Garda Classico Doc Groppello 2009 Cantrina7 min read

Eh sì, non posso che essere d’accordo con il mio vecchio amico Gianni Briarava, oste e albergatore di qualità in quel di Salò, e da qualche tempo anche blogger, quando celebra con accenti da innamorato, come uno dei posti più belli d’Italia (Gianni, in verità, dice di tutto il mondo) la sua terra d’origine, la sponda gardesana bresciana d’occidente, l’area che da Desenzano sale sino a Gargnano, Campione, Limone, ed il suo entroterra, quella zona che corrisponde al nome di Valtenesi e comprende sia comuni rivieraschi come Moniga e Manerba del Garda, Padenghe e San Felice del Benaco, sia comuni collinari come Puegnago e Polpenazze del Garda e Soiano del Lago.

E capisco benissimo come un altro amico comune, Giovanni Arcari, talent scout del vino in area bresciana dedichi, anche sul suo blog Terra Uomo Cielo, ampio spazio a questa zona e ai suoi prodotti. Qui non solo si produce uno degli oli extravergini d’oliva migliori e più soavi d’Italia, e si gusta spesso una cucina deliziosa, ma grazie ad una terra dolce e ospitale, dove è bello vivere o sognare di farlo un giorno, anche la difficile arte di fare vino si sta progressivamente affinando e porta a risultati sempre più interessanti. Buoni vini bianchi, soprattutto quando si lavora su uve di valore come Riesling renano ed Incrocio Manzoni, ma a fare la differenza, a caratterizzare la produzione locale, in rosato, con i celebri Chiaretti, ed in rosso, è l’uva identitaria per eccellenza della zona, il Groppello, un’uva che come si legge nel puntuale excursus storico presente sul sito Internet dell’attivo Consorzio Garda Classico presieduto da Sante Bonomo, è strettamente legata a questo territorio, anche se si favoleggia di lontane origine etrusche ancora tutte da provare.

Un’uva, il Groppello, il cui nome fa pensare alle particolari caratteristiche morfologiche del grappolo del vitigno, “contraddistinto da forma chiusa, serrata, compatta come una “pigna”, con etimologia certamente dialettale derivata dei vernacoli lombardi (grop) e veneti (gropo) e spesso alternata con la dizione di “pignola” per analogia di raffronto anatomico”. Del Groppello, citato dal professor Molon “nel II volume edito da Hoepli nel 1906 con quattro sinonimi, un Groppello bianco rispondenti ai nomi di Gropel, Gropel Cremones, Pignola bianca veronese e Gropela bianca e ben nove tipi di Groppello nero coi nomi di Groppello, Grapello, Gallazzone, Gropel, Gropel fi, Gropel Cremones, Grupela Veronese, Groppel e Gruppello nero”, hanno parlato nell’antichità ampelografi come Agostino Gallo (1499/1570) Soderini (1600), Acerbi (1825), Mendola (1868), Incisa (1869), Di Rovasenda (1877). Richiami di quest’uva sostanzialmente dedicati ai Groppelli lombardi bresciani in primo luogo e veneti in secondo, con sporadici accenni a quelli d’altre regioni. Venendo ai giorni nostri in Valtènesi si distinguono tre biotipi di pregio di Groppello: il Gentile, il più diffuso soprattutto nella parte più vicina al lago ed il Mocasina, meno produttivo dislocato nella zona più interna e dotato di buccia più spessa e maggiore tannicità del Gentile, mentre il S.Stefano è praticamente scomparso.
Dal Groppello si ottengono i celebri Chiaretti del Garda (ai quali danno il loro contributo anche quantità minori di Barbera, Marzemino e Sangiovese coltivate in zona), ma anche rossi di diverso stile e ambizione, più strutturati nella versione riserva e piacevolmente freschi, immediati, fruttati, ma non senza una loro certa quale complessità nella versione annata, che esalta la succosa plasticità del frutto. Vini, i Groppello, che si esaltano sulla cucina della zona dove domina il magnifico spiedo bresciano ovviamente con polenta e sui primi piatti, sempre piuttosto saporiti. Sono diverse ormai le aziende della Valtenesi che hanno fatto dei Groppello i loro vini simbolo e per averne un panorama completo consiglio di leggere l’ampio, esaustivo articolo dedicato a questa zona da Francesco Falcone, pubblicato sul numero 32 della news letter bimestrale indipendente Enogea, ideata da Alessandro Masnaghetti. Cito, alla rinfusa, senza alcuna pretesa di completezza, Pasini, che dal Groppello ottiene anche un originalissimo metodo classico, il Ceppo 326, e poi Comincioli, Cascina La Pertica, Costaripa, Monte Cicogna, Zuliani.
Io per cercare di invogliarvi a scoprire la “tannicità morbida” del Groppello, quel suo carattere schietto, a volte piacevolmente ruvido, ma autentico, ho scelto il vino di un’azienda posta davvero nel retroterra, in quel di Bedizzole, borgo situato “sulle ultime colline moreniche formate in epoca lontanissima dai ghiacciai che plasmarono il territorio gardesano”. Azienda dove agisce una delle più vivace ed appassionate donne del vino che io conosca, Cristina Inganni, impegnata a proseguire il lavoro di suo marito Dario Dattoli, ristoratore e grande cultore di Bacco prematuramente scomparso nel 1998, che volle creare questa piccola realtà agli inizi degli anni Novanta. Azienda piccola la Cantrina, oggi condotta da Cristina insieme ad un altro super appassionato, Diego Lavo: poco meno di 6 ettari di terra, su due appezzamenti, ventimila bottiglie circa prodotte, ma un lavoro tenace che ha coinvolto, con molte prove e sperimentazioni, anche spericolate, qualcosa come 33 mila ceppi di vigne, inizialmente “privilegiando in fase iniziale le varietà internazionali ed ora riscoprendo, in parte, alcuni vitigni locali”. Azienda dove provare vie nuove è di prammatica, come ama ricordare la proprietaria quando osserva che “i vini trasmettono il carattere del territorio d’origine e delle persone che lo realizzano; da questi elementi, grazie anche alle mie esperienze passate legate ad una formazione artistica, ho voluto dare ai nostri vini una impronta assolutamente creativa e di conseguenza unica”.

