E’ morto Giacomo Tachis1 min read

“Passo la parola al dottor Tachis” fulminea la sua risposta “Nemmeno infermiere!”

Così Giacomo Tachis volle rimarcare durante un convegno la sua distanza da quel mondo dell’enologia universitaria toscana che tanti studi aveva fatto ma non aveva mai creato un vino, grande o piccolo che fosse.

 

Giacomo di vini grandi invece ne ha fatti tanti e con la mano dell’innovatore. Piemontese trapiantato in chianti fu lui a convincere il marchese Niccolò ed il giovane Piero ad utilizzare per i rossi toscani quel piccolo fusto di rovere sconosciuto da noi ma tanto usato in Francia. Fu lui a provare a fondere il Sangiovese toscano con uve bordolesi come il Cabernet Sauvignon e fu ancora lui il padre per niente putativo di vini che il mondo ci invidia come il Tignanello e il Solaia, per non parlare del Sassicaia, e scusate se è poco.

 

Amava i potenti vini rossi sardi forse per i silenzi che quelle terre gli portavano e riuscivano a fargli scordare il lavoro di routine, a cui un grande come lui si sottoponeva giocoforza.

 

Ricordo con grande affetto alcuni incontri, sempre giocati sull’eleganza e il profondo rispetto dell’interlocutore e ricordo quasi con una lacrimuccia quando l’altro padre del grande vino toscano del dopoguerra, Giulio Gambelli, si “gloriava” (per come poteva farlo Giulio) della stima e dei complimenti di Tachis.

 

Oggi questi due grandi uomini, che tanto hanno fatto per tutti noi che amiamo il vino, si sono ritrovati e forse, tra un silenzio garbato e l’altro, stanno già pensando a come fare altri vini divini.

 

Che la terra ti sia lieve Giacomo.

 

 

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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