Il Don Chischiotte venuto dal freddo2 min read

Puglia e Campania si ammagliano sull’Altopiano del Formicoso, dove in comuni dai nomi evocativi, Calitri, Lacedonia, Bisaccia, Aquilonia, ricchi di castelli e palazzi nobiliari sono circondati dai venti del Fortore e dei Balcani.

Oggi questo paesaggio lunare dove ci sono le distese di grano e foraggi più alte d’Italia è segnato dalle pale eoliche, inquietanti e discutibili: energia alternativa e tanti soldi alle società che li hanno imposti ai comuni, ma chi pagherà la loro rimozione?

I fratelli Michele e Pierluigi Zampaglione, eredi della famiglia più importante del territorio, hanno a lungo gestito una proprietà di 400 ettari, certificata biologica dal 1990, che di recente è stata divisa più o meno in due di buon accordo. Il vigneto curato da Guido, figlio di Michele, piantato nel 2001 su due ettari di collina ben esposta e ben spazzata dai venti, è adesso in carico a Pierluigi e Nerina, la mano è passata a Fortunato Sebastiano, giovane enologo di Ariano Irpino che ha da tempi non sospetti impostato la propria viticoltura dedicando grande attenzione ai temi del biologico e del biodinamico. Proprio su questo terreno c’è stato l’incontro fra i tre.

Il cambio di mano si avverte proprio dal Don Chisciotte 2011, il primo gestito da Fortunato, che uscirà, come tutti i migliori Fiano, non prima del prossimo Vinitaly. Una macerazone sulle bucce meno spinta, ricerca sui profumi, molta agilità nel palato: sono questi i tratti caratteristici della prima beva dell’uva più alta della Campania, siamo a 700 metri di altezza, su terreno argilloso e vulcanico, il vulture è a venti chiloemtri e ha fatto il suo lavoro in tempi antichi, paurosi e dimenticati dalla memoria umana.

Si gioca molto di sponda tra la prima vinificazione in acciaio e una sosta parziale in legno grande: l’ambizione è quella di ottenere un bianco di spalla ababstanza larga per attraversare gli anni evolvendo nella giista direzione, ossia senza perdere acidità, giustamente tutelata con grande generosità, e acquisendo invece una complessità sempre maggiore di profumi.
Nella piccola cantina ben ristrutturata a ridosso del vigneto, abbiamo così fatto il nostro primo assaggio, molto convincente, e lo regaliamo ai nostri amati lettori di Garantito Igo per sottolineare due concetti da mandare a memoria: l’Irpinia ha un grande rosso, l’Aglianico, ma è terra vocata al bianchi grazie all’altezza della sua viticoltura di pregio e ai terribili freddi regalati da ogni dove alle sue zone interne.

Questa grande piccola azienda fa dell’alto artigianato coniugato all’agricoltura sana il suo punto di forza. Sicuramente le premesse ci sono tutte e ne sentirete parlare a lungo e molto bene.

 

Sede a Calitri, Contrada Tufiello.

Strada Statale 399, km 6,300.
Tel. 0827.38851.
Enologo: Fortunato Sebastiano.
Ettari: 200 di proprietà di cui 2 vitati.
Bottiglie prodotte:: 7000.

 

 

 

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Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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