Della Cantrina ho già segnalato, recentemente, il Benaco Bresciano Riné, a base di Riesling renano, Chardonnay e Incrocio Manzoni, ma con po’ di acquolina in bocca, pensando che prima di Natale uno spiedo come Bacco comanda me lo devo proprio concedere, voglio raccomandare oggi alla vostra attenzione, non concordando assolutamente con l’amico (e compagno di fede interista) Francesco Falcone, che nella sua nota nel già citato articolo su Enogea lo definisce, forse dopo una valutazione superficiale, “sfocato e senza pretese”, il Garda Groppello 2009, ottenuto da uve Groppello vendemmiate verso la terza decade di settembre dell’anno scorso, con una tecnica di cantina semplice che prevede macerazione a freddo prefermentativa per una settimana cui seguono la fermentazione a bassa temperatura per circa otto giorni e affinamento di sei mesi in botti inox. Vino dai dati analitici interessanti che parlano di tredici gradi alcol, Ph di 3,70, estratto secco di 29,00 g/l e di un carattere secco, con zuccheri residui fermi a 3 grammi litro.
Non aspettatevi da questo Garda Classico Doc Groppello 2009 il vinone in grado di sorprendere ed emozionare le guide – anche se Slowine recensisce positivamente il vino – il vino ambizioso e importante, ma sì il vino in grado di farsi bere con grande piacevolezza, di accompagnare armoniosamente i cibi, lo spiedo ovviamente, ma anche pesce di lago, salumi freschi, primi piatti e carni alla griglia, o della salsiccia con patate. Leggero nel colore (un bel rubino squillante multi riflesso), ma di grande fragranza ed immediatezza il vino, con un bouquet caratterizzato da un frutto ciliegioso, ma con toni anche di mora e lampone, ben polputo e croccante, impreziosito da sfumature di erbe aromatiche, liquirizia, pepe nero, un accenno lievemente minerale, ed una bella componente floreale in evidenza che richiama la viola. Identica succosità e rotondità, vibrante, del frutto al gusto, ed una dichiarata, trasparente bevibilità, corroborata da una convincente carnosità e da un saldo contenuto tannico che dà carattere e nerbo al vino insieme ad una fresca e sapida acidità ben calibrata. Un vino schietto (prezzo intorno agli 8 euro in cantina) di quelli che portati a tavola e abbinati ai piatti giusti non vedono mai la bottiglia restare semi piena sul tavolo. E scusate se è poco…

Azienda Agricola Cantrina Via Colombera 7 Bedizzole BS
tel. e fax 030 6871052
e-mail info@cantrina.it
sito Internet www.cantrina.it/

Questo articolo è pubblicato contemporaneamente su
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Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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