Caro Mauss, sul Wine Symposium a Villa d’Este ecco perché ci sentiamo presi in giro3 min read

A Cernobbio da dieci anni si svolge il Wine Symposium, dove Francois Mauss organizza una serie incredibile di degustazioni e seminari con quelli che potremmo definire “vini da sogno”. Quest’anno si passa da verticali di Dom Perignon e Romanée-Conti a altre importanti e sicuramente belle manifestazioni, molte incentrate sulla Georgia.

Indubbiamente uno degli appuntamenti VIP dell’anno e per questo decidiamo, anche se riteniamo sia difficile, di chiedere un accredito. L’accreditato sarebbe stato per il nostro “braccio borgognone” Guglielmo Bellelli, quindi non proprio un novellino  ma un grande esperto e frequentatore di vini francesi e non solo.

Sappiamo che qualche posto libero rimane sempre e all’ultimo momento vengono convocati o accettati colleghi senza che questi spendano una lira e sotto sotto speriamo di poter rientrare in questa fascia di fortunati.

Quindi scriviamo (naturalmente in francese) a Mauss chiedendo l’accredito e ci risponde velocemente dicendo  che “Quest’anno ci sono tante richieste e quindi, fermo restando di valutare la competenza dell’accreditato tramite una serie di suoi articoli da inviare,  ci sarebbero da pagare mille euro come spese generali (il pacchetto completo costa oltre 5000, naturalmente camera, pranzi, cene e tutti gli eventi compresi).

Ora mille euro non sono bruscolini ma Guglielmo è pronto ad investirli, mettendoci sopra anche le spese per il viaggio, vitto e alloggio  in location molto più abbordabili.

Quindi scriviamo nuovamente a Mauss, dicendoci disponibili alla spesa e allegando una serie di articoli che (non per vantarci) niente hanno da invidiare al meglio scritto in Italia su Borgogna e Bordeaux.

Dopo tre ore (quindi non dopo una lunga riflessione o dopo che siano successi fatti imprevisti)  ci arriva la risposta di Mauss che, motivando la cosa come una decisione presa a monte (ma allora perché non ce lo hai detto prima?) ci comunica che i posti per la stampa saranno riservati a testate generalisti e non a specializzate del vino perché hanno un pubblico molto inferiore. Naturalmente ha lasciato le porte spalancate (specificandolo)  per un “accredito a cifra piena”, cioè un giornalista per scrivere uno o due articoli deve pagare circa 5000 euro.

Tutto questo ci suona di presa in giro e sapete perché? In primo luogo perché se ci fosse stato detto prima avremmo risparmiato tempo tutti quanti. Invece Mauss, magari leggendo un po’ schifato la nostra mail,  prima ha messo la regola/barriera dei mille euro, pensando di essere di fronte a gente con le pezze al culo e poi, superata quella, ha tirato fuori la scusa della “stampa generalista”. Inoltre voglio vedere quanta di questa stampa (a parte forse Luciano Ferraro del Corriere della Sera) sarà presente. Bastava essere chiari fin dal principio: qui entrano gratis  quelli che diciamo noi, che sono simpatici a noi, che magari non scriveranno niente ma hanno l’allure e le physique du rôle.

Perché il bello del mondo del vino è che è piccolo e quindi sarà facilissimo sapere i nomi dei moltissimi colleghi della stampa generalista o delle moltissime riviste di enogastronomia che, come ogni anno, parteciperanno.

Stiamo rosicando? No, stiamo  cercando di far capire che specie nei rapporti tra colleghi (a proposito, Mauss è giornalista?) basta essere chiari e non inventarsi frottole che hanno, come ogni bugia, le gambe corte.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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