Guida vini: l’Alto Piemonte sta cambiando, per adesso in meglio!5 min read

La degustazione dei vini dell’Alto Piemonte è sicuramente una delle più attese dai nostri lettori, per vari motivi.

Al primo posto ci sta sicuramente l’interesse per un territorio che da qualche anno si è imposto all’attenzione nazionale e internazionale ma che non molti conoscono. Poi c’è la curiosità per le nuove scoperte, per le cantine (vecchie o nuove che siano) che arrivano a produrre vini di alto livello in una delle molte denominazioni che compongono la trama di questo territorio.

Territorio che è tutto fuori che “alto” in quanto il termine Alto Piemonte si riferisce alla sua posizione geografica e non alla sua altitudine. L’Alto Piemonte non ha poi una grandissima estensione, inserito in una specie di rettangolo  di 30×15 chilometri circa, al cui interno si trovano tutte le denominazioni che lo compongono.

Denominazioni che, grazie ai terreni che cambiano continuamente hanno caratteristiche molto diverse tra loro.

Ma tra tutte le diversità che caratterizzano, per esempio, un Lessona da un Gattinara o un Fara da un Boca, quest’anno abbiamo riscontrato un filo  conduttore che fino a poco tempo fa non era così univocamente presente e cioè il cambio climatico. Pur nelle caratteristiche diverse di ogni vino abbiamo trovato una maggiore rotondità tannica, delle acidità più smussate, delle aromaticità più mature. Niente di male in tutto questo anzi, per adesso il tutto si traduce solo in una maggiore piacevolezza che sicuramente attirerà di più il consumatore finale ma forse è il momento per tanti produttori di cominciare a pensare come mantenere in futuro quelle austerità e quelle freschezze che sono sempre state il cavallo di battaglia di questi territori.

Che per adesso ci siano più vantaggi che svantaggi lo testimonia la qualità di quelli che qualcuno potrebbe definire uve/vini di “secondo piano”, cioè vespolina, uva rara, ma anche  tanti nebbiolo che possono essere sia prodotti di ricaduta nelle DOCG importanti come Ghemme e Gattinara, sia “primi vini” di diverse cantine che ricadono sotto le denominazione Coste della Sesia o Colline Novaresi. Quest’anno hanno mostrato profumi di frutta più ampi e intensi, una tannicità meno ruvida (specie la vespolina) ma una spinta acida leggermente inferiore.

Abbiamo detto quest’anno ma il termine va chiarito perché in Alto Piemonte non assaggi mai vini di un’unica annata, anche all’interno di una singola denominazione: quindi le nostre sensazioni vanno lette spalmandole su almeno 2-3 vendemmie e così assumono forse anche maggior peso.

Ma aldilà dei cambiamenti la qualità media dei quasi settanta vini degustati non si discute, come non si mettono in dubbio i “top”, che oramai si confermano anno dopo anno. Può forse cambiare il vino che ottiene il nostro riconoscimento maggiore ma oramai in Alto Piemonte siamo passati nell’arco di qualche anno da 4-5 etichette di sicuro riferimento a 15-20 produttori che, anno dopo anno, propongono vini di alto o altissimo profilo. Quest’anno abbiamo sette “Vino Top” e oltre il 70% dei vini che raggiunge o supera i “fatidici” 80 punti, che per noi non sono un punteggio basso. All’interno di questo 70% ci sono vini che solo a causa della nostra inguaribile “tirchieria” non sono entrati tra i Top ma che meritano sicuramente la vostra attenzione.

A proposito di attenzione, quest’anno i Ghemme degustati sono forse i vini a cui il cambiamento climatico ha apportato maggiori vantaggi, considerando che comunque una certa rotondità e “grossezza tannica” era per loro peculiare : quelli degustati hanno mantenuto comunque la solita fresca complessità aromatica ma si sono mostrati più espressivi e dinamici al palato.

I Gattinara invece mostrano sempre quella tannicità austera e fitta, anche se oramai la mano aziendale conduce a risultati molto diversi e quindi uno può scegliere tranquillamente tra Gattinara “burberamente austeri” e “rotondamente equilibrati”. Anche queste differenziazioni aziendali, che oramai vanno avanti da anni, fanno parte della bellezza di un territorio e lo caratterizzano sempre più.

Come oramai Bramaterra è caratterizzato da tanti produttori di alta qualità, Boca e qualche Lessona mostrano la complessa finezza a cui può arrivare il nebbiolo e Fara e Sizzano si presentano comunque a buoni livelli.

La vera e bella sorpresa di questa degustazione sono le Valli Ossolane, dove il Prünent, alias nebbiolo, ha ancora  freschezza dirompente all’interno di corpi più esili ma ben strutturati. Gli amanti dei vini dell’Alto Piemonte di 15-20 anni fa devono fare un salto più a nord, nella val d’Ossola, per ritrovare quelle sensazioni, anche se l’impatto tannico sarà sicuramente inferiore.

In conclusione l’Alto Piemonte sta leggermente cambiando ma per adesso in meglio. Bisognerà aspettare le ultime annate, cioè 2022-2023, per capire se questo “arrotondamento” sia una caratteristica sempre presente o solo un momento, anche tecnico,  di adattamento ai cambiamenti climatici.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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