Il piatto per cui potrei uccidere e quello che proprio non sopporto3 min read

Meglio partire dal peggio e andare verso il meglio, almeno non ci si sciupa la bocca.
Ho pochissimi piatti che non sopporto, da bimbo forse qualcuno in più. Per esempio allora non sopportavo i carducci, forse anche perché preparati malamente.

Oggi, rifatti in padella, trovo accettabili anche questi. Quindi rimane in solitaria il tremendo e puzzolente baccalà lessato e poi condito con olio aglio e prezzemolo dei tempi lontani. Forse allora era così insopportabile per la qualità non proprio eccelsa della materia prima. Ricordiamoci che i frigoriferi sono arrivati alle masse fine anni ’50.

Proprio nel centro di Grosseto, sotto le logge di Piazza delle Catene, c’è stato fino negli anni ’60  un negozio di questa mercanzia. Era il negozio delle sorelle Nevoni che impestava con il micidiale odore tutta la piazza e i vicoli vicini, fino giù a Porta Vecchia. E poi dopo la sua chiusura tutto è continuato per un bel pezzo, tanto erano oramai intrisi dal fetore anche le pietre della piazza e i muri.

 

Era quello il baccalà che odiavo, penso soprattutto per la preparazione, perché in qualsiasi altra maniera (fritto, in umido, pasticciato eccetera) era assai più che sopportabile, anzi.

E poi ultimamente mi sono sentito tagliato fuori dal mondo: non sopporto nemmeno l’odore della rucola. Che visto l’andazzo prima o poi la troverò anche nell’espresso; è oramai un must, un qualcosa che si deve mettere per forza nei posti più impensati. Spero che sia solo un tormentone e che duri meno di quello del formaggio con il miele. Da un abbinamento indovinato ad un’inflazione che mi fa rinunciare a chiedere un formaggio al ristorante per paura di vedermelo servire per la millesima volta con miele, o peggio, con qualche improbabile composta.

 

Ma parliamo di cose liete. Qui si che è dura! Sono tanti e poi tanti i piatti e  i cibi che adoro, piatti per cui vado matto, che fare una classifica dei primi, e del migliore di tutti, è un’impresa al limite delle mie forze. E poi se dovessi uccidere uno per ogni piatto che adoro dovrei fare una carneficina.

Prendiamola come un gioco e provo a preparare un podio di tre posizioni: medaglia di bronzo, medaglia d’argento e medaglia d’oro.

Ma non si arriva alle finali così di botta, bisogna fare una selezione tra i migliori e poi a forza di scremare arrivare ad un ristretto numero di piatti (o cibi) da cui uscirà il podio e il vincitore assoluto.

Partiamo con un blocco di primi o di entrate o piatti unici. Gli indimenticabili e reggetevi forte:

Grand plateau di frutti di mare (versione francese), bruschetta con l’olio nuovo, tortelli alla maremmana, minestra di ceci, tagliolini al tartufo bianco, spaghetti olio aglio e peperoncino, spaghetti alla carbonara, spaghetti all’Amatriciana, trofie al pesto genovese, panzanella, cacciucco, spaghetti con sconcigli e lampatelle, risotto bianco, pappardelle sulla lepre.

E poi a seguire:

uovo affrittellato, acciughe sotto sale, impepata di cozze,  lumache in umido, cavolfiore fritto, porcini fritti,  fagioli al fiasco, frittura di paranza, ogliole fritte, catalana di crostacei, piccione in tutti i modi, spiedo di piccola cacciagione, fegatelli di maiale, rognoni, coratella d’agnello, padellata di maiale, cacciucco di terra (scottiglia), zampone di Modena, testina di vitello, agnello arrosto.

Per i dolci sono (forse) meno esigente:

la crema inglese (quella senza farina ma con la scorza del limone), la zuppa inglese (versione con i savoiardi, il cioccolato e l’Alchermes), il cioccolato con le nocciole, il panettone, i cavallucci, i ricciarelli e il panforte.
 
E ora dopo una dolorosa scrematura… (segue)

Roberto Tonini

Nato nella Maremma più profonda, diciamo pure in mezzo al padule ancora da bonificare, in una comunità ricca di personaggi, animali, erbe, fiori e frutti, vivendo come un piccolo animale, ho avuto però la fortuna di sviluppare più di altri olfatto e gusto. La curiosità che fortunatamente non mi ha mai abbandonato ha fatto il resto. Scoperti olio e vino in tenera età sono diventati i miei migliori compagni della vita. Anche il lavoro mi ha fatto incrociare quello che si può mangiare e bere. Scopro che mi piace raccontare le mie cose, così come a mio nonno. Carlo mi ha invitato a scrivere qualche ricordo che avesse a che fare con il mangiare ed il bere. Così sono entrato in questa fantastica brigata di persone che lo fanno con mestiere, infinita passione e ottimi risultati. 


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