Bolgheri 2004: annatona? Forse si ma aspettiamo!3 min read

L’assaggio in anteprima del 28 aprile scorso, sempre ben organizzato dalle Strade del Vino di Bolgheri , ci ha permesso di testare i tanto osannati e mai assaggiati Bolgheri Superiori del 2004. Prima però ci siamo voluti cimentare nuovamente con i “normali” della stessa annata, riportando un giudizio più che positivo, cosa del resto espressa già nei nostri assaggi precedenti (vedi: Degustazione Bolgheri Rosso 2003-2004: il meglio ha da venire!). Abbiamo assaggiato rossi morbidi, con tannini dolci e piacevoli: vini anche non scontati, che valgono sicuramente il prezzo non proprio basso a cui vengono venduti. Dopo questa introduzione siamo passati ai Superiore 2004 e qui in diversi casi ci siamo scontrati con quella mania che potremmo sintetizzare nel termine “Di più”. Praticamente il produttore ( o l’enologo di turno) pensa così: “Devo fare un vino importante? Allora bisogna che abbia uve più concentrate, che le vinifichi più a lungo, estraendo di più, che le metta in barrique nuove per più tempo ed ovviamente alla fine dovrò venderlo ad un prezzo molto più alto degli altri. Come risultato abbiamo vini  sicuramente di grande concentrazione mache mostrano tannicità aride, scomposteze strutturali, profumi coperti dal legno per vai a sapere quanto tempo. Voi mi direte che i grandi vini non possono essere rotondi ed eleganti sin da subito ed io, con le dovute eccezioni posso anche essere d’accordo. Ma tra un grande vino ed un vinone la differenza è grossa. Per me a Bolgheri ci sono poche aziende che riescono a produrre grandi vini e tante che fanno regolarmente dei vinoni. Probabilmente è anche colpa della grande differenza ampelografica che si ritrova nelle aziende e che si ripercuote nei vini. A parte una certa propensione a percentuali importanti di Cabernet Sauvignon nei vini di punta il resto è un grande mare magnum di diversità, dove percentuali molto diverse si sposano a Merlot, Cabernet Sauvignon e Franc, Syrah, Petit Verdot, Mourvedre, Sangiovese ed altri vitigni “minori” tra cui spicca anche un “classicissimo” Teroldego. Chi ha pensato ad un disciplinare percentualmente onnicomprensivo dovrebbe cospargersi il capo di cenere e recitare un mea culpa grosso come le diversità dei vini di questa piccola denominazione che prima o poi (ho paura prima) dovrà fare i conti con altre realtà enologiche che riusciranno a produrre lo stesso tipo di vinone alla metà del prezzo. L’ho già detto e lo ridico: quando Bolgheri avrà una massa importante di imbottigliato per non essere più quella chicca enologica a cui tutto si scusa e tutto si permette dovrà fare i conti con un mercato che richiede tre cose: qualità, riconoscibilità territoriale e prezzo. Oggi solo la prima voce è in linea con quanto il mondo si aspetta. Ma lasciamo le futuribili dolenti note ed entriamo nel merito dei Superiore 2004. Come già accennato, a parte poche eccezioni, siamo di fronte a vini ancora molto chiusi e ruvidi, che avranno bisogno di almeno 3 anni per essere bevuti con soddisfazione. Vi sono ovviamente vini già eleganti e godibili, ma permetteteci di non scoprire le nostre carte sino al momento del vero e proprio assaggio di tutti i vini della denominazione. Nel frattempo, sintetizzando, possiamo dire: il 2004 è certamente un ottima annata che ha prodotto Bolgheri 2004 “base” da bersi sin da ieri mentre i Superiore è meglio scordarseli in cantina, oppure comprarli tra qualche anno.
Due righe anche sui 2005  assaggiati. Ovviamente erano solo i base e non c’erano tutti, comunque siamo di fronte ad un’annata meno importante rispetto al 2004, più giocata sui profumi che sul corpo, con una tendenza alla freschezza che, almeno per i vini da bere giovani, potrebbe rivelarsi vincente, se affiancata da un prezzo adeguato.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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