Colline Ioniche Tarantine, nuova DOC. Se ne sentiva il bisogno??3 min read

Arriveremo così a quota 26!!!!! Infatti, se le cose andranno come il comitato promotore prevede, ancora pochi mesi e l’ennesima zona della Puglia avrà la sua DOC . Un territorio ampio che comprende interamente i comuni di Laterza, Mottola,   Crispiano   e   Martina   Franca  e  parte  dei  territori dei   comuni  di  Castellaneta,  Ginosa, Palagianello, Massafra,  Statte  e Grottaglie, in provincia di Taranto. Sono previste 11 tipologie: dal Bianco (minimo 50% di Chardonnay) passando per la Verdeca, sino ad arrivare al Rosso (almeno 50% di Cabernet Sauvignon) per finire con il Primitivo ed il Primitivo Superiore (almeno 85% del omonimo vitigno), senza tralasciare le tipologie di Bianco Spumante, Rosato, Novello e Liquoroso…..insomma, non si faranno mancare niente!
Chi sostiene che qualsiasi strumento per la promozione del territorio e la valorizzazione della produzione vitivinicola è cosa buona, sarà contento. Messa in un altro modo la cosa suscita diverse perplessità, così come suscita perplessità l’accettazione acritica di questa scelta da parte della stampa locale, specializzata e non. Non un solo articolo che sollevi qualche dubbio, non una sola parola che non sia di quelle gradite. Qualche interrogativo invece è bene porselo visto i riflessi che una scelta di questo tipo avrà ( o dovrebbe avere)  sull’economia di quelle zone e più in generale su quella regionale.
Innanzitutto mi chiedo se un disciplinare così ampio, che prevede l’uso massiccio di vitigni internazionali (Chardonnay e Cabernet Sauvignon) non corrisponda più ad una sorta di legittimazione di un quadro produttivo esistente (riportandola e legittimandola con la  DOC) che ad un scelta strategica puntata verso i mercati internazionali, dove il vitigno autoctono potrebbe e  dovrebbe essere incentivato.

Inoltre: l’introduzione della DOC in un territorio che non ha mai brillato per qualità delle produzioni vitivinicole sarà realmente capace di apportare maggiore redditività ai viticoltori e alle cantine?
Il dubbio infine   che sia  l’ennesima manifestazione di un esasperato campanilismo, sorretto da qualche politico di turno è forte. Così come è forte la convinzione che una ennesima DOC anziché andare verso una semplificazione creerà  ancora maggior confusione nel mercato e nel consumatore.  A ben guardare delle 25 DOC sinora esistenti solo pochissime funzionano ed hanno un senso, le altre andrebbero coraggiosamente accorpate o cancellate. Volete qualche esempio?  Partiamo dal nord della Puglia: Barletta-Rosso Cerignola-Rosso Canosa. Tre DOC a distanza di pochi chilometri che non hanno ragione di esistere ( più o meno stesse uve consentite). Idem per  Locorotondo e Martina (stesse uve), per non parlare del Salento dove il caos è totale. Certo si può obiettare che il Salice  Salentino è diverso dal Negroamaro di Copertino o da quello di Brindisi.o Squinzano, ma perché il consumatore ne abbia percezione occorrerebbe che fossero realmente distinguibili, ma non lo sono.
Occorrerebbe anche  (e ritorno ad un vecchio discorso a me caro) che si procedesse ad una zonazione, ovvero a raccogliere, produrre ed organizzare una serie di informazioni utili sia alla gestione agronomica che ai procedimenti di vinificazione, in modo da orientare le scelte e quindi differenziare le colture. Per fare questo si dovrebbero individuare dei centri di sperimentazione, creare una mappatura delle zone, eseguire microvinificazioni e poi analisi chimico-sensoriali dei vini ottenuti in diverse annate. Voi dite che è troppo? Che è cosa difficile da realizzare? Certo,  invece di procedere con scelte coraggiose e strutturali è più facile accontentare qualche lobby sia pur legittima. Intendiamoci: l’aspirazione degli agricoltori e dei produttori ad una maggiore redditività è legittima e sacrosanta ma credo che il mezzo sia quello sbagliato. Detto questo però aspetteremo con curiosità e senza prevenzioni i primi vini di questa ennesima DOC. per  riparlarne con il bicchiere in mano.

Pasquale Porcelli

Non ho mai frequentato nessun corso che non fosse Corso Umberto all’ora del passeggio. Non me ne pento, la strada insegna tanto. Mia madre diceva che ero uno zingaro, sempre pronto a partire. Sono un girovago curioso a cui piace vivere con piacere, e tra i piaceri poteva mancare il vino? Degustatore seriale, come si dice adesso, ho prestato il mio palato a quasi tutte le guide in circolazione, per divertimento e per vanità. Come sono finito in Winesurf? Un errore, non mio ma di Macchi che mi ha voluto con sé dall’inizio di questa bellissima avventura che mi permette di partire ancora.


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