Concours de Bruxelles: dove va il mondo del vino?5 min read

A Guimarães (Portogallo) il 4/5/6 maggio scorso si è svolta la XIX edizione del Concours Mondial de Bruxelles. Quest’anno in gara c’erano 8.000 vini e 398 superalcolici, testati da 316 degustatori in rappresentanza di 48 paesi del mondo.

Complessivamente sono state assegnate 2435 medaglie con la Francia in testa con 670 medaglie, seguita da Spagna (461), Portogallo (297), Italia (257), Cile (160), Sud Africa (98), Svizzera (65) e Austria (57).

Meno dell’1% dei campioni è stato premiato con la Gran Medaglia d’Oro (da 96 a 100/100). In questa classifica la Spagna è in testa con 21 riconoscimenti, seguita Francia (15) e Portogallo e Italia con 10.

 

Qualche considerazione

M’immagino che da parte di alcuni ci potrebbe essere una sorta insofferenza nei confronti dei concorsi in genere e ancor di più sui risultati che esprimono. Sono ormai alla mia settima esperienza come giurato del Concours  avendo partecipato alle sessioni di Lisbona, Maastricht, Bordeaux, Valencia, Palermo, Luxembourg e ora ancora il Portogallo con Guimarães, e con molto convinzione debbo affermare di esserne tornato ogni volta arricchito di qualche esperienza in più.

Infatti mi è capitato di degustare vini di paesi che in Italia sarebbe quasi impossibile trovare (belgi, lussemburghesi, turchi, slovacchi, ecc.) ma anche tanti altri (portoghesi, spagnoli, greci, ecc.) difficilmente reperibili sul nostro mercato. Insomma non solo in termini generali di conoscenza  ma anche di confronto, e quindi di crescita, con giurati portatori di culture della degustazione diverse dalla mia.

E in un mondo del vino sempre più largo, le diverse sensibilità sono da apprezzare oltre che da rispettare. Specialmente quando si degusta con enologi, importatori, sommelier, giornalisti, ecc. di tanti paesi –  quest’anno, per esempio, ho avuto come capopanel un noto importatore di Shangai, David Chow – in un mix tutto sommato equilibrato.

Pertanto ritengo che i giudizi espressi dagli oltre 50 panel siano una buona indicazione per capire quali siano le tendenze e i gusti, relativamente ai vini presentati in concorso. Difficilmente a questo tipo di manifestazioni partecipano le aziende top mentre è assai più facile imbattersi in cantine che hanno voglia di farsi conoscere oppure hanno un buon export oppure più semplicemente vogliono verificare come un pubblico internazionale di specialisti del settore, giudica il loro lavoro.

Purtroppo nella mia commissione non è capitato nessuno dei vini italiani premiati con la Gran Medaglia d’Oro. Osservo solo che i criteri di giudizio sono più ampi rispetto a quelli di casa nostra: davvero difficile trovare il “territorio” nel vino premiato di Piccini mentre gli scarsi “pregiudizi” sui vini o sulle aree italiane da parte di un contesto internazionale, premiano anche zone non proprio ritenute a casa nostra di punta, con un positivo effetto “sprovincializzante”. 

 
Buoni risultati (Medaglia d’oro) hanno ottenuto diverse aziende italiane di buona o ottima reputazione. Ne cito solo qualcuna a mo’ di esempio. Conti d’Attimis Maniago ( Friuli), Feudo Montoni (Sicilia), Milazzo (Sicilia), Castelli del Grevepesa (Toscana), Il Poggione (Toscana) Cantine Lunae Bosoni ( Liguria), Marisa Cuomo (Campania), Zenato (Veneto), Marramiero (Abruzzo), Settesoli (Sicilia), Conti Zecca (Puglia), le distillerie Roner, Nannoni, ecc.  Insomma anche in questo caso, un insieme assai variegato, di vini e di stili diversi.

 

Qualche tendenza


Rispetto all’edizione 2012, ecco qualche spunto selezionato tra i dati statistici forniti dall’organizzazione del Concours.

1) La tendenza internazionale verso i vini da vitigno si consolida.  Su 1015 vini spagnoli presentati, più della metà viene dalla varietà Tempranillo mentre si registra una presenza  maggiore di uve mediterranee (49 vini di grenache e 42 di mourvèdre). Per quanto riguarda i 338 vini bianchi, verdejo e albariño spopolano (57 e 43 rispettivamente).

Su 554 vini rossi italiani presentati, 92 provengono dal Sangiovese; sui 552 vini rossi portoghesi, 88 provengono dall’uva Touriga Nacional, il vitigno più conosciuto del paese. Tra i vini cileni il 30% sono ottenuti dal Carmenere. Tra quelli francesi solito grande successo del Merlot che da solo o in assemblaggio è presente  in 712 vini su 1565 vini presentati, contro appena 143 vini ottenuti dal Cabernet Sauvignon o ai 99 di Syrah. 

Continua a crescere, seppur di poco, la gradazione alcolica. Nel 2012 ha raggiunto una media di 13,4% rispetto ai 13,35% del 2011, il 13,09% del 2006 e approssimativamente il 12,8% nel 2000.
Il cambiamento climatico sicuramente svolge il suo effetto ma non è l’unica spiegazione ( pratiche colturali, nuovi impianti, stile dei vini, ecc.)
 
Dal punto dei vista dei prezzi ben 1/3 dei vini in concorso ha un valore superiore o equivalente a 8,5 € mentre il valore commerciale dell’insieme dei campioni presentati (vini ed alcolici) si stima sia superiore a 90 000 €. L’anno prossimo il Concours replica a Bratislava. 

 

 

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I premiati italiani con la Gran Medaglia d’Oro sono risultati

Colli Euganei DOC Borgo Delle Casette Riserva 2008 – Il Filò delle Vigne
Colli Euganei DOC Podere Le Tavole 2008 Podere Le Tavole 2008
Toscana IGT Capezzana 804 2004 Tenuta di Capezzana
Etna DOC Feudo Cavaliere Millemetri Rosso 2008 Az. Ag. Cavaliere
Etna DOC Riserva 2001 Patria
Colli della Toscana IGT I Balzini White Label 2008 I Balzini Società Agricola
Colli di Conegliano DOC Masottina Montesco 2006 Masottina
Maremma Toscana IGT Rocca di Montemassi 2009 Tenuta Rocca di Montemassi ( Zonin)
Sicilia I.G.T Tarucco Colonna Blanc 2011 Azienda Agricola Geraci
Memoro s.a. Vino d’Italia  Tenute Piccini (la scheda trovata su internet a proposito del vino lo descrive come frutto di  40% primitivo, 30% montepulciano, 20% nero d’Avola, 10% merlot del Veneto.ndr)

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Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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