L’annata 2020 per il Barbaresco è stata caratterizzata da un inverno… per niente inverno. Quindi temperature più alte delle già alte registrate negli ultimi anni e scarsissime piogge. Questo ha portato però ad una partenza delle viti in anticipo rispetto ad altre annate e, andando avanti, ad un periodo di sviluppo- maturazione delle uve più lungo rispetto alle ultime vendemmie.
Quindi quelli che potevano essere (e sono!) dei problemi, cioè la mancanza di freddo e di riposo per la vite e la carenza idrica, si sono per strada trasformati nella possibilità di far maturare più lentamente il nebbiolo, che ne ha bisogno come il pane per poter avere un struttura tannica armonica e di elevato profilo. Considerate che circa 200 giorni tra il germogliamento e la vendemmia si erano avuti recentemente solo nel 2019 e nell’ultimo ventennio nel 2001: due annate di quelle da ricordare.
Un altro dato ha caratterizzato l’annata 2020, il Covid. Anche qui da una tragedia planetaria è probabile che la viticoltura a Barbaresco (e non solo) ne abbia tratto un certo giovamento, con i produttori costretti a stare a casa e quindi più propensi a seguire con maggiore attenzione i lavori in vigna.
Un terzo dato importante va preso in considerazione, anche se per fortuna crediamo abbia toccato solo di striscio Barbaresco: i nubifragi in Piemonte a inizio ottobre che sicuramente hanno creato un netto spartiacque tra chi ha vendemmiato prima del 2 ottobre (credo la quasi totalità, almeno a Barbaresco) e dopo.
Ci fermiamo qui per quanto riguarda la parte “esterna” della vendemmia 2020 per passare a parlare di quanto poi è entrato in bottiglia e arrivato a noi per gli assaggi.
La prima cosa da dire è che i Barbaresco 2020 hanno una qualità media molto alta, dimostrata anche dal fatto che più del 75% dei vini hanno raggiunto i nostri fatidici 80 punti (e noi, lo ripetiamo ogni volta, non spariamo punteggi come fuochi d’artificio) e 6 sono i Barbaresco classificati come Vini Top.
La cosa importante e in parte diversa rispetto a altre annate recenti è che la qualità si è spalmata più uniformemente tra le vigne più in alto e quelle più in basso, senza quindi quegli “scalini” che in vendemmie passate avevano nettamente favorito vigneti in quota.
Altra cosa importante è che i Barbaresco 2020 pur avendo ottima struttura tannica e, in diversi casi anche buona freschezza, sono vini da poter bere sin da subito, grazie anche a gamme aromatiche già ben marcate e da legni sempre meno “asfissianti”. La prontezza e la freschezza di diversi vini non li rende però inadatti al solito lungo invecchiamento anzi, crediamo che grazie ad una componente basilare dell’annata, che è l’equilibrio, molti vini potranno dare soddisfazione anche molto oltre i 10 anni a partire da adesso. Mediamente però pensiamo che la fascia di miglior bevibilità per l’annata 2020 vada dal 2025 al 2030.
In chiusura ci piace segnalare una caratteristica di tanti Barbaresco e cioè il prezzo veramente interessante e in qualche caso veramente basso (anche attorno ai 13-14 euro dalla cantina per l’Horeca) che rende questa denominazione estremamente appetibile per chi ama vini importanti da invecchiamento ma non vuole svenarsi.