La degustazione dei Roero svoltasi a Canale al Consorzio del Roero, che ringraziamo, ci ha messo davanti ben 50 campioni, tra annata e riserva.
Per chi conosce da diversi anni questo “mondo parallelo” del nebbiolo è stato un momento per toccare con mano l’evoluzione che questo bellissimo territorio confinante (e per molto tempo dipendente) dalla Langa ha avuto.
In passato c’erano i buonissimi “Roero delle sabbie”, nebbioli profumatissimi e leggiadri ma di non grande struttura e accanto a questi, mano a mano che si aumentava il corpo e la potenza tannica, si incontravano vini ruvidi, duri, con tannini arcigni e nasi spesso coperti da legni mal compresi e mal utilizzati. Per anni, e mi riferisco a quelli a cavallo tra il vecchio e il nuovo secolo, il Roero non trovava ragione di essere se non provando a “baroleggiare” senza averne le stimmate, con risultati spesso discutibili.
Piano piano le cose sono cambiate e nettamente in meglio, anche se solo negli lìultimi anni si riescono a vedere chiaramente importanti miglioramenti stilistici e qualitativi. Durante la nostra degustazione ad un certo punto ci siamo sentiti come degli archeologi che, in uno scavo, possono ammirare i vari livelli di una civiltà, partendo dal basso dai più antichi per arrivare, piano piano, alla sua massima evoluzione.
Questo paragone archeologico vuol semplicemente dire che più i vini che degustavamo andavano indietro negli anni e più trovavamo ruvidezza e nasi ovattati anche dal legno, mentre al contrario, più recenti erano le annate dei vini in degustazione e più trovavamo equilibrio, potenza ben controllata, tannicità importanti ma eleganti, nasi fini e complessi. Una vera e proprio “evoluzione della specie” vista attraverso 6-7 annate, che mostra in maniera chiara e inequivocabile lo sviluppo enoico di questa terra.
Prendiamo come esempio il Roero Riserva, che per anni è stato per noi il classico vino “troppo”: troppa estrazione, troppo legno, troppo ruvido, spesso troppo chiuso. Nella nostra degustazione invece, parlando delle ultime annate in commercio, abbiamo trovato un evoluzione stilistica chiara e importante, che parla di equilibri e complessità ottenute senza per questo diminuire l’impatto tannico, di aromaticità più espresse e ampie, di vini molto più “moderni” ispirati però all’eleganza di quei “Roero delle sabbie” a cui accennavamo all’inizio.
L’evoluzione positiva dei Roero Riserva è naturalmente affiancata da quella dei Roero “base” e crediamo sia anche frutto di nuove generazioni che subentrano ai padri e di giovani produttori che intraprendono la strada dell’imbottigliamento e della commercializzazione.
Questo è un punto da rimarcare per capire “l’evoluzione della specie” di questo territorio e del suo vino.