Guida vini. Uve e uvaggi bordolesi in Alto Adige: un anno di riflessione2 min read

Se lo scorso anno gridammo quasi al miracolo per gli ottimi vini dalle classiche uve bordolesi  degustati in Alto Adige, quest’anno dobbiamo un po’ ridimensionare i nostri ardori, specie per quanto riguarda i voti altissimi dati lo scorso anno.

Rimane comunque un dato di fatto e cioè che il cambiamento climatico ha apportato grande beneficio ai vigneti di cabernet sauvignon, cabernet franc  e merlot. Questo beneficio si è innestato sia in una competenza tecnica che c’era comunque da anni, sia in vigneti che spesso hanno “l’età della ragione”,  portando così ad un innalzamento importante della qualità.

Cabernet franc

Bisogna però anche dire che, pur parlando di uve che occupano nemmeno il 6% della superficie vitata altoatesina, non tutti i terreni e non tutte le esposizioni  sono adatte per questi vitigni e non tutti gli anni l’andamento stagionale permette di vendemmiare ad una maturazione ottimale.

Questo per far capire che è molto più probabile adesso che non 5-8 anni fa trovare dei buoni o ottimi vini da uve bordolesi ma questo non vuol dire che automaticamente ogni annata sia una grande annata. Last but not least vini da grande concentrazione o comunque di importante impatto gustativo hanno bisogno di tempo per distendersi e non sempre i produttori glielo concedono.

Ecco spiegati i buoni ma non eclatanti risultati degli assaggi di quest’anno, che abbiamo suddiviso in tre parti, una per i Cabernet Sauvignon  in purezza , la seconda per i Merlot in purezza e la terza per gli uvaggi.

Siamo convinti che queste uve, se continua questo clima, troveranno sempre più spazio sul mercato e per questo sosteniamo con grande piacere associazioni di produttori, come quella nata a Cortaccia e che ha il suggestivo nome di Cortaccia Rossa. E’ solo grazie all’unione e alla condivisione che si può crescere di più e meglio.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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