La Calabria è una terra che non finirà mai di stupirmi. Mi sconcertano da una parte la caparbietà con cui alcuni uomini perseguono i loro sogni e dall’altra l’assoluta e diffusa convinzione che non sarà la politica a risolvere i loro problemi. Il diffuso senso di sfiducia non riesce qui come altrove a trovare un’interpretazione politica credibile.
Conosciamo tutti le difficoltà sociali in cui questa regione si dibatte e quindi possiamo immaginare quanto sia difficile fare impresa.
Veniamo al dunque: quali che siano le molteplici motivazioni che hanno spinto alla costituzione del Consorzio vini Calabria Citra non possono che essere positive per lo sviluppo della viticoltura calabrese e cosentina in particolare. La recente nuova denominazione Terre di Cosenza ha impresso un ulteriore accelerazione al fenomeno delle tante piccole realtà che cercano di affermarsi su un mercato sempre più globale. In una situazione di accentuata frammentazione (le proprietà aziendali difficilmente superano i 20 ettari) andare sui mercati in modo compatto e organizzato è sicuramente, oltre che una necessità impellente, anche una scelta strategicamente vincente.
Il tour organizzato dal Consorzio vini Calabria Citra con la grande regia di Gennaro Covertini, che non è solo il direttore del Consorzio ma “duce, segnore e maestro”, ha dato la possibilità di toccare con mano una realtà in forte crescita qualitativa e non solo per il vino ma anche nell’agroalimentare.
Realtà purtroppo poco conosciute e che non riescono ad uscire da un ambito regionale, come la Fattoria Bio dei fratelli Grillo. Fattoria didattica, produzione e vendita di formaggi, salumi, carne, ortaggi e patate: il tutto nel massimo rispetto dell’ambiente e seguendo rigorosissimi disciplinari di produzione. Un esempio di fattoria autosufficiente e a ciclo chiuso, un aspetto della Sila assolutamente innovativo e per questo sorprendente.
Quando uno pensa alla Calabria del vino l’associazione con il Cirò e quindi vino rosso è automatica, ma questa regione offre anche piacevoli sorprese sull’altro fronte, con una serie di vini bianchi le cui potenzialità sono ancora parzialmente inespresse. Il godibilissimo Greco bianco di Soprano dello Ionio della Tenuta del Castello, (in quel di Montegiordano con vigneti sospesi tra il verde delle colline e l’azzurro del mare Ionio) e anche la sorprendente Guarnaccia bianca, di solito usata in uvaggio, potrebbe darci qualche piacevole sorpresa.
Il ricordo di una Calabria vinicola approssimata e poco incline alle novità agronomiche e tecnologiche è ormai un ricordo che appartiene al passato. Una sfilza di vini rossi di buona caratura, degustati nella magnifica tenuta dell’azienda agricola Serracavallo il cui proprietario Demetrio Stancati è anche presidente del Consorzio, ha reso ancora più tangibile il livello qualitativo raggiunto.
Senza voler assolutamente creare una graduatoria cito alla rinfusa quelli che mi hanno in qualche modo fatto pensare che si corre sulla strada giusta.
Portapiana 2009 di Terre del Gufo un Magliocco Dolce pieno di frutta rossa e spezie , morbido e con sensazioni di pepe e cacao, con una trama tannica fitta e viva.
Vitulia 2010 dell’az. Chimento, altro Magliocco Dolce dai profumi di lampone e ribes rosso con corpo elegante e tannicità ben espressa.
San Vito di Luzzi Doc 2010 di Vivacqua (Gaglioppo,Greco nero e Sangiovese) dalle gradevoli note di frutta rossa e spezie, con buona espressione tannica ed altrettanto corredo acido.
Vigna Savuco 2007 di Serracavallo, Magliocco dolce con appassimento sulla pianta dalla sorprendete freschezza, dove corpo ed alcol giocano un ruolo non fondamentale, ma deciso nel disegnare un quadro gusto-olfattivo di grande spessore.
Impossibile non ricordare i vini di Colacino, tra cui in particolare l’Amanzio 2010 (Magliocco Canino) e il vigna Colle Barabba 2009, una summa che più autoctona non si può (Arvino, Magliocco Canino, Nerello Cappuccio, Malvasia bianca e Pecorello).
Agli amici di Saracena ai piedi dell’Orsomarso va un mio particolare ringraziamento non solo perché qui si produce una delle eccellenze regionali come il Moscato di Saracena, che ha storia secolare, ma anche perché luogo legato alla mia memoria montanara.
Forse dimentico qualcuno e qualcosa, ma non me ne vogliate, sarà un motivo in più per tornare in questa splendida terra.