Brunello 2011: Per chi vuole berlo, il Brunello!5 min read

Mi ricordo ancora le giornate passate nelle vigne di Montalcino ai primi di settembre del 2011. Nelle migliori delle ipotesi le uve (magari preventivamente sfogliate perché la stagione era stata fino ad allora fresca) erano in molti casi appassite in pianta. Durante la vendemmia, molto anticipata, addirittura alcuni produttori non riuscivano a spingere bene il mosto nelle vasche di fermentazione perché le pompe non avevano liquido (alias mosto) da spingere ma solo bucce e vinaccioli: una tragedia!

 

Certo, queste erano situazioni limite, ma certamente sintomatiche di una vendemmia molto difficile, giocata in difesa ed in un continuo affanno per vedere di salvare il salvabile. 

Non c’è da meravigliarsi quindi che il Benvenuto Brunello dedicato alla vendemmia 2011 (2014 per i rossi, 2010 per le riserve) mi abbia visto entrare nel bellissimo chiostro attrezzato a perfetta sala di degustazione con una bella serie di dubbi e con attese non certo altissime.

 

Mano a mano che andavo avanti negli assaggi (complessivamente una settantina di Brunello 2011) molti dubbi svanivano come neve al sole, lasciandomi di fronte ad una vendemmia non certo grande ma assolutamente godibile, tanto da portarmi a utilizzare per questo articolo lo stesso titolo di quello sui Barolo 2011.

 

Ma veniamo ai vari dubbi dissolti.

 

Primo dubbio: un caldo del genere, bloccando la maturazione, avrà portato a dei tannini ruvidi e rustici? Invece sin dai primi vini abbiamo trovato tannicità dolci e equilibrate. Nella media non siamo certamente di fronte a vini muscolari, potenti (anche se le eccezioni ci sono e non sono pochissime) ma più che altro a vini abbastanza eleganti grazie anche alla dolcezza della componente tannica.

 

Secondo dubbio: sempre a causa del caldo l’acidità sarà precipitata e i vini saranno troppo maturi? Pare invece che “l’appassimento in pianta” abbia bloccato anche l’abbassamento dell’acidità (un po’ come accade nell’amarone) e quindi ci siamo trovati di fronte a vini di buona freschezza ma soprattutto di ottima sapidità e quindi di correlata piacevolezza.

 

Terzo dubbio: ma i nasi, almeno quelli, non saranno cotti? Cotti ma, ma non ancora espressi si. Un problema relativo per vini che entrano adesso in commercio, però occorre dire che i brunelli 2011, almeno adesso, non spiccano né per intensità né per complessità aromatica. Credo che il tempo in questo caso sarà galantuomo, ma per adesso buona parte dei vini sono affetti da discreto “mutismo aromatico”.

 

Quarto dubbio: magari, per coprire qualche imperfezione, i produttori hanno abbondato col legno? Per fortuna no! Alcuni vini sono indubbiamente “troppo moderni” con legni dominanti, ma la stragrande maggioranza presenta legni ben dosati ed equilibrati.

 

Quinto dubbio: in generale vini vendemmiati in fretta e furia difficilmente risultano equilibrati. Credo che lavorare le uve del 2011 non sia stato facile ma mi sembra di capire che sia prevalsa la tendenza a lavorare in leggera “sottrazione”, cioè stare molto attenti a non eccedere in macerazioni per cercare di portare a casa un risultato magari non eccelso ma molto soddisfacente.

 

In tutto questo vorrei inserire un’ annotazione  importante e cioè che il vigneto Montalcino, invecchiando, porta le viti ad una resistenza maggiore agli sbalzi termici. Inoltre il sangiovese  tende naturalmente verso vini inizialmente più eleganti ma meno potenti rispetto, per esempio,  al Nebbiolo da Barolo. Anche per questo mi sento di dire che il Brunello 2011 non sarà certo uno tra i più longevi e muscolari del secolo ma sicuramente è dotato di una fresca e dinamica piacevolezza che lo rende pronto per essere goduto (quasi) da subito.

 

Scherzando verrebbe da proporre una variazione al disciplinare di produzione, che permetta l’inversione d’annata, perché forse sarebbe stato meglio mettere in commercio lo scorso anno il 2011 e quest’anno il 2010, visto che il primo è già pronto mentre l’altro lo sarà forse tra alcuni anni.

A proposito di 2010, non ho assaggiato le Riserve perché è inutile lavorare il marmo usando un martello di gomma, cioè è giusto dare a questi vini il tempo che meritano per smussare e arrotondare la loro grande struttura. Inoltre (come del resto in Langa per Barolo e Barbaresco), le riserve difficilmente riescono a dare sensazioni più intense e motivazioni d’assaggio più forti dei vini d’annata.

 

Mi sono fatto invece una sufficiente carrellata sui Rossi 2014 e la prima impressione a caldo è che sono indubbiamente ruvidi e con acidità leggermente amare ma non poveri in bocca e anzi, in alcuni casi, con un discreto corpo. Anche qui, forse, il diavolo non è brutto come lo avevamo dipinto (ma certo bello non è…).

 

Comunque vi diamo appuntamento a settembre per i nostri assaggi completi, con tanto di nome e cognome. Arriveremo come al solito ultimi perché in quel momento tutte le guide e le riviste di settore avranno messo fuori  le loro classifiche, ma noi crediamo che assaggiare e pubblicare i risultati nel momento in cui i vini saranno REALMENTE in enoteca o a ristorante (in Italia e nel mondo) è il servizio migliore che possiamo fare al consumatore finale.

 

Chi invece assaggia (o ha già assaggiato) adesso e pubblica voti con nome e cognome, forse indirizza il suo lavoro più ai broker, agli importatori o forse, chissà, è affetto da degustazio precox.

 

 

 

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


ARGOMENTI PRINCIPALI



LEGGI ANCHE