Cosa accade all’estero: le (troppe?) Cité des Climats & Vins de Bourgogne e lo shopping di “successione”7 min read

La nostra rubrica sulla stampa estera da oggi cambia veste e invece che puntare sul resoconto giornale per giornale sceglierà le notizie più importanti e/o particolari e ve le proporrà.

Il 17 giugno prossimo, dopo quelle di Mâcon e Chablis del maggio scorso, ha aperto le porte al pubblico anche la sede principale di Beaune per il week-end inaugurale della “Cité des Climats & Vins de Bourgogne”. Congiuntamente nelle tre città un programma speciale pensato per l’occasione, un percorso  multi-sensoriale alla scoperta del vigneto borgognone: ogni ora visite commentate con temi a sorpresa, esposizioni fotografiche, ateliers di degustazione, incontri con vignerons etc.

La Cité di Beaune

Si completa così un lungo percorso di un progetto concepito  nel 2010 dal Bureau interprofessionnel des vins de Bourgogne (BIVB) e iniziato nel 2015 in occasione dell’inclusione dei Climats borgognoni nel Patrimonio mondiale dell’UNESCO. Il progetto della Cité veniva successivamente approvato dall’Assemblea Generale del BIVB nel dicembre 2016 e lanciato ufficialmente alla fine dell’anno successivo con la firma della convenzione-quadro con i partners e i finanziatori del progetto, che prevedeva sin dall’inizio tre sedi congiunte, a Chablis, Beaune, sede- madre, e Mâcon.

Nel giugno 2019 venne creata l’Association “Cité des Climats et vins de Bourgogne” per la realizzazione del progetto, presentato poi  ufficialmente in occasione dell’Asta dei vini degli Hospices de Beaune di quello stesso anno. L’inizio dei lavori avvenne nel 2021 con la posa della prima pietra delle tre sedi. Nel marzo 2021 fu nominato Presidente della Cité Benoît de Charette, proveniente da una famiglia di vignerons, e per 30 anni Direttore Generale della Maison Albert Bichot. Intanto la Cité modificava il suo nome iniziale di “Cité des Vins et des Climats de Bourgogne” in “Cité des Climats et vins de Bourgogne”, invertendo l’ordine delle due parole-chiave (vins e climats), adottando un logo costituito da una C maiuscola, come riferimento ai Climats e alle altre nozioni emblematiche “Culture”, “Clos”, “Côte”, intrecciata ad una foglia di vite.

La Cité di Chablis

Decisamente consistente l’investimento finanziario, con un costo globale preventivo di 22 milioni di euro (14,5 a Beaune, 4,1 Mâcon e 3 a Chablis), raggiunto anche  grazie alla partecipazione di numerosi mecenati, principalmente costituiti da Domaine e Maison de négoce della Borgogna.

La sede di Mâcon, la prima ad aprire (il 3 maggio scorso), è stata realizzata dall’architetto Antoine Recio, evoca un tradizionale “pressoir” verticale ed è situata nella zona dei quais della Saône, mentre quella di Chablis, che l’ha seguita due settimane dopo, incorpora il Petit Pontigny, l’antico cellier in pietra dei monaci cistercensi di Pontigny a pochi passi dal Centro città, completata da un’ala moderna, dalle ampie vetrate, progettata dall’architetto Claude Correia.

La sede principale di Beaune è invece del tutto nuova, inserita in un vasto eco-quartiere, quello della Charteuse,  collegato da un percorso pedonale all’altro Parco cittadino della Bouzaize. Nelle vicinanze  è già il Palazzo dei Congressi , sede tradizionale della Fête des Vins de Bourgogne di novembre: il nuovo edificio ha un disegno molto ardito, che evoca lo sviluppo a spirale di un viticcio, una struttura per la cui realizzazione , notevolmente complessa dal punto di vista tecnico, la città di Beaune si è avvalsa dell’opera dell’architetto Emmanuelle Andréani  e dell’ing. David Guio del  Groupe Rougeot.

