L’articolo sui risultati degli assaggi dei Colli Tortonesi Timorasso delle annate 2023 e 2022 sarebbe già fatto semplicemente scrivendo due dati: ben 11 VINI TOP e più dell’80% dei vini degustati oltre gli 80 punti (per noi, lo ripetiamo sempre, 80 punti non sono pochi perché non spariamo punteggi alti come mortaretti!).
Questi due dati “monstre”, superiori ai livelli di tanti grandi rossi italiani, parlano di una denominazione e di un vitigno in grande salute, quella che nemmeno un sognatore realista come Walter Massa avrebbe potuto immaginare 25 anni fa.

Non c’è nemmeno da dire che il giorno dell’assaggio eravamo particolarmente bendisposti perché ci sono state più degustazioni, che hanno preso in considerazione un grande numero di campioni, e sono avvenute in giorni diversi.
Quindi ci sarebbe solo da prendere atto della cosa, come del resto stanno facendo produttori di altre zone viticole piemontesi (Langa in primis, ma anche Gavi e Ovada) che pur di avere nel loro catalogo un Timorasso stanno facendo carte false, piantando in zona come se non ci fosse un domani.
A proposito dei produttori venuti da fuori in particolare dalla Langa, mi sento di lanciare quello che potrebbe anche essere un “grido di allarme”: la bravura tecnica di tante aziende langarole ha in diversi casi “messo le ali” ai profumi dei loro Timorasso, rendendo questi vini di una piacevolezza aromatica estrema, grazie ad un insieme di profumi dove la frutta matura incrocia le note minerali e di idrocarburo, creando mix che non possono non far innamorare. Questo però trasforma tanti Timorasso in quello che forse non erano agli inizi, quando timidi profumi fruttati portavano dopo alcuni anni alle finezze dell’idrocarburo e degli aromi terziari.

In altre parole diversi ottimi Timorasso, quasi sempre di produttori non locali, hanno uno spettro aromatico incredibile e potente, e viene logico domandarsi da una parte quali siano i reali profumi del vitigno e dall’altra come questi potranno conservarsi e evolvere nel tempo. Magari evolveranno benissimo ma queste parole vogliono solo mettere in guardia un po’ tutti i produttori nel momento in cui il vino è, se mi permettete il gioco di parole, sulla cresta della cresta dell’onda.
C’è da dire anche che i produttori, rimandando per disciplinare l’uscita in commercio di un anno, sono stati i primi a concedere al vino tempo per crescere e questo depone a favore del suo futuro. Depone un po’ meno a favore la strada che stanno prendendo quello che diventeranno Timorasso Riserva, vini quasi mai migliori di quelli d’annata e spesso anche troppo rotondi e maturi, quasi cedevoli.
Qui si ritorna ad un vecchio problema presente in quasi tutte le denominazioni italiane e cioè , per usare un vecchio proverbio, che “Il meglio è nemico del bene”. In altre parole spesso si punta a fare un grande vino concentrando, usando legni importanti, puntando su strutture imponenti e monolitiche, ottenendo il risultato di fare dei grossi vini al posto di grandi vini. L’equilibrio, che in un vino come il Timorasso non certo dotato di grande spalla acida è tutto, non può essere smarrito a vantaggio della potenza, altrimenti la sua bellezza svanisce come neve al sole.
Ma aldilà di queste osservazioni da vecchio Grillo Parlante rompiscatole oggi come oggi bere un Colli Tortonesi Timorasso è quasi sempre una bella soddisfazione, specie se viene dall’annata 2023.