Grandi assaggi ai Grands Jours de Bourgogne 20143 min read

Impossibile riassumere i cinque giorni dei Grands Jours de Bourgogne senza cadere nella diaristica, che trovo in queste occasioni noiosa e di poco interesse per chi non ha vissuto personalmente la manifestazione.

 

Più interessante invece credo,  per l’eccezionalità dell’evento, parlare della degustazione dei Grandes Crus Blancs e Rouges rispettivamente del 2008 e 2011, che si è svolta nel mitico Chateau de Clos de Vougeot.

 

Il  banco d’assaggio che occupava la grande sala “ Le grand cellier”con bottiglie rigorosamente coperte, vedeva in degustazione  17 Gran Cru bianchi tra: Chablis, Corton Charlemagne, Vergennes, Corton, Batard, Montrachet, Chevalier Montrachet. Tutti ineccepibili anche se  un po’ deludenti gli Chablis (ma stiamo spaccando il pelo) con una mia leggera preferenza per quello che ho considerato il più interessante : Batard Montrachet 2008 Maison Olivier Leflaive. Un naso che esprimeva frutta gialla e spezie di grande eleganza ed anche se il legno ancora “vaniglieggiava” era comunque di straordinaria finezza e la bocca sostenuta da una bella acidità lasciava nel lungo  finale sensazioni di mineralità.

 

Sul lato opposto della sala l’altro grande banco di degustazione dedicato agli altri 17 Gran Cru rossi 2011 : Corton, Corton Les Fietres, Corton Bressandes, Corton Renardes, Clos de Vougeot, Clos de La Roche, Clos Saint-Denis, Grand Echezeaux, Echezeaux, Charmes Chambertin, Latricieres Chambertin, Chambertin Clos de Bèze, Romaneé Sant-Vivant. Qui nessuna parziale delusione, tutti all’altezza della loro fama ed in modo particolare uno strepitoso Chambertin Clos de Bèze di Chanson Père et Fils , elegante con note floreali di viola e peonia. Con una bocca segnata da piccoli frutti neri, ribes in particolare (o cassis come lo chiamano qui), con trama tannica fitta e  allo stesso tempo fine ed elegante con ancora tantissima strada da fare.

 

Un filo sotto, un possente Romaneè Saint-Vivant di Maison Luois Latour, che perde forse un po’ in eleganza ma ne acquista in potenza, concentrato com’è, sostenuto da una ineccepibile acidità e da tannini densi. Insomma non c’era che l’imbarazzo della scelta e la degustazione non ha fatto che confermare l’eccezionalità di un territorio unico al mondo per la sua diversità, ma anche per la sua complessità.

 

Muoversi tra tante denominazioni non è certamente facile. Tanti nomi da ricordare, tante sfumature da cogliere, tante eccezioni che confermano un quadro di gerarchie produttive apparentemente rigido con classi di merito legislativamente definite. Un territorio complicato, ma per questo affascinante, dove se non ci si lascia prendere dall’aurea dei grandi nomi, c’è ancora la possibilità di scoprire o per lo meno averne l’illusione.

 

 

Ma cos’è il vino senza cibo! Ed eccoci al termine della degustazione nei Salons d’honneur al piano superiore, dove tavoli composti di umanità varia (produttori e giornalisti provenienti da 27 paesi) sono stati testimoni di un susseguirsi di preparazioni borgognone, ma soprattutto di alcune bottiglie molto interessanti. Gli abbinamenti prevedevano Batard Montrachet 2005 Maison Joseph Drouhin ed a seguire il Corton Grancey 1995 Maison Louis Latour. Assolutamente il migliore della serata, con una iniziale riduzione che cede poi delicati note di fiori appassiti ma anche piccoli frutti neri molto fini. Dolcezza del frutto ed ancora sorprendete freschezza al palato, dove la trama tannica elegante ed un finale molto lungo chiude un quadro complessivo di grandissima godibilità, lasciando spazio ad un futuro che sicuramente lo vedrà ancora protagonista.

 

Difficile poi, per il comunque sorprendente  Clos de Vougeot 1976 Maison Louis Jadot, competere, ma s’è difeso molto bene, anche se olfattivamente ha avuto poco tempo per distendersi e la riduzione ne ha condizionato in parte i profumi. La bocca contrassegnata da buona acidità e da altrettanta trama tannica.

 

Serata da annoverare tra quelle indimenticabili, soprattutto per il contesto in cui s’è svolta e per la qualità elevata dei vini che difficilmente si riavrà la possibilità di assaggiare in sequenza, almeno di non avere la possibilità di ritornarci per la prossima edizione. 

 

 

 

 

Pasquale Porcelli

Non ho mai frequentato nessun corso che non fosse Corso Umberto all’ora del passeggio. Non me ne pento, la strada insegna tanto. Mia madre diceva che ero uno zingaro, sempre pronto a partire. Sono un girovago curioso a cui piace vivere con piacere, e tra i piaceri poteva mancare il vino? Degustatore seriale, come si dice adesso, ho prestato il mio palato a quasi tutte le guide in circolazione, per divertimento e per vanità. Come sono finito in Winesurf? Un errore, non mio ma di Macchi che mi ha voluto con sé dall’inizio di questa bellissima avventura che mi permette di partire ancora.


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