Cirò Wine Festival 2022: ma dove va il Cirò?2 min read

La manifestazione, ripartita dopo due anni di pandemia, è stata un’occasione per rinverdire vecchi ricordi, riscoprire sensazioni sopite dal tempo, ma anche per capire come, negli ultimi anni, questo territorio si stia muovendo.

Le ragioni sono tante e non sempre perfettamente decifrabili, ma una su tutte prevale decisamente sulle altre: il cambio generazionale avvenuto tra i produttori. dovuto anche al ritorno in zona di tante giovani energie.

Non sempre questo è un dato positivo, ma qui ha assunto connotazioni particolari.  La consapevolezza di aver ereditato una situazione vitivinicola, in parte sottovalutata, ma anche frutto di condizioni economiche ed ambientali difficili, la mancanza di infrastrutture, (che purtroppo è un dato storico) ha innestato quel salto culturale che trova in una rinnovata “consapevolezza agricola” la sua più vera espressione.  

(Foto Giusy Ferraina)

Cambiano i soggetti e cambiano anche i modelli produttivi, si passa nel giro di pochi anni ad una produzione sempre più indirizzata verso la qualità, con una sempre maggiore attenzione alla sostenibilità, di cui l’adozione di criteri di coltivazione biologica, non è che un esempio.  

La voglia di abbattere vecchi e stereotipati modelli, emerge chiaramente.

Si respira una bella aria, finalmente nelle terre del Cirò. 

Il Gaglioppo naturalmente ci mette di suo tutto il peso conquistato nei passati decenni, grazie ad aziende storiche che ne hanno decretato il successo e sulla cui scia vanno innestandosi stili e visioni diverse.

In una visione non Parkerizzata, questo vitigno potrebbe rappresentare quello che molti intendono come “vino moderno”: colori il più delle volte giocati sulla trasparenza, eleganti; non troppo corposo, con acidità ben equilibrata e tannicità giusta. Non esuberante come l’Aglianico, ma neanche povero e in più l’uso dei legni trova una sapienza enologica non comune.

Gaglioppo

Allora tutto bene? tutto perfetto? Per fare il salto di qualità, dirò una cosa ovvia, non basta fare del buon vino, ma occorre comunicarlo e qui il racconto è fondamentale. Lo ha ben capito il Consorzio che si riserva nel prossimo futuro di investire energie in questo senso. La storia, il racconto sono fondamentali per promuovere il territorio ed i suoi prodotti. Una terra meravigliosa come la Calabria e il Cirotano in particolare possono dare molto ad una immagine regionale che spesso si perdere nella cronaca. Non ci sono scorciatoie: testa bassa e pedalare, per chi ama le perifrasi ciclistiche e i risultati già importanti non potranno che essere maggiormente appaganti.

Pasquale Porcelli

Non ho mai frequentato nessun corso che non fosse Corso Umberto all’ora del passeggio. Non me ne pento, la strada insegna tanto. Mia madre diceva che ero uno zingaro, sempre pronto a partire. Sono un girovago curioso a cui piace vivere con piacere, e tra i piaceri poteva mancare il vino? Degustatore seriale, come si dice adesso, ho prestato il mio palato a quasi tutte le guide in circolazione, per divertimento e per vanità. Come sono finito in Winesurf? Un errore, non mio ma di Macchi che mi ha voluto con sé dall’inizio di questa bellissima avventura che mi permette di partire ancora.


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