Finalmente (si fa per dire) il Prosecco Rosé1 min read

Mi è arrivato da pochi minuti il comunicato stampa che annuncia l’approvazione da parte Comitato Nazionale Vini della proposta di modifica del disciplinare di produzione della DOC Prosecco, che inserisce anche la tipologia Rosé. Manca poco all’uscita sulla Gazzetta Ufficiale e quindi alla possibilità che dalla vendemmia 2020 si possano produrre le prime bottiglie di Prosecco Rosé

Nel comunicato non si parla di quale uva (o uve) andranno ad affiancare la glera, ma cercando un po’ sul web ho trovato articoli che parlavano di un 10-15% di pinot nero.

Non mi sento di commentare la notizia, perché in questo momento difficile anche un piccolo sbocco di mercato può servire e se gli sbocchi non li trova un consorzio come quello del Prosecco DOC  sarà meglio chiudersi in casa.

Mi domando però dove, nella zona di produzione del Prosecco DOC, pur vasta, si trovi un bel numero di ettari di pinot nero, anche se i responsabili del consorzio parlano di 600 ettari già presenti nel territorio e utilizzati per produrre Prosecco (bianco)  DOC. Questi ettari sarebbero sufficienti per quei 15-20 milioni di bottiglie di Prosecco Rosé che si pensa di produrre.

Sulla sponda del Prosecco DOCG di Conegliano e Valdobbiadene, nessuno parla di Prosecco DOCG Rosé e questo, stanotte, mi farà dormire più tranquillo.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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