguri, spero che questa festa diventi un’epifania, una rinascita dove tutti noi, come tanto tempo fa il primo uovo, si capisca che non basta un’avversità, grave quanto vuoi, per fermarci e che si può sempre, anche da “deformati”, essere di aiuto a qualcuno.

Buona Pasqua!

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


LEGGI ANCHE