Ho un vizio (uno solo?) mi piace sciare! La scorsa settimana ero quindi su piste iperinnevate, ma il giorno della partenza, sabato 7 marzo, mi mangiavo le mani perché sul tavolo dell’informazione enogastronomica c’era il succulento manicaretto della separazione Slow Food- Gambero Rosso. “Chissà quanto ci scriveranno sopra” mi dicevo “Chissà cosa penseranno i nostri lettori del silenzio sotto cui, per motivi sciatori, faccio passare questa notiziona.”
Appena tornato mi metto a cliccare come un matto sul cliccabile e, sempre più sconcertato, trovo pochissime notizie ed ancor meno commenti sulla storica separazione. Sembra proprio che “non gliene potesse fregà de meno” al nostro piccolo mondo di questa separazione da tanto tempo nell’aria. Già questo fatto meriterebbe commenti adeguati, perché la notizia è di quelle grosse, che sicuramente avrà ripercussioni sulla divisione della torta (sempre più piccola invero) nei prossimi anni. Ma voglio seguire anch’io questo vento silenzioso ed in attesa di sapere cosa farà Slow Food torno sulla situazione del Gambero Rosso riportando un commento che viene da “fuori”: una lettera non firmata (Ahi! Ahi!) tratta dal sito Dagospia http://www.dagospia.com/rubrica-1/varie/articolo-4397.htm di uno che sembra conoscere abbastanza bene le cose e che, proprio per questo forse, si nasconde dietro l’anonimato.
“Caro Dago, da tempo non trovo su Dagospia notizie sulla situazione del gruppo editoriale Gambero Rosso, perlomeno dalla "fuoriuscita" forzosa del fondatore Stefano Bonilli. Eppure, tra i tanti guai attuali del settore editoriale (e destinati ad aumentare), mi risulta che il sindacato giornalisti ha per le mani anche una vertenza al Gambero Rosso. Molto curiosa, dicono. Perchè la nuova proprietà -presidente Paolo Cuccia, ex presidente Acea, attualmente presidente Ente Eur, sempre a Roma- ha affidato il suo piano di ristrutturazione a due dirigenti (amministratore delegato e direttore generale) che, a quanto sembra, non conoscono bene le regole normative e sindacali.In assenza di un piano editoriale, vogliono una ventina di cassintegrati (ma cassaintegrazione straordinaria: cioè un prelicenziamento) tra i poligrafici e 4 dei 10 giornalisti del gruppo. I manager, ineffabili, si sono lasciati scappare che sono le banche a volere queste Cig. Già , le banche…..Una è Banca Intesa, l’altra è Banca Nuova (Gruppo Banca popolare di Vicenza). Cioè: Zonin, il più grande produttore di vino italiano. Chissà, potrebbe far parte della fiduciaria (top secret sui componenti) che è la vera proprietaria del marchio e dell’azienda Gambero Rosso. Il che sarebbe un bel conflitto di interessi (il Gambero -anche se, da quest’anno, non più con Slow Food di Carlin Petrini- edita una rinomata Guida dei Vini…), e induce al sospetto che il management gamberorosso è diretto da Vicenza. Che fine farà il Gambero Rosso?
firmato: "Il vecchio lettore”
Molte cose non sono certo freschissime ma alcuni punti, se confermati, sarebbero veramente esplosivi. In primo luogo questa “dipendenza” da banche con tanto di nome e cognome, che riporterebbe dritti dritti a quanto da tempo si dice sui veri proprietari del Gambero. Inoltre un ricorso ad un tipo di cassa integrazione che in realtà sarebbe solo l’anticamera del licenziamento. Questo, se fosse vero, sarebbe veramente preoccupante perché quasi il 50% dei colleghi giornalisti (per non parlare di quelli con altre mansioni) si ritroverebbe praticamente in mezzo ad una strada. Il bello è che ci si ritroverebbero senza sapere da chi ci sono stati messi, visto che tuttora la dirigenza non vuole togliere il velo steso dalla Fiduciaria Milanese sulla reale proprietà della Holding Gambero Rosso.
A questo punto non mi resta che tornare a quel canale che si è creato spontaneamente con il direttore della testata Daniele Cernilli, il quale più volte su winesurf ha fatto importanti precisazioni. Per questo gli chiedo ufficialmente cosa ci sia di vero in quello che “il vecchio lettore” riporta. Noi (e voi) restiamo in attesa.