Ciliegiolo d’Italia: le Cronache di Narnia e del suo vitigno4 min read

Narnia è l’antico nome di Narni, paesino arrampicato su una roccia a 10 km da Terni. Vi arrivo per la prima volta grazie all’invito per Ciliegiolo d’Italia.  

 

Narni sembra un presepe,  come tanti struggenti paesini umbri. Un centro storico con corso centrale ben aperto e illuminato e stradine laterali da dove ti aspetti  esca  da un momento all’altro un cavaliere in armatura all’inseguimento di qualche villano.

 

L’evento è al suo primo anno, ed è stato fortemente voluto da un piccolo gruppo di produttori di Narni che si sono associati nel 2014. Il loro intento  è di promuovere sia il vitigno sia il loro territorio, ma soprattutto scambiare conoscenze ed esperienze al  fine di migliorare la qualità generale di un vino, che quanto mai oggi ha bisogno di un gruppo coordinato per fare parlare di se.  

 

Dunque l’Associazione Produttori di Narni ha organizzato questo appuntamento che vuole mettere sotto la lente di ingrandimento il Ciliegiolo, non solo quello prodotto in zona, ma molto intelligentemente,  cercando di dare quanto più copertura nazionale all’evento,  invitando produttori da varie regioni.

Ed ecco nascere Ciliegiolo d’Italia con banchi d’assaggio, conferenze e seminari, oltre ovviamente all’immancabile e preziosa degustazione generale di tutti i vini presenti alla manifestazione. A parte ovviamente all’Umbria, le adesioni maggiori sono arrivate dai produttori toscani,  dove questo vitigno è piuttosto diffuso, soprattutto sulla costa. Estremamente interessante anche le presenze da Liguria, Marche, Lazio e Puglia.

 

Il vitigno: in un periodo storico in cui finalmente il concetto dei vini muscolari sembra abbastanza superato, il Ciliegiolo si rivela estremamente attuale nella proposta all’appassionato più attento: vino con dotazioni aromatiche mai invadenti, nei migliori esempi  si fa riconoscere dall’aroma prevalente della ciliegia matura (sarà un caso?). Mai concentrato,  gioca le sue carte sensoriali su un profilo di leggerezza ed eleganza , mai pesante ha  trama tannica a volte un po’ troppo aggressiva e dotazione acida sostenuta.

Quando ben gestito in cantina  riesce a compensare questa mancanza di peso con una bevibilità eccezionale.

I migliori hanno una discreta capacità di invecchiamento e nelle annate più felici arrivano ad avere insospettabili doti di complessità e lunghezza.  Da quanto assaggiato, in generale, mal si presta ad essere invecchiato in barrique o legno grande, mentre l’acciaio e soprattutto il cemento gli donano fragranza e slancio.

 

L’assaggio

 

45 vini in assaggio provenienti da 30 cantine: certamente una bella occasione  per una fotografia  dell’attuale stato dell’arte di questo vitigno.  Raggruppati per zone geografiche, i ragionamenti si possono fare principalmente tra la Toscana e l’Umbria.

In Toscana il vitigno si concentra maggiormente nella zona intorno a Grosseto e in Umbria nella zona tra Narni ed Amelia.

I vini umbri sono apparsi tecnicamente un po’ più fragili: maggiore leggerezza  e diluizione, probabilmente derivanti da un clima certamente più  fresco e non compensati da un uso del legno che appare ancora piuttosto ingenuo, che non dona grassezza e rotondità ma semplicemente “mangia” il Ciliegiolo, lasciandone uno scheletro poco gradevole. Nei migliori esempi però appare un vino di grandissima beva ed estremamente elegante, con note fragranti di frutta rossa e corpo da Pinot Nero.

 

I campioni toscani sono apparsi generalmente più convincenti: colori meno diluiti, una pressione al naso migliore e corpo decisamente più importante senza perdere comunque l’ identità del vitigno. I migliori hanno eccelso per morbidezza e potenza, mostrando sfacciatamente la loro origine territoriale.

 

 In conclusione, lasciando Narnia e le sue cronache non posso fare a meno di pensare alle belle storie del libro e dei film: di quei bambini (i produttori) che vengono coinvolti in una complessa  favola e salvati dal Leone, alias il Ciliegiolo.

Sono convinto infatti che questa sarà una favola a lieto fine, perché quando la ragione prevale sui meri interessi di bottega allora le prospettive si aprono a dismisura.

La voglia, l’entusiasmo e gli intenti dei produttori dell’Associazione verranno nel medio periodo certamente premiati dall’attenzione che un evento di questo tipo richiamerà sul loro Leone. L’intelligenza dimostrata nel coinvolgere anche il resto delle cantine italiane che producono vini da Ciliegiolo almeno all’85%, farà di questo evento un punto di riferimento importante per il vitigno.

La scelta della location e l’organizzazione del “numero zero” appare convincente e magari  varrebbe la pena di interrogarsi sull’eventualità di fare di Ciliegiolo d’Italia un evento biennale, oppure  pendolare tra Narni e la maremma dei più “scafati” toscani.  

Arrivederci  Narnia.

 

 

Gianpaolo Giacomelli

È nato a Lerici, vive a Castelnuovo Magra ed è quindi uomo di confine tra Toscana e Liguria. Al momento della “scelta” ha deciso di seguire la passione per le cose buone invece del comodo lavoro dietro una scrivania. Così la “scelta” lo ha portato a Londra a frequentare i corsi per Master of Wine, finendo tempo e soldi prima di arrivare agli esami. A suo tempo ha aperto un winebar, poi un’enoteca e alla fine ha un’associazione culturale, un wineclub, dove, nella figura di wine educator, propone serate di degustazione e corsi. Fa scorribande enoiche assaggiando tutto quello che può, sempre alla ricerca di nuovi vini. Ha collaborato con varie testate del settore, contribuito alla nascita delle guide vini Espresso e Vini Buoni d’Italia prima di dedicarsi anima e corpo a Winesurf.


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