Il più grande rosso romagnolo dopo Lafite-Rothschild7 min read

Non ci sono modi universali di raccontare una storia o di narrare fatti di cronaca, figurarsi parlare di vino o di un vino. Ciò che prevale alla fine è la sommatoria del proprio vissuto restituita e filtrata ai lettori attraverso il proprio stile. Credo che per un produttore di vino funzioni più o meno allo stesso modo. Tuttavia esistono alcuni punti fermi, certezze incontrovertibili difficili da confutare.

Una di queste è che la Romagna del vino non gode di molto appeal presso il pubblico che guarda alle parti alte delle graduatorie. Se si esclude la Romagna, trovare nelle carte dei vini dei ristoranti italiani o delle enoteche, un vino romagnolo è quasi impossibile.

Eppure la qualità di tanti vini è generalmente buona ma evidentemente ciò non basta, serve qualcosa in più per cambiare la percezione che i consumatori alloctoni hanno dei nostri vini. Lo so che a noi romagnoli queste disamine non piacciono e vediamo l’autocritica non come un’occasione di discussione confronto e crescita, ma come una pagliuzza nell’occhio proprio mentre siamo immersi nella lettura della Gazzetta dello Sport ma tant’è.

Dopo questa “tiritera” in buona parte fustigatrice dei nostri usi e costumi eccovi una buona notizia. Nel nostro firmamento enologico non ci sono solo buchi neri, ma anche stelle da guardare. Qualcuna brilla addirittura da lungo tempo, per quanto il “lungo tempo” romagnolo nel vino di qualità non si spinga prima degli anni ’80.

Ed è più o meno in quel periodo che inizia a comparire nei cieli del vino, la stella di Maria Cristina Geminiani. Ma oggi non voglio parlarvi della sua azienda, la Fattoria Zerbina, bensì raccontarvi qualcosa di un suo vino, il più grande rosso romagnolo mai prodotto dopo Lafite-Rothschild. Dite che il Lafite non è un vino romagnolo? Beh, allora il Marzieno è il più grande rosso romagnolo mai prodotto!

Voglio raccontarvi qualcosa che spero non sappiate. E’ l’unica opportunità che ho di farvi arrivare fino in fondo all’articolo, così come l’unica possibilità che avete di capire a fondo il Marzieno è quella di berlo. Ma “pirsonalmente di pirsona”, come direbbe Catarella.

Il tutto ebbe inizio in una notte buia e tempestosa… quando il cielo fu squarciato da… no, scusate, quella è un’altra storia. La nascita del Marzieno coincide con l’inizio del “lavoro” ufficiale di Maria Cristina nell’azienda di famiglia. Siamo nel 1987, e Cristina appena laureata sente su di se la responsabilità di creare una new-age per Fattoria Zerbina, un nuovo corso capace di portare l’azienda e i suoi vini verso i futuri anni 80 e 90. In poche parole, rinverdire i fasti di un passato recente, aggiungendo ai solidi pilastri di Sangiovese ed Albana, un vino di respiro più internazionale.

Per farlo la cosa più semplice è quella di rivolgersi a dei professionisti: Vittorio Fiore che certi vini li ha sempre fatti, Gianfranco Bolognesi che conosce bene il mondo della grande ristorazione e Remigio Bordini, già consulente agronomico del nonno e con il quale Maria Cristina azzarda a convertire tutto il sangiovese ad alberello. Nasce così, anticipando di parecchio una tendenza in atto oggi, l’idea di un vino che richiamasse già nel nome, una località, un luogo invece del vitigno. La prima etichetta del 1987, porta infatti la scritta Marzeno di Marzeno, vino da tavola di Marzeno, un’idea nata da una richiesta ministeriale promossa da Tommaso Vallunga, una persona il cui contributo alla viticoltura e all’enologia romagnola non sarà mai apprezzato quanto si deve. All’epoca aveva richiesto infatti al Ministero il permesso di utilizzare i nomi di alcuni toponimi romagnoli. Ecco dunque l’idea di chiamare il vino come il paese dove ha sede l’azienda, Marzeno per l’appunto.

Il primo Marzeno era composto da un taglio paritario di sangiovese e cabernet sauvignon poi, considerando anche la base ampelografica presente in azienda, si irrobustisce l’idea di aumentare la quota di sangiovese. Non era affatto facile, perché si doveva evitare di creare un concorrente al Pietramora (il Sangiovese Riserva di Zerbina) e allo stesso tempo fare un vino che restasse legato al territorio di Marzeno.

Così dal 94 in poi il sangiovese viene aumentato fino ad arrivare con l’annata 97 alla percentuale del 80%  e 20% di cabernet sauvignon. A partire dal 2000 viene ridotto il cabernet ed introdotta una piccola quota di merlot allo scopo di aumentare le sensazioni fruttate e di alleggerire la parte tannica, poi nel 2001 viene introdotto il syrah il cui contributo si può riscontrare nell’apporto del delicato tocco speziato. Composizione, o taglio se preferite, che di fatto costituisce il Marzieno odierno, fatte naturalmente le debite eccezioni. Piccole eccezioni, o aggiustamenti di tiro se volete, ma che devono comunque rispondere all’esigenza di fare l’assemblaggio in relazione all’andamento dell’annata.

Tra un anno il Marzieno raggiungerà il 35° anno di vita, un traguardo davvero raro per un vino romagnolo, specie se si tiene conto che la prima annata è, ancora oggi, un vino straordinario per longevità e per lo stato di forma che riesce a esprimere. Mi considero tra i pochi fortunati che hanno avuto la possibilità di assagg… ehm, di bere tutte le annate prodotte, ricordandone ancora oggi alcune.

