Guida vini. Rossi di Valtellina: pochi ma buoni2 min read

Lo diciamo chiaramente, dopo aver conferito lo scorso anno il premio di miglior rosso italiano ad un vino della Valtellina speravamo quest’anno di smuovere più produttori per i nostri assaggi. Invece è arrivato più o meno il solito numero di campioni che però non ha assolutamente sfigurato dal punto di vista qualitativo, presentandoci anche nuove aziende molto ma molto promettenti.

Che la Valtellina sia una terra dove il nebbiolo viene bene lo sapevamo, quello invece che sta succedendo negli ultimi anni è che viene anche vinificato bene praticamente ovunque, con attenzioni che in passato mancavano. Forse sono arrivate anche nuove leve a svecchiare il panorama e adesso ci troviamo di fronte ad una terra enoica dove mancano solo due cose, la coesione tra tutti i produttori e la voglia (magari anche i soldi) di investire per presentare al mondo questa realtà.

Per quanto riguarda i vini invece nessun problema: anche se abbiamo degustato vini dal 2022 al 2016 in ogni annata abbiamo trovato prodotti di alto profilo, che uniscono freschezza a nerbo e che in alcune annate anche una bella dose di “ciccia” addosso. Vini verticali molto profumati, dove solo in alcuni casi isolati il legno sovrasta il frutto.

Dal punto di vista dei risultati numerici questi parlano chiaro: quasi il 90% dei vini con almeno 80 punti (per noi, lo ripetiamo sempre, non sono pochi) e ben 6 Vini Top parlano di un’altissima qualità diffusa. Se dobbiamo trovare un neo in tutto questo dobbiamo tornare all’annoso problema dello Sforzato, che adesso oltre ad essere un vino anacronistico è anche fuorviante rispetto allo stile dei vini valtellinesi e diventa  in qualche caso anche caricaturale, sia per dosi eccessive di legno che per voglia di stupire con concentrazioni oramai fuori moda.

Ma detto questo non possiamo che essere contenti degli assaggi e sicuramente, se seguirete i nostri consigli, lo sarete anche voi.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


LEGGI ANCHE