Degustazioni Valpolicella Superiore: passo dopo passo o Ripasso dopo Ripasso?4 min read

Venghino siori venghino! Davanti a questo onorevole pubblico si tenterà un esercizio mai provato prima. Il nostro audace  scribacchino si lancerà in un articolo sul Valpolicella senza parlare dell’Amarone. Vedo nelle vostre facce incredulità, mista ad una lieve sfumatura di paura. Seguiteci, siore e siori e vedrete che l’incredibile può accadere!

Forse non c’era bisogno di farla così pomposa ma sono diversi anni che cerco di far capire ai produttori della Valpolicella che il loro futuro non sta nell’Amarone ma proprio e solo nel Valpolicella, in particolare nella versione “sprint” il Superiore. Per questo i nostri assaggi si sono concentrati su questa tipologia e sul fratellastro “Ripasso” da poco ritornato all’ovile, dopo anni di lotte a base di carta bollata. Abbiamo preso in esame due annate molto diverse (2003-2004) dove ancora la dizione “Ripasso” era usata quasi di nascosto oppure del tutto cassata in etichetta (ma non in bottiglia) ed abbiamo trovato tante conferme su questo vino (o su questi vini) da farci quasi credere che i produttori mi abbiano dato retta.

Ma procediamo con calma. Chi vuole bere Valpolicella ha tre possibilità: Un vino fresco da bere giovane (Valpolicella)  uno più strutturato da poter maturare per diversi anni (Superiore) ed un prodotto “diverso”, ottenuto “ripassando” il Superiore (di solito) sulle vinacce  dell’Amarone o del Recioto.

Fino ad alcuni anni fa il primo era un vino da Autogrill (con tutto il rispetto per gli Autogrill) il secondo viveva solo di luce riflessa dell’Amarone ed il terzo era bloccato in un vero e proprio limbo giuridico- qualitativo, dove tutti dicevano di fare Ripasso, ma quasi nessuno lo faceva o lo poteva fare. Oggi, dopo alcuni anni di ottimo lavoro del Consorzio di Tutela (nonchè dei produttori….) la situazione è la seguente. Svariati Valpolicella sono sempre vini d battaglia ma finalmente si riescono a trovare ottimi vini base a prezzi da vini base. Il Superiore è diventato maggiorenne e sembrerebbe aver trovato la propria strada, quella di un vino importante ma non estremo, strutturato ma anche bevibile e godibile sin da subito. Questa indipendenza raggiunta viene però offuscata dal fratellastro Ripasso, uno dei vini più schizzofrenici che si possa immaginare. Da una parte infatti viene visto come un Amarone da poveri, dall’altra come un Superiore da ricchi. Qualcuno lo intende come una versione più bevibile del Superiore, qualche altro come un vino che si allontana dalle tipologie suddette, entrando in uno spazio dove conta solo il termine “Ripasso” e la Valpolicella diventa una scomoda appendice.

Questa confusione è il vero limite del territorio. La si percepisce nei vini: alcuni sembrano “Ripasso” ma in etichetta non è dichiarato. Altri non ne hanno le caratteristiche ma vengono spacciati per tali. Credo che sia giusto adesso mettere qualche paletto. Il Ripasso, cioè la pratica di far rifermentare il vino aggiungendoci vinacce fresche di Recioto o di Amarone veniva fatta non per aumentare la potenza del vino ma per esaltarne i profumi e la rotondità. Una specie di “Super” Governo alla Toscana, da cui il vino usciva pronto per essere apprezzato. Oggi il Ripasso conferisce sempre più grado alcolico e struttura e sempre meno quegli aromi intriganti e personalissimi che ne avevano fatto un “unicum” nel panorama enologico italiano. Questo è un vero peccato e non credo che la “liberalizzazione del Ripasso” (passatemi il termine) porterà a breve sostanziali chiarimenti e miglioramenti alla tipologia. Ci rimetterà sicuramente il Superiore, forse di nuovo relegato in quell’angolo dal quale era uscito da poco. 

Questi sono i dubbi ma per fortuna le certezze sono molte di più. Difficilmente infatti abbiamo assaggiato batterie di Valpolicella Superiore di questo livello. Non si parla  solo di assenza di difetti ma di piacevolezza, morbidezza dei tannini, lunghezza gustativa, componenti aromatiche intriganti. Vini che hanno anche il pregio di costare il giusto. Tra l’altro la confusione tra Ripasso e non Ripasso ha portato, neanche tanto stranamente, ad un equilibrio qualitativo tra le due annate in questione. Da una parte nel 2003 il ripasso (dichiarato o meno) ha dato freschezza aromatica a vini che ne avevano bisogno, dall’altra nel 2004 gli ha conferito quella grana solida che in alcuni casi poteva mancare.

In definita non possiamo che consigliare di bere Valpolicella Superiore, ripassato o meno, con la speranza che l’ingordigia di alcuni non riporti questa Denominazione nei pantani da cui è, con fatica, da qualche anno emersa.

Ah! per quanto riguarda gli Amaroni 2002-2003 tra poco metteremo on-line le degustazioni ed i commenti. Abbiate fede.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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