Domenica 1 Agosto si è svolta in Sardegna, presso la Cantina Sociale “Il Nuraghe” di Mogoro, la seconda edizione di Volcanic Wines, manifestazione itinerante che si svolge in più territori vitivinicoli italiani con comune denominatore la presenza di suoli vulcanici.
La cantina di Mogoro è ubicata nei pressi del Monte Arci, che in un tempo lontano era un vulcano attivo.
La manifestazione inizia proprio con la visita alla cantina, che è costituita da circa 500 soci per 450 ettari di vigneto…numeri che fanno capire l’estrema frammentazione, con presenza di produttori che hanno meno di un ettaro e con parcelle anche molto distanti fra loro.
Qui si esalta il lavoro dello staff della cantina sociale guidato dall’enologo Daniele Manca, con una filosofia volta, per quanto possibile, sulla qualità. Questa è ottenuta con rese minori in vigna, ma un altro lavoro importante è quello del recupero di varietà autoctone poco diffuse o scomparse.
Assieme alle tipiche varietà Cannonau, Nuragus e Vermentino, è presente anche il Bovale, vitigno a bacca nera con buona forza colorante e tannini esuberanti tanto da essere spesso usato in uvaggio specie con il Cannonau, ma del quale si producono in zona anche buoni esempi in purezza.
Altra “mission Impossible” è la produzione di vini a base di Semidano, vitigno a bacca bianca presente solo in zona. ne sono stati “salvati” circa 40 ettari, visto che era quasi estinto in quanto molto sensibile alle malattie e “afflitto” anche da basse rese. Per fortuna questi 40 ettari vengono coltivati perché i vini ricavati sono molto interessanti.
Dopo la visita alla cantina c’è stata la parte forte del programma, cioè la degustazione guidata di 14 vini “Volcanici”. I bianchi per la maggior parte erano dell’annata 2014, che comunque ha marcato i vini: buoni profumi una beva piacevole contornata più da freschezza che sapidità, ma un corpo in qualche caso un po’ esile. L’eccezione è stata un Etna Bianco a base di Catarratto e Caricante che rimarca un 2014 in Sicilia meteorologicamente buono dove la mineralità… ops la sapidità (ormai usare la parola minerale è…out) è ben allineata a corpo e acidità.
Poi due perle esotiche: un bianco giapponese e un rosso di Capo Verde. Il Nippon wine è coltivato nelle vicinanze del Monte vulcanico Fuji a base del vitigno Koshu, una varietà importata secoli fa dall’Asia Minore e arrivata in Giappone attraverso la via della seta. Delicati profumi floreali su un corpo più elegante che strutturato.
Il rosso di Capo Verde Pico do Fogo – Vinho do Fogo è un blend di uve sia di origine portoghese che internazionali: un vino ancora in una fase di assestamento ma con spunti interessanti. Questo è un progetto eroico sia dal lato ambientale (là il vulcano detta le regole e può, se vuole, spazzare via le vigne) e sia dal lato sociale in quanto è portato avanti da padre Ottavio Fasano per dare un’ulteriore opportunità di lavoro alla popolazione locale.
Oltre ai 14 vini è stato presentato un vino prodotto da uve Monica Bianca, varietà autoctona quasi scomparsa che AGRIS. l’Agenzia Regionale per la Ricerca in Agricoltura, sta producendo da vigneti sperimentali.
Le degustazioni sono state magistralmente condotte dal “Vulcanico” Giovanni Ponchia, enologo del Consorzio del Soave oltre che da Daniele Manca enologo dalla Cantina di Mogoro, il quale ha fatto un’ampia presentazione dei vini sardi.
Oltre al capoverdiano erano presenti due rossi a base di Bovale in purezza. In questi vini il tannino è ben presente e deve essere controllato sia in vigna con giuste maturazioni che in cantina con un corretto e moderato uso del legno. La strada imboccata sembra quella giusta e lo sono pure i risultati.
Volcanic Wines è un evento che unisce realtà geografiche distanti tra loro (dal Veneto alla Sicilia passando dalla Campania, dalla Tuscia alla Sardegna) ma unite dal suolo vulcanico. Anche se cambiano vitigni, filosofie, microclimi e nei vini si sentono le differenze, il “timbro” vulcanico è comunque presente.
Ma la cosa affascinante è, caso più unico che raro, fare squadra senza troppi protagonismi, far conoscere tutte le realtà che compongono Volcanic Wines.
La formula vincente è infatti quella di manifestazione itinerante, con ogni zona che ha la possibilità di farsi conoscere non solo come produzione di vino ma anche come cultura del territorio.
Ad esempio a Mogoro abbiamo visitato la Fiera del Tappeto e dell’Artigianato Artistico Agroalimentare. dove erano in mostra tante eccellenze dell’artigianato Sardo, tappeti, arazzi, gioielli, coltelli…
Inoltre molto istruttiva è stata la visita presso il GeoMuseo del Monte Arci a Masullas dove abbiamo ammirato il materiale geologico raccolto nei pressi del monte vulcanico Arci. Molta suggestiva la sala flou, (per la gioia di grandi e piccini) dove i minerali, con la luce U.V., mostrano colorazioni particolari e fluorescenti.
Insomma Volcanic Wines è una “filiera del territorio” itinerante, dove al centro è posto il vino.