Chi usa una bottiglia pesante avvelena anche te: digli di smettere!4 min read

Chi ci segue da tempo si ricorderà che nella vecchia grafica esisteva il simbolo della bottiglia che diventa ciminiera: segnalava  i vini in bottiglie pesanti.

In tanti consorzi di vino ci chiamavano “quelli con la bilancia”, perché pesavamo ogni bottiglia.

Da sempre ci siamo battuti perché i produttori capissero l’importanza di usare bottiglie leggere e, tanto per tornare a bomba vi proponiamo  due brevi note che da tempo abbiamo messo sotto gli occhi di tutti.

  1. Fermo restando che le bottiglie da vino partono dai 350-400 grammi per arrivare oltre il chilo (sto parlando ovviamente di 0.750 l.) lo sapete quanto vetro e quindi peso, benzina, rifiuti, inquinamento si potrebbe risparmiare se ogni singola azienda italiana diminuisse solo del 10% il peso complessivo delle proprie bottiglie? Un calcolo molto in difetto mi ha portato alla folle cifra di 63.500 tonnellate, pari a 10 Torri Eiffel, 300 Jumbo, 1500 TIR (peso del camion compreso): quest’ultimi, messi in fila, coprirebbero oltre 16 chilometri. Fate voi i calcoli di quanta benzina si potrebbe risparmiare, quanti meno gas di scarico andrebbero nell’aria, quanti rifiuti in meno.
  2. Per produrre una bordolese (o una renana, la forma non conta) di 360 grammi immettiamo nella nostra atmosfera 320 grammo di CO₂eq (anidride carbonica equivalente) e se alla manifattura ci aggiungiamo anche il trasporto, si arriva praticamente al pareggio. Insomma, tanto pesa la bottiglia tanta CO₂eq viene immessa nell’atmosfera.

Queste sono semplici certezze che in tempi “green”, di associazioni molto agguerrite che si battono per la salvezza del pianeta, di produttori naturali che puntano su vini a “impatto zero” o quasi, di tanti altri produttori che si definiscono attenti, biologici, rispettosi dell’ambiente, amanti della natura etc. pensavamo venissero prese seriamente in considerazione.

Invece ci sembra stia accadendo l’esatto contrario!

Ogni anno apriamo in degustazione almeno 7/8000 bottiglie e non possiamo non notare che ogni sacrosanta mattina prendiamo in mano tante bottiglie sempre più pesanti.

Anche se non vuoi farci caso non puoi farlo, tanto che scherzando oramai chiamiamo le nostre degustazioni “ore di sollevamento pesi” .

Non solo troviamo bottiglie da 0.750 sempre più pesanti, che superano anche il peso di una magnum (stiamo parlando di “corrazzate” che senza vino superano ampiamente il  chilo) ma oggi le “bottiglie pesanti” (diciamo sopra ai 550-600 grammi per essere buoni) vengono usate per molte più tipologie di vino, anche per i vini base. Questo non solo da chi più che produttore di vino sembra venditore di vetri e “spaccia” all’interno di sontuosi vetri pesanti vini problematici, ma anche e soprattutto da tanti bravi e irreprensibili produttori che dichiarano a ogni piè sospinto di tenere alla natura.

NON CI TENGONO PER NIENTE! Chi usa solo per meri scopi di visibilità commerciale bottiglie sopra ai 600 grammi (bollicine escluse) è semplicemente un menefreghista, uno che pensa “Tanto cosa cambia?”, che si mostra sensibile solo a parole e, per pulirsi la coscienza, cerca di convincerti (e autoconvincersi) con  argomenti come quelli qua sotto.

  1. Vorrei tanto usare bottiglie leggere ma i miei clienti sono abituati a quella lì…
  2. Faccio poche bottiglie e quindi in vetreria prendo quello che trovo.
  3. Uso quelle pesanti solo per il vino di punta.
  4. Questo tipo di bottiglia la fanno solo di quel peso.

Potrei continuare all’infinito ad elencare false scuse ma fondamentalmente il problema di quanto si inquini di più a far produrre, comprare, utilizzare e poi distruggere o riciclare bottiglie pesanti  non è assolutamente compreso dalla stragrande maggioranza dei produttori di vino.

 Inoltre la (giusta) guerra alla plastica sta sdoganando sempre più il vetro, senza pensare alle conseguenze di un suo sbagliato o esagerato utilizzo. Le vetrerie sono sommerse da ordini che arrivano da ogni dove, ultimamente in maniera massiccia anche dal mondo delle birra artigianale (anche lì con il peso delle bottiglie non si scherza), così non hanno certo tempo e voglia, specie se nessuno glielo chiede, di studiare bottiglie più leggere.

I consorzi di tutela se ne lavano le mani dicendo che sono scelte che riguardano le singole aziende, le associazioni di categoria pensano ad altre cose. I distributori e gli enotecari  se ne strafregano: sono attentissimi al corno letame, all’impatto naturale sul vigneto  perché fa vendere, ma sul tema bottiglie più leggere, che è sempre più importante, basilare direi se dobbiamo arrivare a diminuire drasticamente le emissioni di CO₂ , silenzio di tomba.

Non ho mai sentito dire a un distributore o un enotecaro, parlando di un vino che stanno proponendo “E poi senti in che bottiglia leggera viene imbottigliato!”

Cari produttori di vino, se siete naturali e fate crociate per la salvaguardia del pianeta, come fate a non considerare tra i problemi più seri per la nostra terra di quello delle emissioni di CO₂ attraverso la produzione e la movimentazione di bottiglie pesanti?

Se non siete naturali non pensate che, oltre a risparmiare tanti soldini, scrivere sulle vostre bottiglie “Utilizzo vetro leggero e salvo me, voi e il pianeta” non potrebbe essere un buon motivo commerciale?

Insomma, forse la mettiamo giù dura ma far produrre più CO₂ e quindi far inquinare di più è un modo per avvelenare noi e gli altri,  un po’ come quando uno fuma in un luogo chiuso.

Quindi se per le sigarette si dice “Chi fuma avvelena anche te, digli di smettere” a chi usa bottiglie pesanti o a chi compra vini in bottiglie pesanti vogliamo dire “Chi usa vetro pesante avvelena anche te, digli di smettere!

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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