Se volessimo dare i numeri potremmo partire dal 27, passare al 38 per arrivare al 71. Il primo numero indica il totale di 15 Colline Teramane Montepulciano d’Abruzzo DOCG e 12 Colline Teramane Montepulciano d’Abruzzo DOCG Riserva (dove l’utilizzo del legno si è finalmente rarefatto) presenti all’Anteprima delle Colline Teramane Montepulciano d’Abruzzo DOCG 2024. 38 erano invece i campioni presenti lo scorso anno e 71 infine sono i campioni Montepulciano d’Abruzzo DOC assaggiati nel pomeriggio della stessa giornata.
La prima cosa da dire dopo i numeri è che Il lavoro di selezione che ha distinto quest’anteprima ha consentito per la prima volta di delineare un’identità di questi vini, più sfaccettata rispetto al passato. Ma Come mai sia le Colline Teramane DOCG sia il Montepulciano d’Abruzzo DOC sono stati degustati nella medesima anteprima? Perché i due consorzi oggi si sono uniti. Il consorzio delle Colline Teramane è stato infatti assimilato nel 2023 da quello dei Vini d’Abruzzo DOC, diventando immediatamente il vertice della piramide produttiva della regione.
Un percorso iniziato nel 2003 per i 33 produttori della sottozona, che in 20 anni nei loro 172 ettari vitati hanno raddoppiato la produzione totale (oggi 600 mila bottiglie). Dati che non sono stati sufficienti a mantenere però l’indipendenza regionale, data la necessità di unire le due realtà per garantire una crescita promozionale vitale per le aziende.
Avendo seguito la crescita della DOCG nelle ultime anteprime, sussiste la preoccupazione che il salto di qualità fatto in anni di confronto con stampa di settore e i professionisti possa diluirsi o rallentare.
Nei 27 campioni degustati della DOCG abbiamo infatti riscontrato finalmente maggiore coerenza produttiva e un alleggerimento dei vini. Alcuni testimoni di un lavoro più moderno, che vede il Montepulciano d’Abruzzo candidato a inserirsi tra vini adatti alle nuove tendenze di mercato, che evitano i rossi troppo importanti e cercano maggiore bevibilità. Si conferma però che il vitigno ha bisogno di tempo per limare i suoi tannini: nei campioni 2022 abbiamo riscontrato la stessa ruvidezza dei campioni più giovani degli anni scorsi.
Approcciandosi con questa consapevolezza possiamo soffermarci su altri aspetti, come ad esempio che le zone battute dalla brezza marina incarnano maggiore sapidità (come Roseto degli Abruzzi), che insieme a profumi ed evoluzione rendono questi vini stuzzicanti nel loro essere diretti.
Oltre alle scelte politiche interne alla Regione, il cambiamento climatico, che al pari della sostenibilità ormai viaggia sulla bocca e sulle penne di tutti, sembra essere complice della crescente qualità produttiva di questa zona, date le altitudini e la presenza di acqua. La speranza comunque è che gli stessi interessi dei produttori che li hanno spinti a unire le forze, gli faccia mantenere alta la guardia sulle proprie ambizioni.
L’Abruzzo è un territorio da tenere sotto la lente di ingrandimento, come tanti altri che con l’innalzamento delle temperature e la variabilità climatica, si stanno scoprendo vocati a produrre vino senza troppi interventi o operazioni di soccorso in vigna.
Non abbiamo la sfera di cristallo, perciò la nostra opinione rimane sospesa in quello che possiamo dedurre da dati e analisi delle tendenze attuali del consumo del vino, ma qualche cassa inizierei a metterla in cantina per degustazioni lungimiranti.