Enofusion 2012: vini moderni, almeno credono3 min read

Ma dico io, si può andare a Madrid per assistere alla spettacolo di mirabolanti chef provenienti da ogni dove e finire per fare le solite cose? Ebbene sì! Diciamolo! Siamo degli inguaribili “aficionados” capaci di perdere  le performance di Triogros pur di assaggiare qualche vino.

Cosi dopo aver fatto una abbondante visita all’Enobar di Enofusion, l’isola del vino all’interno di Madrid Fusion, andiamo ad una delle tante interessanti degustazioni organizzate nello spazio “Centro del vino”.

Partenza alla grande con i  vini di notevole glamour internazionale della cantina Numanthia, acquistata già da qualche anno  dal colosso internazionale Moet-Hennessy. Chi se lo perde un vino a cui Parker ha dato  100/100  (Termanthia  2004). Vorrei vedere!

Interessante e per certi versi educativa la degustazione messa in atto e condotta da Manuel Louzada, enologo, direttore ed ex proprietario della cantina. Una degustazione che conferma l’impostazione internazionale, così cara al più influente degustatore mondiale.
A confronto il Tinto de Toro (clone del Tempranillo) nelle sue diverse espressioni:  Numanthia e Ternanthia, stessa annata, terreni e vigne diverse. Il Numanthia (2006-2007-2008) vino proveniente da vigne pre-fillosseriche mostra tutti i suoi muscoli anche se non privi di una certa eleganza in un crescendo di intensità e complessità olfattiva. Questa culmina in un 2006 di grande potenza, con un tratto olfattivo che riporta a frutti maturi (marasca, mora, ribes nero, grafite)  ed a note balsamiche. Anche se le sensazioni  di un legno ancora in fase di assorbimento, meno evidente che nelle altre più giovani annate,  sono ancora  sopra le righe, non si può disconoscere a questo vino una sua particolarità ed una raro equilibrio.

Più espressamente internazionale il Termanthia (guarda caso è quello che più piace a Parker) che mostra quanto può un rovere, seppure  ben fatto e ben dosato, domare ed omologare anche un vitigno potente come il Tinto de Toro e negargli quella intensità  espressiva che riesce ad emergere invece nel Numanthia.

Alla sera quando i clamori di Madrid Fusion sfumano con il  diradarsi del pubblico, noi ci fiondiamo alla degustazione della “Collection Rolland vs Marques de Riscal”. Potevamo mancarla? Assolutamente no!
Un concentrato della Filosofia del più celebre enologo del mondo, quando ci capita nuovamente!
A presentare i vini di famiglia,la bionda ed elegante  Daniel Rolland, mentre per la storica cantina della Rioja il giovane direttore tecnico Luis Hurtado de Amézaga.

Tra i vini di Rolland mi sorprendono favorevolmente i due Malbec argentini Mariflor 2010 e Val de Flores 2004, con piena espressione del frutto ed un rovere ben giocato che completa un quadro gusto-olfattivo concentrato e pieno anche se alquanto scontato.

Non mi fanno felice gli altri, in particolare mi delude il pieno stile internazionale di Chateau Fontenil 2001 a cui neanche il tempo ha fatto digerire il legno e Chateau Le Bon Pasteur 2009, un Pomerol, molto ben costruito ma che non lascia memoria di se . Musica alquanto diversa sull’altro fronte, quello della cantina Marques de Riscal che con uno stupendo M. Riscal 150 Aniversario Gran Reserva 2001 (Tempranillo e Graciano) ci sdogana da una degustazione sino al quel momento senza emozioni. Veramente un gran bel vino, olfattivamente complesso, note floreali ma anche di mora,grafite e spezie (pepe bianco, cannella e vaniglia). Palato potente ma ancora fresco e fine con tannini setosi e lunghezza da vendere. Meno convincenti e più di tendenza (leggi rovere invadente, spesso assolutamente ed indiscusso  protagonista)  Barón de Chirel 2008 e  Barón de Chirel 2010, meglio invece il  Barón de Chirel 2007, più nelle mie corde con un frutta nera ben espressa e nitida.  Elegante con un corpo equilibrato e tannini ben lavorati e vivi.

Due cose mi hanno colpito: i grandi numeri delle produzioni spagnole  e lo stile produttivo che con pochissime eccezioni è sempre meno personale ed originale. A tratti in alcuni vini mi è parso di percorrere sentieri già battuti  anni addietro, non qui e con altre bottiglie.

Pasquale Porcelli

Non ho mai frequentato nessun corso che non fosse Corso Umberto all’ora del passeggio. Non me ne pento, la strada insegna tanto. Mia madre diceva che ero uno zingaro, sempre pronto a partire. Sono un girovago curioso a cui piace vivere con piacere, e tra i piaceri poteva mancare il vino? Degustatore seriale, come si dice adesso, ho prestato il mio palato a quasi tutte le guide in circolazione, per divertimento e per vanità. Come sono finito in Winesurf? Un errore, non mio ma di Macchi che mi ha voluto con sé dall’inizio di questa bellissima avventura che mi permette di partire ancora.


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