Chianti Classico che costa meno del Chianti Colli Senesi, e non è finita qui!2 min read

A scanso di equivoci elenco, per primo, una serie di naturali obiezioni che vi verranno subito in mente.

  • E’ uno sconto momentaneo
  • Il Chianti Colli Senesi ha uno sconto inferiore
  • Come si può paragonare un Vermentino a un Chianti Classico.
  • La marca di Chianti Classico è una cooperativa famosa per i prezzi bassi.

Magari potranno venirvene anche molte altre ma quello che colpisce nella foto è che il Chianti Classico risulta una denominazione non solo meno importante  rispetto al Chianti Colli Senesi (grande rispetto per la sottozona che ha ottimi vini) ma è praticamente allo stesso livello degli IGT  Rossi “base” e al di sotto sia di un Vermentino (anche qui non si discute della qualità del vino e della cantina) che di un rosso IGT non certo equiparabile a certi Supertuscans (idem come sopra)

Anche se si prendono i prezzi non scontati, da questo pieghevole distribuito da Coop Firenze, l’immagine di un vino importante e di un territorio come il Chianti Classico ne escono a pezzetti e poco importa che siano offerte territoriali, perché se il Consorzio del Chianti Classico Gallo Nero non si salvaguarda proprio al suo interno come potrà farlo fuori dalla Toscana, in Italia, nel mondo?

Capisco che sono discorsi fatti e rifatti, che i grandi nomi della denominazione spuntano altri prezzi, ma per quelli che oggi più che mai devono confrontarsi giornalmente con il ristoratore, il distributore, l’importatore che gli dice “Prendo X perché costa meno”, vedere cose del genere credo faccia parecchio incazzare.

Poi ci arrivano da ogni parte dati sulle vendite e affermano che  in termini di numeri si è venduto di più, però non c’è bisogno di scomodare l’indimenticabile Catalano per dire che  se si vendono due bottiglie a poco più del prezzo a cui prima se ne vendeva una, anche se i numeri crescono i soldi nelle tasche dei produttori diminuiscono.

Ma in momenti come questi dove tutto rincara, solo il vino deve costare meno?

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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