Il destino (e il vino) nel nome4 min read

Nomen omen, dicevano i latini e allora chissà che nel destino di Marco Keller non ci fosse già scritto che avrebbe dovuto occuparsi di vino, visto che il suo cognome in tedesco significa cantina.

E così lui, milanese che vive a Lugano e si è sempre occupato di tutt’altro, un giorno mentre è in cerca di una residenza in toscana  legge il bando di vendita all’asta di una tenuta abbandonata a Montalcino e in passato appartenuta alla curia di Siena.

 

Partecipa e vince con un rilancio di 11.500 euro fatto solo perché non ama le cifre tonde. Scoprirà che erano stati proprio quei 1.500 euro in più a fare la differenza. 

 
Un appezzamento di 200 ettari  dove non esistevano vigneti e dove lui decide di coltivare sangiovese, ça va sans dire, ma anche merlot, syrah, petit verdot e sagrantino. E soprattutto di non produrre Brunello ma un vino nato dal blend di questi cinque vitigni. in percentuali variabili ogni anno in base all’annata.

Perché non il Brunello, visto che dei duecento ettari undici  sono sul versante sud ovest di Montalcino? Perché, ci spiega, sarebbe stato un suicidio: io, ultimo arrivato, che mai ho fatto vino, mi metto in concorrenza con aziende storiche, più o meno famose, impiantando vigne nuove di Brunello in un terreno che non so come reagirà, senza sapere se e come verrà l’uva, iniziando a produrre un vino che per capire se è venuto bene devo aspettare anni e che, ammesso e non concesso che  sia riuscito, sarà perfetto quando forse non ci sarò più.

Il ragionamento può essere condivisibile. E sicuramente lo ha condiviso ed appoggiato  Roberto Cipresso, l’enologo al quale Keller ha affidato il compito di “creare” il vino che lui ama bere.

 

Nasce l’unica etichetta in produzione, il Logonovo, omonima all’azienda, che poi diventerà Cinqueperlogonovo, a ricordare che è il prodotto di un uvaggio dei cinque diversi vitigni coltivati e vinificati separatamente e solo prima dell’imbottigliamento assemblati, ai quali presto si aggiungerà anche il Malbec  impiantato solo in tempi recenti.

 

L’azienda completamente ristrutturata in stile minimalista,  si trova all’interno della tenuta  Castelgiocondo di Frescobaldi, e per raggiungerla abbiamo letteralmente varcato le colonne di ingresso dei Marchesi e costeggiato distese enormi di vigneti.  Al termine della visita ci spostiamo all’interno della sala degustazioni di recente realizzazione ed iniziamo ad assaggiare il Cinqueperlogonovo,  in una verticale dal 2008 al 2013.

E’ il 2009 quello che mi da più soddisfazione, che trovo più equilibrato, senza il tannino ruvido del 2010 o l’esuberanza alcolica del 2013 o l’invasivo legno del 2012.

Facciamo una pausa prima di procedere con la degustazione degli altri vini e Marco Keller continua a raccontarsi e ci rendiamo conto che è davvero  un personaggio. Ha idee particolari che ti racconta come fossero invece le più normali e comuni.

Una di queste è che a lui non piace restare intrappolato nella rigidità dei disciplinari (e in questo non è certo il primo ed il solo vignaiolo a pensarla così)  ma aggiunge che lui è anche molto perplesso sulla vinificazione del Sangiovese in purezza (beh.. detto a Montalcino è un po’ strano) ma malgrado questo nel 2010 decide di tentare il suo primo esperimento e di chiamarlo Selezione centopercento.

 

Ha poi l’idea di scegliere, ogni anno un vino da imbottigliare in purezza tra i cinque vitigni a disposizione, scegliendo quello che agli assaggi in cantina durante la vinificazione sembra dare risultati migliori ed avere prospettive più favorevoli in quella annata.   E così dopo il Sangiovese del 2010 che è quello che ho preferito, c’è il Syrah del 2011, che delude un po’ per la carenza di profumi speziati che ti aspetti, di nuovo il Sangiovese nel 2012 con poco profumo e poco morbido, ed il Sagrantino nel 2013 con un tannino eccessivo.  

Alla fine della degustazione sicuramente interessante e piacevole, prima di procedere all’assaggio di alcune prelibatezze  preparate da lui stesso per la cena, a conferma che è davvero un personaggio bizzarro che dice le cose con una semplicità disarmante il signor Keller ci propone di “sciacquarci” la bocca con un Sauternes e procede alla stappatura di uno Chateau Guiraud 2011.

Dopo cena ci salutiamo certi che sia un arrivederci.

Tiziana Baldassarri

Ho due grandi passioni: il mare ed il vino. La prima mi fa vivere, la seconda gioire. Dopo il diploma di aspirante al comando di navi mercantili ho lavorato nella nautica sia in terra che in mare per poi approdare a scuola, dove sono assistente tecnico mentre dopo il diploma di sommelier ho partecipato attivamente alla vita di FISAR  facendo servizi, curandone i corsi come direttore e ricoprendo cariche istituzionali.

Ma la sublimazione assoluta della passione enologica è arrivata con l’arruolamento nell’esercito di winesurf dove degusto divertendomi  e mi diverto degustando, condividendo sia con gli altri “surfisti” sia con coloro che ci seguono, le onde emozionali del piacere sensoriale.


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