Si è un po’ tristi quando si deve parlare di una denominazione che ami e che purtroppo sta passando un momento difficile per la crisi di una delle più grandi cantine cooperative del territorio. Si è ancor più tristi perché anche quest’anno il Verdicchio dei Castelli di Jesi (Classico e non) , i Superiore e i Riserva nei nostri assaggi hanno dimostrato alta qualità: in particolare Il Verdicchio di Jesi Classico è sicuramente la DOC italiana di vini giovani che possono anche maturare anni con il miglior rapporto qualità/prezzo e i Superiore (anche loro con prezzi convenientissimi) sono oramai vini da medio-lungo invecchiamento che possono essere gustati anche giovani.
Verdicchio dei Castelli di Jesi
Il bello del vitigno verdicchio è da una parte la sua riconoscibilità e dall’altra la sua concretezza, il che porta, anche in un’annata non facile come la 2023 a prodotti di ottima struttura, di bella pienezza e dotati di aromaticità intense. Di diverso abbiamo notato solo dei colori più intensi e in diversi casi aromi che mostrano come la “verdicchiosità” di un tempo si sta trasformando in note floreali o di frutta tropicale, che ben poco hanno in comune con il vitigno. Però basta mettere in bocca un sorso di un Verdicchio dei Castelli di Jesi per riconoscere la rotondità la giusta e sapida pienezza: e stiamo parlando di bottiglie che costano da 4 a 7/8 euro di media.

Anche se abbiamo puntato il dito sugli aromi in qualche caso “diversi” del Verdicchio dobbiamo anche aggiungere che in questa denominazione non è giusto andare a “ricercare il terroir” come si fa con il Superiore o con la Riserva. Questo è un vino da bere giovane (ma che può invecchiare benissimo e nella degustazione ne abbiamo begli esempi), dal prezzo molto contenuto e quindi la sua deve essere una riconoscibilità territoriale, non tanto comunale o addirittura di vigna. Prendiamo con gioia quello che può darci questa denominazione e lasciamo le sacrosante elucubrazioni sul terroir ai Superiori e alle Riserva. Prima parlavamo di qualità, dimostrata dal fatto che, anche con un solo Vino Top, più del 60% dei vini degustati ha superato la soglia degli 80 punti (per noi non sono pochi) e quasi il 30% ci è arrivato vicinissimo. Questo in una denominazione con i prezzi suddetti può solo far venire voglia di berli e di godere due volte: quando lo paghi e quando lo bevi.
Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore
A proposito di qualità, non ci era mai successo che il 91% dei vini di una denominazione superasse gli 80 punti! Questo è successo quest’anno con i Superiore, suddivisi soprattutto tra 2023 e 2022 ma anche con puntate nel 2021 e nel 2020 e addirittura nel 2019 e 2018. Mano a mano che passano gli anni troviamo sempre più Superiori di annate precedenti, a dimostrazione che l’evoluzione di questo vino è sempre più verso un logico periodo di maturazione prima di entrare in commercio. Oggi i Superiore sono vini, come si diceva un tempo “di lotta e di governo” adatti cioè ad essere consumati giovani ma che soprattutto danno il meglio di sé nel medio lungo periodo, diciamo tra 5 e 10 anni.

Non vorremmo essere ripetitivi ma sinceramente non capiamo perché non ci siano code di autoveicoli verso le cantine del territorio di Jesi per acquistare questi ottimi vini venduti a prezzi quasi sempre molto, troppo bassi. Non risolveremo mai questo mistero e quindi andiamo avanti dicendo la nostra sulla, peraltro giusta, voglia di legare ad un preciso terroir i Superiore: non dico arrivare a delle MGA ma sicuramente voler trovare quasi per forza delle rispondenze precise tra il vino e la zona che lo produce. Conosco il territorio del verdicchio piuttosto bene e sono convinto che la produzione dei Superiore, vini di qualità molto alta, è da una parte legata ancora molto/troppo alla mano del produttore, dall’altra è legata al prezzo di vendita, che spesso, specie con le follie climatiche attuali, non permette di fare un vino sartoriale su misura ma “solo” un ottimo vino.
Per questo cerchiamo di volare alto e di riconoscere, per esempio, che la 2022 è stata un’annata molto calda ma ben gestita e che la 2023 ha una maggiore finezza ma è ancora molto contratta. Abbiamo comunque trovato dei colori più intensi in entrambe le vendemmie ma senza eccessi. Concludiamo ricordando che sono ben 10 i Vini Top tra i Superiore, forse uno dei risultati migliori per questa denominazione comunque in crescita.
Castelli di Jesi Verdicchio Riserva
Non erano molti i campioni arrivati ma siamo felici di constatare come la “sbornia del legno” stia finalmente tramontando, consegnandoci vini più dinamici e meno ingessati. Questo “smussamento” del legno potrebbe anche avere qualche controindicazione mettendo quasi sullo stesso piano questo vino con i Superiore, specie quando le ultime varianti del disciplinare andranno a regime. Però siamo comunque convinti che la tipologia manterrà un suo spazio, anche perché la qualità sta salendo.
In conclusione siamo molto soddisfatti degli assaggi fatti, che hanno mostrato ottima qualità ad ogni livello.
Prima di chiudere dobbiamo anche scusarci con i due produttori di Matelica che ci hanno inviato i vini. Era impossibile creare un gruppo con solo tre prodotti e quindi li abbiamo inseriti tra i Verdicchio dei Castelli di Jesi.