Ci sono state annate più fruttate, altre più inclini alle spezie, talune più robuste sul profilo tannico e altre ancora più fresche e balsamiche, ognuna con un suo carattere rispetto al quale ciascuno può trovare una propria sintonia. Eccovi le nostre:

Le annate del cuore di Cristina

1990: per la sua  longevità

1994: perché essendo una annata piccola fu una scommessa col mondo; la maggior parte della produzione fui magnum e venduta alla prima classe di Air Canada

1995: annata fredda che è sbocciata inaspettata dopo oltre 15 anni; mi piace il tannino austero elegante, senza eccessi.

1998: annata dotata forse di minore eleganza, ma molto Romagna style, anche per rispondere alle solite osservazioni banali sulle similitudini coi super Tuscan oppure per chi vede sempre male i tagli del sangiovese con altre uve alloctone

2001: per  la sua completezza

2008: per i tannini setosi, signorile ed elegante

2010: una piccola annata, fatta in  produzione limitata per far bene un vino importante in tempi più brevi, con una qualità comunque soddisfacente. Ma spesso le piccole annate sono mal comprese…tutti ambiscono al GRANDE!

Le mie annate del cuore

1988: bevuto poco tempo fa, apprezzo la sua straordinaria capacità di invecchiare. Spero di poter fare altrettanto.

1997: all’epoca mi piacque molto. L’ultimo mio assaggio è stato nel 2013 e l’ho trovato elegante e molto equilibrato.

2001: annata memorabile, vino completo potente, elegante e complesso. Ogni volta che bevo un 2001 resto senza fiato per la bontà.

2002: ho dei ricordi speciali. Era considerata un’annata scarsa, difficoltosa dal punto di vista climatico ma, come spesso accade, una bella gara la può fare anche chi parte con un handicap. Ne acquistai parecchie bottiglie, tutte bevute con grande soddisfazione nonostante una sensazione di diluizione. Il Marzieno per tutti i giorni…

2009: la versione in Magnum della settimana scorsa ha lasciato tutti senza fiato. Potenza, eleganza e versatilità a tavola.  Abbinamento romagnolo con il cotechino, ha fatto un figurone. Siate laici a tavola e osate.

2010: all’uscita ha subito svelato le sue doti di grandissima bevibilità, immediato e comunicativo con i suoi tannini già integrati. Un Marzieno con il quale si entra in sintonia subito.

Ora che vi sono note le preferenze mie e del produttore, non resta che farvi un quadro di tutti i premi e riconoscimenti che il Marzieno ha avuto dalle guide vini, quando i punteggi over 90 erano concessi con parsimonia.

GAMBERO ROSSO: Tre bicchieri ininterrottamente dal 1995 fino al 2004, poi il 2008.

GUIDA ORO VERONELLI: MARZIENO 2005 (92/100) MARZIENO 2006,2007,2008 (93/100)

L’ESPRESSO: MARZIENO 2008 (17,5/20)

VITAE: MARZIENO 2010 (4 VITI)

BIBENDA: MARZIENO 1995 1997 (5 GRAPPOLI)

THE WINE ADVOCAT: MARZIENO 2001, 2012 (91/100)

JANCIS ROBINSON- FINANCIAL TIMES: MARZIENO 2000 “TRE BICCHIERI REDS”

THE WINE ENTHUSIAST: MARZIENO 2001 (91/100)

TIM WHITE-THE AUSTRALIAN FINANCIAL REVIEW MARZIENO 1990 (TOP 10 IMPORTED WINES)

CWSA-HONG KONG: MARZIENO 2007-DOUBLE GOLD MEDAL

Averle bevute tutte è stato un privilegio e non so quanti altri potranno avere la medesima opportunità. Chi mai infatti acquista più le vecchie annate? I consumatori odierni preferiscono bere vini più giovani, più immediati e facili. Forse questo è il peggior segno dei tempi moderni, la fretta di consumare, l’insofferenza verso quell’attesa che i grandi vini richiedono.

Eccovi il quadro riepilogativo delle annate, in buona parte ancora parzialmente disponibili presso il produttore.

Annate NON prodotte: 1989-1996-2014.

Etichettatura:

Dal 1987 al 1990 come Marzeno di Marzeno

Dal 1991 al 1992 come Marzeno, vino da tavola dei Colli Faentini

Dal 1993 al 1995 come Marzieno Vino da tavola dei Colli Faentini

Dal 1997 ad oggi come Marzieno Igt Ravenna rosso

Inoltre

87-88-90-91-92 imbottigliato come Vino da Tavola,

93-94-95-97-98-99-00-01-02-03-04-05-06-07-08-09-10-11-12-13-15-16-17-18-19 come Ravenna Rosso IGT

A questo punto scegliete voi!

Giovanni Solaroli

Ho iniziato ad interessarmi di vino 4 eoni fa, più per spirito di ribellione che per autentico interesse. A quei tempi, come in tutte le famiglie proletarie, anche nella nostra tavola non mancava mai il bottiglione di vino. Con il medesimo contenuto, poi ci si condiva anche l’onnipresente insalata. Ho dunque vissuto la stagione dello “spunto acetico” che in casa si spacciava per robustezza di carattere. Un ventennio fa decisi di dotarmi di una base più solida su cui appoggiare le future conoscenze, e iniziai il percorso AIS alla cui ultima tappa, quella di relatore, sono arrivato recentemente. Qualche annetto addietro ho incontrato il gruppo di Winesurf, oggi amici irrinunciabili. Ma ho anche dei “tituli”: giornalista, componente delle commissioni per la doc e docg, referente per la Guida VITAE, molto utili per i biglietti da visita. Beh, più o meno ho detto tutto e se ho dimenticato qualcosa è certamente l’effetto del vino.


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