Guida vini. Roero e Roero Riserva: l’evoluzione della specie3 min read

La degustazione dei Roero svoltasi a Canale al Consorzio del Roero, che ringraziamo, ci ha messo davanti ben 50 campioni, tra annata e riserva.

Per chi conosce da diversi anni questo “mondo parallelo” del nebbiolo è stato un momento per toccare con mano l’evoluzione che questo bellissimo territorio confinante (e per molto tempo dipendente) dalla Langa ha avuto.

In passato c’erano i buonissimi “Roero delle sabbie”, nebbioli profumatissimi e leggiadri ma di non grande struttura e accanto a questi, mano a mano che si aumentava il corpo e la potenza tannica, si incontravano vini ruvidi, duri, con tannini arcigni e nasi spesso coperti da legni mal compresi e mal utilizzati. Per anni, e mi riferisco a quelli a cavallo tra il vecchio e il nuovo secolo, il Roero non trovava ragione di essere se non provando a “baroleggiare” senza averne le stimmate, con risultati spesso discutibili.

Piano piano le cose sono cambiate e nettamente in meglio, anche se solo negli lìultimi anni si riescono a vedere chiaramente importanti miglioramenti stilistici e qualitativi. Durante la  nostra degustazione ad un certo punto ci siamo sentiti come degli archeologi che, in uno scavo, possono ammirare i vari livelli di una civiltà, partendo dal basso dai più antichi per arrivare, piano piano,  alla sua massima evoluzione.

Questo paragone archeologico vuol semplicemente dire che più i vini che degustavamo andavano indietro negli anni e più trovavamo ruvidezza e nasi ovattati anche dal legno, mentre al contrario, più recenti erano le annate dei vini in degustazione e più trovavamo equilibrio, potenza ben controllata, tannicità importanti ma eleganti, nasi fini e complessi. Una vera e proprio “evoluzione della specie” vista attraverso 6-7 annate, che mostra in maniera chiara e inequivocabile lo sviluppo enoico di questa terra.

Prendiamo come esempio il Roero Riserva, che per anni è stato per noi il classico vino “troppo”: troppa estrazione, troppo legno, troppo ruvido, spesso troppo chiuso. Nella nostra degustazione invece, parlando delle ultime annate in commercio, abbiamo trovato un evoluzione stilistica chiara e importante, che parla di equilibri e complessità ottenute senza per questo diminuire l’impatto tannico, di aromaticità più espresse e ampie, di vini molto più “moderni” ispirati però all’eleganza di quei “Roero delle sabbie”  a cui accennavamo all’inizio.

L’evoluzione positiva dei Roero Riserva è naturalmente affiancata da quella dei Roero “base” e crediamo sia anche frutto di nuove generazioni che subentrano ai padri e di giovani produttori che intraprendono la strada dell’imbottigliamento e della commercializzazione.

Questo è un punto da rimarcare per capire “l’evoluzione della specie” di questo territorio e del suo vino.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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