Ennesimo sfogo da vecchio: ma Vinitaly….5 min read

La mia vecchiaia (comprensiva di idiosincrasia alle grandi abbuffate mediatiche, suscettibilità, apatia, stanchezza cronica e iperbolici dubbi sul reale senso di tante manifestazioni enoiche) si acuisce durante fiere come, appunto,  Vinitaly.

Partiamo dai dati positivi: sono convinto che per le aziende (grandi o piccole esse siano) che hanno lavorato bene in precedenza, contattando i loro clienti, agenti e  importatori, fissando per tempo appuntamenti mirati e creandosi così un fitto carnet di incontri, Vinitaly serva effettivamente. Per le centinaia di istituzioni (consorzi, province, regioni, strade del vino etc) che organizzano stand sempre più grandi e sontuosi credo abbia un senso di presenza istituzionale e di promozione del territorio a cui è difficile rinunciare.

Detto questo (e non è poco) cominciano i dubbi, che non riguardano tanto l’organizzazione della fiera (dal mio punto di vista leggermente meglio quest’anno per facilità di accesso e parcheggi) ma il come  si vive (e forse anche perchè si vive) una kermesse del genere. Elencherò qua sotto le voci più deficitarie dandogli preventivamente un voto.

 

Comunicati stampa: voto 0.

La cosa peggiore:  centinaia di comunicati stampa che ti intasano la posta, non solo elettronica,  per farti sapere quello che sai già e cioè che l’azienda X sarà presente al Vinitaly e magari organizzerà una degustazione (sempre molto particolare)dei suoi vini . Ma va? Davvero? Ed io che pensavo venissero per farmi conoscere i nonni materni? Se proprio vogliamo la notizia sarebbe in realtà l’opposto: non partecipo al Vinitaly (e neanche alle troppe manifestazioni “succhiaruote” moltiplicatesi attorno alla fiera). Tutti questi comunicati stampa, tutto questo gran rumore mediatico riesce a creare attorno a me solo un muro di silenzio, perché come in fisica due forse uguali ed opposte si annullano, così mille comunicati sono uguali a zero comunicati, proprio perché è impossibile prenderli seriamente in considerazione. Care aziende,  un consiglio: se volete farmi sapere qualcosa sulla vostra partecipazione a Vinitaly, ditemelo a gennaio e magari ricordatemelo a fine febbraio, ma lasciate perdere i 15 giorni prima della fiera perché perdete il vostro tempo.

 

Aziende che vengono a Vinitaly perché bisogna venirci: voto 2

In realtà dovrei essere più buono perché sono vittime di se stesse. Sto parlando di quelle aziende che affittano stand o più semplicemente tavoli nei tanti spazi “multipli” più o meno istituzionali, i cui titolari o responsabili passano la stragrande maggioranza del tempo a guardare la gente che passa, mandano messaggi col telefonino o girano per i corridoi cercando di incontrare qualcuno. Magari hanno anche un appuntamento con un cliente, ma quanto gli costa questo incontro? Forse conveniva invitarlo in azienda, pagandogli anche il viaggio. Cosa obbietta questo tipo di produttore? “ Ma puoi sempre fare nuovi incontri..in fiera viene tanta gente”. Ma chi viene a Vinitaly?

 

I visitatori di Vinitaly: voto 4

L’equivoco di base è: siamo in una fiera aperta solo agli addetti ai lavori o in una sagra paesana? Vanno bene entrambe le cose ma non assieme. I biglietti che i bagarini (per non dire dei negozi del circondario) vendono a 10 euro davanti all’ingresso della fiera da dove vengono e soprattutto a quale pubblico sono rivolti? Non certamente a chi viene per lavoro. Il sabato e la domenica (ma da quest’anno è accaduto anche il venerdì) i padiglioni sono pieni di persone sull’alticcio andante, che certamente non fanno una grande pubblicità al detto principe per i produttori di qualità “Bevi meno ma bevi meglio”. Riservare due giornate per gli addetti ai lavori è veramente impossibile?

 

Spazi per la stampa: voto 4

Oramai siamo abituati alla quasi assoluta inutilità degli spazi riservati alla stampa. Servono soprattutto alle varie PR per venire a ramazzare giornalisti o pseudo tali da portare in visita allo stand delle loro aziende. Scordatevi di poter utilizzare un computer senza tempi di attesa quasi biblici e dallo scorso anno scordatevi anche di prendere un caffè perché spesso e volentieri manca l’acqua.

 

Padiglioni in tensostruttura: voto 0

Caldissimi quando fa caldo e freddissimi quando fa freddo. Quest’anno con l’estate anticipata ad aprile, tra venerdì e sabato entrare in questi padiglioni equivaleva a fare una sauna immediata. Però anche farsi servire un bel rosso strutturato a 28 gradi può essere un’esperienza da non perdere…..

 

Voglia di cambiare: voto -1

Tutti si lamentano, tutti denunciano magagne organizzative, costi eccessivi e spesso inutilità della fiera eppure tutti ( o quasi) l’anno dopo rifanno le stesse cose e ripartecipano compatti. Non credo di esagerare affermando che Vinitaly rappresenta, in piccolo, il rapporto tra gli italiani ed il mondo politico. Tutti a criticare ma alla fine Berlusconi vince le elezioni, vuoi per mancanza di alternativa vera, vuoi per mancanza di coraggio e voglia di cambiare. Tutti pensano “anche se non è il massimo di più è difficile avere” e avanti coi carri…..finchè dura.

 

Per finire….chi ha cambiato: voto 8


Anche quest’anno grosse aziende hanno deciso di risparmiare molti euro ( o di utilizzarli in altro modo) e  non partecipare a Vinitaly o di farlo in maniera molto ridotta. Non faccio nomi ma penso ad un azienda marchigiana molto famosa che, invece di allestire uno stand da quasi 150.000 euro ha pensato di chiedere un piccolo spazio in uno  stand amico e così risolvere il problema della presenza. Sarebbe interessante sapere, alla fine dei salmi, come è andata (e non è detto che non lo farò..).

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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