Degustazione Rosso di Montalcino: viva la diversità.2 min read

Nessuno mi toglie dalla testa che pochissimi produttori di Montalcino credono in questo vino. Lo fanno, lo vendono, lo usano come fonte di rapido introito, ma non ci credono! Lanciati come sono nel mondo dei grandi vini da invecchiamento, ben pochi danno il giusto peso a un vino giovane, vibrante, ruvidamente seducente come il Sangiovese giovane di queste terre. Altrimenti non si spiegherebbero i tanti tipi di Rosso incontrati.

Si parte da quelli corretti-precisi-equilibrati, di solito prodotti da grosse aziende e adatti a tutti i mercati, per passare poi alla categoria “in cantina avevo questo, cosa dovevo fare?”, dove rientrano tutti quei Rossi senza un minimo di garbo, ruvidi ma poveri, chiaramente figli di un Dio e di un’uva minore, con il produttore che fa ben poco per renderli appetibili, salvo venderli a prezzi che il Chianti Classico si sogna di notte. Abbiamo poi quelli del “moderno è bello!”, i cui Rossi sembrano vini d’altre latitudini (o forse lo sono?). Alla fine – ma proprio alla fine – troviamo quelli che, pur credendoci sempre poco, gli danno il giusto peso, le giuste uve e il giusto tempo. Qualcuno gli dà però il prezzo sbagliato, facendo finta di aver messo in bottiglia un giovane Brunello.

Riassumendo, siamo di fronte a tanta diversità che credo tenderà ad aumentare con il passare degli anni. Sembra infatti chiaro che il vero vino di territorio è e sarà solo il Brunello, mentre il Rosso servirà solo a tappare le falle.

Per quanto riguarda l’annata 2004, possiamo dire che ci è sembrata un’annata equilibrata ma poco strutturata in generale, con però alcune finezze rimarchevoli. Il voto non può superare il 7½, con alcuni vini da 9 ma troppi da 6. Solo per la cronaca: troverete anche qualche Rosso 2003 di aziende che escono con un anno di ritardo, e una piccola degustazione di Riserva 2000. I primi sono talmente pochi che non vale la pena di parlarne, mentre le seconde mi fanno sempre più pensare che il Brunello Riserva andrebbe dichiarato al primo anno di invecchiamento e non più avanti, altrimenti si rischia di ritrovarsi solo con un Brunello più vecchio di un anno e più caro di 20 € in enoteca.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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