Bottiglie più leggere: finalmente qualcosa si muove!2 min read

Quando, proprio un anno fa, lanciammo la nostra campagna sulla diminuzione del peso delle bottiglie in vetro (vedi qui) sapevamo di toccare un argomento importante ma ancora poco sentito. "Per fortuna" la crisi economica, tra i molti problemi che ha portato con se, ci ha dato almeno una involontaria mano nel far capire ai produttori una cosa semplicissima: comprare bottiglie più leggere vuol dire risparmiare.
Si risparmia non solo all’acquisto della bottiglia ma anche nello stoccaggio, nella spedizione. Questi tre bei vantaggi si traducono nel poter contenere i prezzi.

Ci fa piacere inoltre constatare che il concetto di “bottiglia leggera” stia diventando un concetto di marketing usato da diverse cantine: ultima, in ordine di tempo, la Cantina di Soave che propone per alcuni suoi vini una bottiglia leggera (325 grammi) denominata “Slim”.

Soffermiamoci un attimo sull’importanza dell’arrivo del marketing sul concetto “bottiglia leggera”.  Diversi anni fa vennero introdotte le bottiglie pesanti e superpesanti solo per meri motivi commerciali riassumibili nel concetto “grossa esca, grosso pesce”, cioè che in una bottiglia grande e grossa si pensa possa starvi un vino importante. Il concetto ha spopolato e, fino ad oggi, è stato uno dei punti forti di moltissimi marketing aziendali. Se oggi alcune grosse ed importanti cantine, facendosi forti dei loro uffici marketing, rovesciano il concetto, motivandolo per di più con tematiche ecologiste, vuol dire che tra poco inizierà la “corsa al ribasso” verso bottiglie più ecologiche e leggere.

Speriamo inizi presto: nel frattempo noi di Winesurf continueremo a segnalare, nelle nostre degustazioni ,le bottiglie pesanti con il simbolo della ciminiera, adottando però un criterio leggermente più restrittivo rispetto allo scorso anno.

Nel prossimo Vinitaly terremo inoltre gli occhi ben aperti sulle bottiglie in mostra negli stand, sperando di vedere sempre meno “spalla alta” e sempre più formati “light”. Dopo la fiera vi faremo sapere.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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