Derthona Timorasso, chi l’ha visto? Pochi vini ma buoni2 min read

Quest’anno il territorio del Timorasso non ha praticamente risposto alla nostra richiesta di campioni se non con una ventina di vini, anche se quei pochi che sono arrivati hanno ribadito l’assoluto valore del vitigno e dei produttori.

A proposito di produttori, oramai girando per i vigneti della zona di Tortona sembra di essere in Langa, perché molti vignaioli langaroli di alto profilo producono Timorasso. Il bello è che hanno un modo di gestire la vigna molto diverso, molto più “geometrico”, rispetto a quello dei tortonesi e quindi ti accorgi subito, specie nella tarda primavera o durante l’estate se quella vigna è di un “locale” o di un langarolo. Niente di male o di strano in questo, testimonia solo il grande successo di un vitigno che riesce a mixare aromi che partono da note floreali e fruttate per arrivare a sentori profondamente minerali e di idrocarburo, in un gustosa e sapida grassezza al palato. Un vino/vitigno particolare, che inoltre invecchia pure bene.

Panorama dei Colli Tortonesi

A proposito di invecchiare, il Derthona Timorasso è uno dei pochi vini che entra in commercio non nell’anno successivo alla produzione: infatti i campioni più giovani erano del 2022. La 2022 è stata indubbiamente calda ma il vitigno ha retto bene: l’unico segnale si maturità maggiore non viene tanto dal palato, sempre è comunque indirizzato verso una rotonda grassezza, quanto dalle note minerali e di idrocarburo che si sono sviluppate molto più velocemente, togliendo spazio ai sentori fruttati. Nessun problema, per carità, Sta accadendo anche nei riesling tedeschi ma se possiamo dare un’indicazione consiglieremmo di prestare grande attenzione al mantenimento della componente aromatica primaria, che solo col tempo (diciamo almeno 3-4 anni) dovrebbe iniziare a virare verso quei sentori che hanno conquistato consensi in ogni dove.

Comunque la qualità media, tra vini più o meno giovani degustati, è stata alta con 2 Vini Top e la stragrande maggioranza sopra agli 80 punti (che per noi, lo ripetiamo sempre, non sono assolutamente pochi).

In chiusura torniamo su quanto detto all’inizio: speriamo che i produttori di Timorasso, locali o langaroli, capiscano che è importante continuare a far conoscere i loro vini attraverso le guide, perché dopotutto se sono stati conosciuti e riconosciuti in pochissimi anni il merito è anche del giornalismo enogastronomico.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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