Camerlengo.ovvero quando il terroir risulta determinante1 min read

Ce ne sono tanti, alcuni molto buoni, altri un po’ meno, perché frutto di scelte a volte approssimate ed a volte studiate e dirette ad un mercato che si vorrebbe negasse le specificità. Per fortuna il mercato non è solo leggi economiche e movimenti finanziari o mode ed operazioni di marketing, ma lascia nelle sue pieghe anche spazio a vini che si caratterizzano per la loro aderenza al territorio . Non è cosa facile trasferire le particolarità di un suolo, clima e tradizioni in un vino, ma quando ci si riesce i risultati ripagano degli sforzi e dei sacrifici. Non avviene mai per caso è sempre frutto di una scelta precisa e meditata, perché occorre sensibilità ecologica non solo in vigna ma anche in cantina. Prendete ad esempio il Camerlengo 2006, di Antonioa Cascarano nasce da uve Aglianico con coltivazione biologica sulle pendici del monte Vulture, in vigna senza nessun ausilio di prodotti chimici di sintesi ed in cantina contando sui suoi lieviti naturali ed alcun additivo. Passa 12 mesi in barrique e 7 mesi in bottiglia. Naso complesso con note floreali e fruttate al contempo,dai piccoli frutti neri al bouquet di fiori appassiti, passando per note di cacao, vaniglia e pepe nero. Potente, niente affatto domo nei tannini e nell’acidità, in bocca riserva sensazioni sapide e grande persistenza. Il segno di un grande vino che esprime la terra da cui proviene.

 

 

 

 

  

 

 

 

 

Camerlengo 2006

Aglianico del Vulture DOC

Az. Agricola Camerlengo

Tel. 335.251885

Uvaggio: Aglianico

Prezzo: 18-20 €

 

 

Pasquale Porcelli

Non ho mai frequentato nessun corso che non fosse Corso Umberto all’ora del passeggio. Non me ne pento, la strada insegna tanto. Mia madre diceva che ero uno zingaro, sempre pronto a partire. Sono un girovago curioso a cui piace vivere con piacere, e tra i piaceri poteva mancare il vino? Degustatore seriale, come si dice adesso, ho prestato il mio palato a quasi tutte le guide in circolazione, per divertimento e per vanità. Come sono finito in Winesurf? Un errore, non mio ma di Macchi che mi ha voluto con sé dall’inizio di questa bellissima avventura che mi permette di partire ancora.


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