Anni di resveratrolo, di benessere al cuore e alle coronarie, di seminari dotti e paludati dove il vino rosso (anzi, il vino) veniva presentato come alcolica panacea di tutti i mali, vengono spazzati via dallo studio della dottoressa Sally Davies che afferma “Anche un solo bicchiere di vino al giorno aumenta fortemente il rischio di cancro” per questo “Meglio bere una sana tazza di te” conclude la dottoressa.
Non feci salti di gioia quando venne fuori la storia del resveratrolo e non mi strappo le vesti adesso, perché cerco di vedere oltre.
“Oltre” vuol dire vedere le cose nel giusto contesto e con il giusto equilibrio. Fermo restando che praticamente tutti gli studi clinici sono opinabili, la mia riflessione coinvolge fondamentalmente il mondo della comunicazione enoica, che si era lanciato sulla manna del resveratrolo (e di tutto il salutismo nel vino) presentando il vino quasi come una medicina che, preso a piccole dosi, allungava la vita.
Cinicamente spero che questo studio serva ad allontanare dal vino tutti quelli che lo bevevano come una medicina: questi, assieme a coloro che fanno all’amore tre volte nella vita solo a scopo riproduttivo, non sanno si stanno perdendo il meglio. Nel bere vino e nel fare all’amore la cosa fondamentale è “conoscere” la materia e godere di questa conoscenza. Se senti il dovere di fare una cosa che si fa per piacere, vuol dire che c’è qualcosa di strano in te e nell’aria che respiri.
Rimanendo al vino, conoscerlo vuol dire che puoi berti due bicchieri di vino in un pasto sapendo che magari il giorno dopo ne berrai mezzo. Se invece lo utilizzi come “medicina” si può arrivare alla distorsione giovanile che non capisce il pericolo dell’alcol e si inciucca felice, “tanto alla fine è quasi medicina”. Questo concetto è pericolosissimo e tanto salutismo alcolico andrebbe veramente bandito da ogni seria discussione sul vino. All’opposto criminalizzare un bicchiere fa lo stesso effetto, cioè spinge al gusto assurdo di provare ad eccedere per dimostrarsi superiori.
Sarebbe ora che il dibattito sul vino (che, attenzione, non è un superalcolico!) rientrasse nei giusti termini e il problema venisse posto da un punto di vista culturale, di conoscenza e non di demonizzazione o di santificazione.

