Da uno studio inglese il vino rosso fa male. Ma guarda!2 min read

Anni di resveratrolo, di benessere al cuore e alle coronarie, di seminari dotti e paludati dove il vino rosso (anzi, il vino)  veniva presentato come alcolica panacea di tutti i mali, vengono spazzati via dallo studio della dottoressa  Sally Davies che afferma “Anche un solo bicchiere di vino al giorno aumenta fortemente il rischio di cancro” per questo “Meglio bere una sana tazza di te” conclude la dottoressa.

 

Non feci salti di gioia quando venne fuori la storia del resveratrolo e non mi strappo le vesti adesso, perché cerco di vedere oltre.

 

“Oltre” vuol dire vedere le cose nel giusto contesto e con il giusto equilibrio. Fermo restando che praticamente  tutti gli studi clinici sono opinabili, la mia riflessione coinvolge fondamentalmente  il mondo della comunicazione enoica, che si era lanciato sulla manna del resveratrolo (e di tutto il salutismo nel vino) presentando il vino quasi come una medicina che, preso a piccole dosi, allungava la vita.

 

Cinicamente spero che questo studio serva ad allontanare dal vino tutti quelli che lo bevevano come una medicina: questi, assieme a coloro che fanno all’amore tre volte nella vita solo a scopo riproduttivo, non sanno si stanno perdendo il meglio. Nel bere vino e nel fare all’amore la cosa fondamentale è “conoscere” la materia e godere di questa conoscenza. Se senti il dovere di fare una cosa che si fa per piacere, vuol dire che c’è qualcosa di strano in te e nell’aria che respiri.

 

Rimanendo al vino, conoscerlo  vuol dire che puoi berti due bicchieri di vino in un pasto sapendo che magari il giorno dopo ne berrai mezzo. Se invece lo utilizzi come “medicina” si può arrivare alla distorsione giovanile che non capisce il pericolo dell’alcol e si inciucca felice, “tanto alla fine è quasi medicina”. Questo concetto è pericolosissimo e tanto salutismo alcolico andrebbe veramente bandito da ogni seria discussione sul vino. All’opposto criminalizzare un bicchiere fa lo stesso effetto, cioè spinge al gusto assurdo di provare ad eccedere per dimostrarsi superiori.

 

Sarebbe ora che il dibattito sul vino (che, attenzione,  non è un superalcolico!) rientrasse nei giusti termini e il problema venisse posto da un punto di vista culturale, di conoscenza e non di demonizzazione o di santificazione.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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0 responses to “Da uno studio inglese il vino rosso fa male. Ma guarda!2 min read

  1. Vero, meglio una bella tazza di tè con il suo zucchero raffinato ricco di sbiancanti chimici tossici e filtrata attraverso una bustina di carta. Che qualche problemino pure ce l’ha. E, naturalmente, questo bel beveraggio arriva alla fine di una classica “sana” colazione inglese con pancetta fritta nel burro, uova, pane tostato (ahi, il bruciacchiato è cancerogeno!), brownies e simili armi nucleari anti-fegato; nel Bel Paese si dice che il bue da del cornuto all’asino, nella lingua di Shakespeare non mi sovviene nulla di simile ma sono certo che c’è .

  2. Per dei necrofili come gli anglosassoni, che se un vino rosso non sa di fegato crudo non piace, mi sa che la verità  è quella che fa male.

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