I danni dei caprioli e dei cinghiali vanno in tribunale4 min read

Nemmeno due mesi fa avevamo dedicato molto spazio (vedi e vedi) al problema dei gravi danni che cerbiatti, cinghiali,cervi e daini fanno nelle vigne toscane, in particolare chiantigiane.

Per questo quando ci è arrivato il comunicato stampa del Consorzio del Chianti Classico (che potrete leggere integralmente qua sotto)  che chiama in giudizio la Regione Toscana e alcune province non siamo rimasti per niente sorpresi, anzi. Era l’ora che una battaglia persa anno dopo anno da molti produttori di vino si trasformasse in una crociata contro il disinteresse generale delle istituzioni e dell’opinione pubblica e soprattutto contro interessi radicati e ramificati che vedono i vigneti solo come terreni di caccia particolarmente facili da frequentare.

Bambi e compagnia fanno letteralmente più danni della grandine ma sembra che questa verità rimbalzi sopra un muro di gomma. Adesso, grazie alla presa di posizione del Consorzio Chianti Classico, i produttori hanno un’arma per provare ad intaccare questo muro.

Da parte nostra seguiremo lo sviluppo della causa e vi terremo aggiornati.

 

 

 


 

 

Danni da ungulati: il Consorzio del Chianti Classico avvia l’azione legale

Firenze, 5 settembre 2012 – Dopo anni costellati da istanze, incontri e promesse non mantenute, il Consorzio ha dato mandato ai suoi legali di promuovere una richiesta di risarcimento per i danni provocati dalla proliferazione incontrollata degli ungulati sul territorio del Gallo Nero, invitando a parteciparvi tutte le aziende associate.

 

“La situazione è diventata talmente grave da non poter essere più tollerata – dichiara Giuseppe Liberatore, direttore generale del Consorzio – con danni ai vigneti ed alle produzioni che annualmente superano i 10 milioni di euro. Sono anni che chiediamo alle Istituzioni – Provincie e Regione in primis – di adottare tutti i provvedimenti necessari per risolvere il problema, ma oltre allo stucchevole rimpallo di responsabilità nessuna decisione operativa è mai stata presa. A questo punto la parola passa agli avvocati, e saranno i giudici a stabilire una volta per tutte di chi è la responsabilità ed a chi tocca pagare i danni, e non solo quelli alle uve”.

 

D’altra parte le cifre fornite dal Consorzio parlano chiaro. Da un sondaggio svolto su un campione delle oltre 500 aziende associate è emerso che circa il 90% di queste ultime ha ripetutamente subito dei danni dagli ungulati (cinghiali, caprioli e daini); danni che in molti casi, vista l’esiguità dei rimborsi stanziati dalle ATC, non vengono nemmeno denunciati. “Le ATC – prosegue Liberatore – rimborsano solo il costo delle uve attaccate da cinghiali e caprioli a prezzi di mercuriali, ma queste costituiscono solo una parte del danno, a cui bisognerebbe aggiungere i danni permanenti agli impianti, i mancati ricavi della vendita di prodotto finito ed imbottigliato, i costi delle recinzioni e della loro manutenzione, ed infine i costi dovuti alla perdita di quote di mercato, questi ultimi non quantificabili con precisione ma certamente consistenti. I nostri consulenti tecnici – professionisti di grande esperienza e competenza – hanno stimato per l’intera Regione Toscana un danno reale superiore ai 100 milioni di Euro l’anno, una cifra enorme che non può essere fatta ricadere sulle spalle degli agricoltori. È ora che qualcun altro sia chiamato a pagare per una gestione fallimentare del territorio”.

 

Ma il problema, sostengono ancora al Consorzio, ha acquistato una rilevanza che va oltre i suoi contenuti economici. La proliferazione incontrollata degli ungulati è diventata la principale causa degli incidenti stradali nella provincia di Siena (tra il 70% e l’80% secondo la Provincia); è causa di un degrado ambientale (depauperamento dei boschi e scomparsa della piccola selvaggina) che tutti i tecnici conoscono; ed è infine all’origine di un problema sociosanitario di cui si parla poco ma in forte crescita: negli ultimi anni si sono moltiplicati i casi di persone affette dal morbo di Lyme, una pericolosa infezione trasmessa dalle zecche la cui diffusione nell’uomo è posta dai ricercatori in diretta correlazione con la proliferazione dei caprioli.

 

“Il tempo delle promesse non mantenute è finito – conclude Liberatore – e chi ha la responsabilità politica e gestionale del settore è bene sappia che andremo fino in fondo, così come abbiamo sempre fatto quando erano in gioco i nostri interessi generali. Il Consorzio rappresenta un sistema economico che da lavoro a 6000 addetti, esporta in 60 Paesi e costituisce la spina dorsale dell’economia del Chianti, ed in questa situazione di crisi non può essere ulteriormente penalizzato dalla totale assenza di iniziative efficaci da parte di chi è preposto a questo compito”.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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