Nulla è stato lasciato al caso: Adeline Rispal (per Mâcon e Chablis) e Clarisse Garcia (per Beaune) hanno meticolosamente progettato le scenografie delle tre Cité, mentre una specialista di museografia, Suzie Maccario, ha curato con estrema accuratezza di dettaglio le basi storiche e scientifiche delle scenografie.

Insomma i realizzatori credono profondamente nel progetto, col quale- neppure tanto nascostamente- il sindaco di Beaune, Alain Suguénot, aspira a riproporre la sua città come il vero punto di riferimento regionale in campo vinicolo, dopo che il sindaco della città rivale di Dijon, aveva inaugurato, appena l’anno scorso (il 6 maggio 2022), la “Cité internationale de la gastronomie et du vin”, anch’essa parte di una rete-non solo borgognona- di città della cultura gastronomica francese (Lyon, Rungis e Tours).

La Cité di Macon

Ci si potrebbe domandare: ma quattro città del vino in un territorio così ristretto, non sarà un azzardo? Se la Cité du Vin di Bordeaux, creata nel 2016, conta oggi più di due milioni di visitatori l’anno, quella di Dijon, al termine del suo primo anno di apertura, viaggia su numeri assai inferiori: 200.000 nei primi quattro mesi di apertura, 700.000 nel primo anno, grazie anche all’effetto novità e alla forte spinta alla ripresa della mobilità turistica dopo le restrizioni per il Covid 19. Le stime per le tre nuove Cité sono di gran lunga inferiori : 180.000 visitatori all’anno, di cui  120.000 a Beaune, 25.000 a Chablis e 35.000  a Mâcon, ma i responsabili ritengono che  superare i 150.000 sarebbe già un successo. Certo la ricaduta sul turismo è attesa come molto positiva e ha già avuto un effetto indotto sulle nuove iniziative alberghiere. Intanto le tre Cité du Vin hanno già un proprio sito (https://www.citeclimatsvins-bourgogne.com/), nel quale è possibile trovare tutte le informazioni utili, incluse quelle sul programma delle attività formative, e acquistare i biglietti: il costo, attualmente, è 14 euro a Beaune per i visitatori adulti (la metà per giovani e ragazzi oltre i 6 anni) e 32 per un Pass Famiglia,  e 9 a Chablis e Mâcon (20.50 il Pass Famille).

Shopping viticolo e tasse di successione

Continua intanto lo shopping di vigne borgognone da parte dei grandi gruppi finanziari e delle maggiori Maison, sempre più interessate ad acquisire il controllo diretto delle proprie fonti di approvvigionamento: mentre il gruppo Artémis di Pinault, (dopo aver recentemente acquisito la Maison de Champagne Henriot, la Maison Bouchard Père et Fils e il Domaine William Févre e le altre-satellite dell’universo Henriot) ha annunciato la vendita della Maison Henriot a Nicolas Feuillatte, il gruppo Bollinger, già presente in Borgogna attraverso la nota Maison Chanson di Beaune, ha appena acquisito 50 ettari di vigna nella Côte Chalonnaise (inclusi diversi Premiers crus di Mercurey) dello Château d’Etroyes. Con questo acquisto il patrimonio del gruppo accresce la propria presenza in Borgogna, in aggiunta agli altri marchi di proprietà (Champagne Ayala, Langlois a Saumur, Hubert Brochard a Sancerre e Pouilly-Fumé, Ponzi, in Oregon, Cognac Delamaine e gin Anaë).

Anche la nota Maison Joseph Drouhin di Beaune si allarga acquisendo il Domaine Jean-François Rapet a Saint-Romain (Côte de Beaune) e lo Château de Chasselas a Saint-Véran nel Maconnais. Si consolida così il fenomeno, già in corso da alcuni anni, della vendita di proprietà vinicole la cui trasmissione familiare risulta sempre più complessa per l’enorme aumento dei prezzi dei terreni vitivinicoli borgononi. Per ora niente di grave, visto che gli acquirenti sono francesi e già presenti da tempo in campo vinicolo, ma un segno preoccupante per la tenuta del modello borgognone tradizionalmente basato sulla trasmissione familiare.

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


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