Etichette “intimidatorie” irlandesi: io la vedo così!2 min read

Da qualche giorno l’Irlanda, grazie al silenzio assenso della Comunità Europea forse in altre faccende affaccendata (ma che doveva comunque esprimersi entro la fine del 2022), può richiedere che sulle etichette di qualsiasi bevanda alcolica e quindi anche del vino, si riportino scritte come quelle qua sotto.

Insomma, quella che in  Francia, Spagna e Italia viene chiamata come “Lobby salutista” ha segnato un punto importante a suo favore ma soprattutto credo abbia fatto capire a tutti da che parte tira il vento. Possiamo organizzare milioni di convegni dove si certifica che il vino fa bene a questo o a quello, o sventolare a destra e a manca la non ancora dimostrata possibilità di danni alla salute da parte del vino, ma fondamentalmente paesi che hanno tra i principali problemi interni quelli derivanti dall’abuso di alcol non possono stare a sentire discorsi sul “consumo moderato” o sulla “cultura mediterranea” o sul resveratrolo che fa bene.

Si apre una nuova fase per tutto il mondo del vino, quella dove non si potrà più nascondere sotto il tappetto il fatto che l’alcol è una sostanza dannosa all’organismo e dove siti come www.askaboutalcohol.ie saranno all’ordine del giorno.

Detto questo, credo che se ci fermassimo a misure come etichette più o meno allarmanti o allarmistiche  il problema non sarebbe insormontabile. Basta guardare quanto, dopo un’iniziale flessione dovuta anche alle scritte sui pacchetti, sia diminuito realmente il consumo di sigarette. Quella che mi fa paura è invece la possibile demonizzazione del problema con tutto quello che ne potrebbe conseguire, specie se si continuasse nel negare l’evidenza e ci si trincerasse dietro il “moderato consumo”.

Non riesco comunque ad immaginare dove si arriverà ma sono sicuro di una cosa e cioè che non si può più rispondere con convegni, e buoni propositi. Sarebbe come se a chi chiede aiuto perché lo stanno derubando per strada si consigliasse di valutare il relativo valore della merce rubata, le condizioni economiche del ladro e la sua tragica situazione familiare.

Il mondo del vino deve fare un passo avanti, deve digerire il rospo dell’alcol come sostanza dannosa e solo allora potrà parlare, da pari a pari con i paesi europei dove “il ladro” è in azione. Fatto questo, come nel caso delle sigarette, si potranno trovare strategie comuni e immaginare assieme e non l’uno contro l’altro un modo diverso di vivere o di convivere.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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