La terza edizione di DoloViniMiti ha saputo restituire alla Val di Cembra la sua dimensione più autentica: quella culturale, territoriale e umana. Il convegno d’apertura ha riunito esperti e produttori provenienti da alcune aree della viticoltura “eroica” italiana: Valle d’Aosta, Valtellina, Cinque Terre, Alto Adige e l’ospitante Val di Cembra. In un contesto produttivo sempre più condizionato dai cambiamenti climatici, dalla frammentazione del mercato e dalla necessità di modelli sostenibili, il confronto tra territori viticoli estremi non è solo un esercizio di stile ma una necessità.

Proprio su questa consapevolezza si è sviluppato un confronto interdisciplinare, geograficamente trasversale ma concettualmente coeso, che ha permesso di mettere in relazione sfide condivise come la gestione delle forti pendenze, la frammentazione fondiaria, i costi di produzione e il rischio climatico, con approcci differenti ma complementari. È emersa una nuova dimensione della comunità vitivinicola di montagna: capace di fare rete, di aprirsi al dialogo e di progettare il futuro con strumenti condivisi.
Nel centro di questo ragionamento si colloca la Val di Cembra, simbolo di una viticoltura verticale che trova nella fatica dell’uomo, nella composizione porfirica dei suoli e nell’altitudine dei vigneti non solo un’identità, ma un modello produttivo distintivo. Il tutto si traduce in vini eleganti, dalla spiccata acidità e tensione minerale, capaci di notevole longevità sia nel Müller Thurgau che nel Riesling, nel Pinot Bianco, nel Kerner, nel Gewürztraminer, nel Pinot Nero, nella Schiava e nei più recenti esempi di spumantizzazione da uve di montagna.
Questo incontro non solo ha rafforzato la consapevolezza tecnica attorno alla viticoltura cembrana, ma ha confermato la necessità di leggere il vino come espressione del territorio, resilienza e cultura condivisa. Ed è da questo punto che può partire una riflessione più ampia sulle strategie di valorizzazione delle produzioni verticali in un contesto globale sempre più sensibile alle storie di autenticità.
Al centro della manifestazione la masterclass interattiva “In Vino Veritas” ha rappresentato una delle esperienze più significative e innovative, capace di raccontare il vino non solo come prodotto identitario, ma come linguaggio collettivo. Condotta dai sommelier Fabio Gobbi e Francesco Bonomi, ha proposto un format inedito: otto vini della Val di Cembra degustati alla cieca, senza etichette né riferimenti visivi (dal 2018 al 2024 non dichiarate), in un processo di ascolto attivo in cui il vero protagonista è stato il dialogo sensoriale. Grazie ad un sistema interattivo, i partecipanti hanno condiviso percezioni e sensazioni in tempo reale attraverso lo smartphone, generando una mappa sensoriale collettiva che ha restituito, in forma visiva e dinamica, l’identità del vino della Val di Cembra. Tutte le sue ricchezze e potenzialità evolutive sono emerse chiaramente come tratto distintivo del prodotto degustato: note aromatiche precise di frutta, fiori, erbe alpine, acidità vivace, mineralità iodata molto marcata a volte tagliente, buona struttura, equilibrio e propensione alla longevità.

Una vera e propria esplorazione corale del gusto, capace di coinvolgere il pubblico, non solo tecnico, in una lettura del vino che supera le sovrastrutture. Un laboratorio sensoriale pensato per chi ama il vino, ma anche per chi vuole imparare ad ascoltarlo con occhi nuovi, lontano dai tecnicismi e vicino alle emozioni che parlano del luogo in cui è stato prodotto.
Accanto a questa esperienza di grande impatto, DoloViniMiti ha proposto anche altri appuntamenti e masterclass coinvolgenti, ha raccontato in modo originale il mondo della grappa trentina nella cornice della distilleria Pilzer, proposto trekking tra i vigneti, esperienze immersive e gastronomiche, spettacoli narrativi ed incontri con i produttori, tutti pensati per far dialogare vino, territorio e cultura in una proposta turistica che punta sulla sostenibilità e sull’unicità della Val di Cembra.
Piccoli passi che mirano anche al progetto di menzionare “Val di Cembra” (almeno come sottozona) in etichetta per dare una precisa identità territoriale.
