Camminando tra Profumi di mosto5 min read

"Con questo articolo inizia la sua collaborazione "scritta" con Winesurf Cristina Di Domizio, che fino ad ora ci aveva aiutato solo negli assaggi romagnoli. Benvenuta Cristina!

 

Il 13 ottobre il Consorzio Valtènesi ha organizzato, come ogni anno, Profumi di mosto, un  percorso itinerante fra le cantine della riva bresciana del lago di Garda: io sono andata a vedere di che si tratta.

Il mio viaggio è cominciato la sera prima alla Locanda del Benaco a Salò, sulla riva del lago, davanti ad un aperitivo. Naturalmente Valtènesi Doc, col Presidente del Consorzio Alessandro Luzzago che mi ha raccontato le origini del vitigno principe di questa zona, il Groppello nonchè la storia di  “Profumi di Mosto” e della Doc Valtènesi, riconosciuta nel 2011 come sottozona Garda Classico. Il progetto (ambizioso?) di questa area abbastanza limitata per estensione, è di caratterizzarsi  ed essere riconoscibile per qualità nelle sue due forme, Rosso e Chiaretto. Credo che la strada non sarà facile però è giusto provarci.

Ma veniamo a Profumi di Mosto che nacque 10 anni fa dopo una grandinata che è rimasta storica. Il risultato fu la distruzione di quasi tutto in vigna, con una vendemmia ridotta ai minimi termini: la volontà precisa dei produttori di dimostrare di essere ancora vivi fece nascere l’iniziativa.

Profumi di Mosto si articola in tre percorsi diversi con 22 cantine coinvolte. Obiettivo di questo giro di degustazioni enogastronomiche è naturalmente promuovere il territorio della Valtènesi, con protagonista assoluto il Groppello, vitigno dalle origini antichissime, risalente addirittura a prima dell’occupazione Romana delle terre del Garda e allora chiamato Benaco. Sul Garda ci tengono a dire di essere l’ultimo lembo del Mediterraneo, per via delle viti, degli ulivi e degli agrumi, ma anche dei capperi, che crescono sui muri sassosi ai lati della strada, dove i  ci sono, perché io ho visto tanti outlet e centri commerciali.

Ma com’era organizzata la festa, pardon la manifestazione? Innanzitutto hanno avuto la bella idea di organizzare dei pullman, così anche chi non conosceva la zona, non ha avuto problemi a trovare le cantine. I percorsi erano tre, divisi in 10 tappe, l’ultima alla sede del consorzio per un brindisi finale… e che brindisi! Il costo di ogni percorso, 25 eurini. A questa manifestazione si sono iscritti in 1200! Ogni tappa un coupon, così ogni cantina poteva sapere quante persone erano venute in visita. In ogni cantina abbiamo avuto un piccolo assaggio gastronomico con degustazione del loro vino. E’ inutile dire che sul pullman, dopo la terza cantina, l’atmosfera era brillante: due bicchieri ad ogni tappa…

Cosa abbiamo mangiato? Tranquilli, tutta roba colestero free…o quasi: alla prima tappa (Scolari) un salame strepitoso, che loro chiamano salame morenico; alla seconda  (La Basia, che ha anche un agriturismo con cavalli) salamelle con fagioli con le cotiche, polenta tipica locale (aveva una grana diversa da quella che usiamo noi in Emilia). Poi da Civielle una tartare condita con il loro olio, veramente ottimo, innaffiato con le loro produzioni di Valtenesi rosso e chiaretto.  Fra l’altro da Civielle, curiosando negli scaffali del punto vendita, ho scoperto che c’è una produzione di vino in Palestina, anche nei territori occupati.  Chi conosce i vitigni  Dabouki, Hamdani e Jadali? Il marchio è Cremisan, e fanno anche il Vino da Messa (Moscato di Alessandria).

Adesso passiamo a parlare del “ festeggiato”. Il Groppello è un vitigno poco adattabile che cresce solo qui, sulla riva bresciana del lago; vorrei dire come il Nebbiolo che cresce solo in Langa e poche zone limitrofe, ma è un confronto che non si può fare. Potrei aggiungere come lo Schioppettino di Prepotto (di cui avete appena letto qui)   anche se gli assomiglia solo nel fatto che crescono tutti e due in zone molto limitate.

Il Valtènesi Doc, vinificato in rosso, dà risultati gradevoli nelle sue interpretazioni migliori, con buone sensazioni sia al naso che in bocca. Forse promette di più al naso di quanto poi mantenga in bocca, ma è un vino abbastanza fresco morbido ed equilibrato, con una buona sapidità. Può avere dei bei profumi, se invecchiato anche speziati, ma non è un vino caratterizzato da una forte struttura. Lo si può definire un vino con una certa eleganza. Il disciplinare  Valtènesi Doc prevede  sempre l’utilizzo di un minimo di 50% di Groppello in uvaggio con Marzemino, Barbera e Sangiovese in percentuali complementari, oppure Groppello in purezza e viene specificato in etichetta. A me personalmente è piaciuto il Valtènesi Doc Picedo 2011 della azienda Pasini San Giovanni, che mi sono bevuta a cena il sabato sera.

Il Valtènesi Doc Chiaretto è vinificato in rosa ed è comunemente chiamato il vino di una notte, per via che la permanenza sulle bucce è limitata a poche ore e spesso si tratta di cogliere l’attimo giusto per equilibrio  e colore, anche se significa lavorare una notte. Ma non è strano e molti viticoltori lo fanno: basta pensare alle ormai strombazzate vendemmie notturne. Per il Chiaretto il disciplinare prevede sempre e solo 50% di Groppello e 50% suddiviso fra Marzemino, Barbera e Sangiovese. E’ sempre (almeno per ora) un vino giovane dai profumi simili al suo omonimo rosso,  fresco e sapido anche se a volte troppo acidulo (e purtroppo in qualche caso non è insolita purtroppo una nota acetica).

E’ un vino strano: a volte è troppo semplice , a volte molto profumato di fragoline , a volte è speziato e a volte un po’…volatile. Insomma, penso che il lavoro da fare non manchi. Quello che mi è piaciuto di più è il Valtènesi Chiaretto Selene (biologico) della Civielle, 2012, forse perché mi ha ricordato un po’ il lambrusco di Sorbara.

Il difetto di questo tipo di manifestazioni è che sono molto "beverine", ma poco istruttive: con tanti sommelier coinvolti (erano in tutte le cantine), solo in una si sono premurati di spiegare qualche processo di vinificazione, di far vedere qualche  attrezzatura e anche di mostrarci il mosto in fermentazione. Esattamente come ha fatto il Direttore nei suoi filmati: lui con l’acquario, loro con un grosso recipiente di vetro!
Se crederci conta, se lavorare conta, loro ci credono molto nel loro progetto e l’impressione è che lavorino molto.
Alla prossima.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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