Blogger, se ci sei non battere il colpo!5 min read

Vi è mai capitato di voler scrivere un articolo e allo stesso tempo di non aver alcuna voglia di iniziarlo? Giri tutto il santo giorno per casa guardando il computer di sottecchi, ma non osi avvicinarti più di tanto: c’è la paura che possa vederti e apostrofarti con un bel “ Dai, vieni a picchiarmi sui tasti, se hai coraggio”. In quel caso avrebbe il sopravvento la mia natura vile e non saprei proprio come affrontare la questione. Finirei con lo starmene lì, indeciso se staccargli la spina dalla corrente oppure, in un impeto di ritrovato coraggio, chiudergli il coperchio.

E no, sono sicuro che non siano i sintomi  della sindrome della pagina bianca; quella è una malattia che prende gli scrittori veri, quindi io (come Ken Follet per altri motivi) ne sono esente. Il vero motivo è che non vorrei deludere mio fratello che, su mia istigazione, ha abbandonato la carta stampata in favore del virtuale. Certo non ho potuto che far leva sull’affetto fraterno per convincerlo a fare un salto nel buio così pericoloso e pieno di imprevisti.

Egli, il fratello, avrebbe voluto studiare ad Eton ma, essendo il secondo più povero dopo San Francesco, si è dovuto accontentare dell’ITI. Non per questo però ha mai voluto rinunciare ad un certo stile; nella sua vita l’aplomb lo domina più della moglie e gli aderisce come un paio di mutande al culo. Solitamente mi interpella su cosa e dove leggere di argomenti enoici ed io non manco mai di segnalargli indirizzi web italiani, o argomenti che vanno per la maggiore, in modo che possa essere informato e fare bella figura nei raffinati ambienti che frequenta ed egli ricambia segnalandomi siti e blog britannici. Dimenticavo di precisare che vive nel Kent.

Ma sto divagando, come al solito. Ciò che vorrei dirgli potrebbe chiamarsi “ammissione di colpa” o “assunzione di responsabilità” anche se la frase più esatta dovrebbe iniziare con un bel "io confesso". Caro fratello, io confesso di essere il solo ed unico responsabile della perdita, spero temporanea, del tuo aplomb, della rovinosa caduta del tuo stile di vita “british”, della trasformazione da una lettura pacata,approfondita, riflessiva e piena di spunti, ad un’altra, meno costosa ma piena di insulti personali (spesso elargiti sotto l’anonimato del nickname) e trivialità varie, dove per cercare lo spunto della riflessione ed il gusto del dibattere, spesso serve la pazienza di Giobbe.

Vorrei dirglielo, ma non ne ho alcuna voglia, e non so spiegarmi il perché.  Forse è un rigurgito (acido direi) di patriottismo, ma non vorrei mai sentirmi dire che sullo stesso fronte, i perfidi figli di Albione ci surclassano. Ma sto ancora divagando e per tornare a bomba e cioè il motivo per cui mi vergogno di aver portato il mi fratello, sul world wine web tricolore è che nel suddetto ci trovi i veleni di troppi.

E tanto per fare qualche nome (si fa per dire visto che l’anonimato è la forma di partecipazione più frequente) ti imbatti in tipi, come un certo Mirko, che su Intravino se la prende con Lido Vannucchi dicendogli di essere ignorante come una capra, e poi ci sono Anna Maria e Franzrin che hanno fatto brutti sogni in gioventù. Sono infatti ancora perseguitati dai Sommeliers, tutti, a sentir loro, ignoranti, spocchiosi, presuntuosi, maschilisti e classisti (sic!).

Fin qui siamo alle offese personali, ma poi, siccome il brodo è magro, ci si mette dentro anche un po’ di accuse di reati vari: conflitto d’interessi, (però la legge ancora non c’è) interesse privato in atti d’ufficio, lesa maestà e truffe ai danni dei bevitori. Un esempio? Alberto e Augu che attaccano Franco Ziliani sul suo blog vinoalvino di prendere soldi a destra e a manca in modo illecito, senza alcuna deontologia e di predicare bene per poi razzolare male. Quest’ultimo è un reato penale. Insomma, avrete capito perché volevo scrivere un pezzo ma senza alcuna voglia di finirlo.

Nell’ultimo secolo o giù di lì, avendo tempo, ho passato in rassegna molti wineblog nostrani ma anche british, franzosi,  kangaroosi e a stelle e strisce ed appare evidente che mentre gli altri dibattono “in tema e sul tema” anche cazzeggiando, noi si preferisca la prevaricazione al confronto, l’offesa all’argomentazione ed il sospetto alla conoscenza. Insomma, dal momento che, nonostante tutto ciò, pare che non si possa fare a meno dei wineblogs (lo conferma anche il mi’ fratello) non varrebbe la pena di renderlo un luogo migliore, più professionale e ricco?

E ora una specie di hit parade: la palma del più attaccato è Franco Ziliani (molti nemici=molto onore), il più simpatico è kenray, commentatore abituale di Intravino, il più raffinato (ancora non so se ha humour inglese o ebraico) è Fabio Rizzari, espresso blog. Del padrone di casa non si può parlare perché mio fratello ha detto che non è educato, resta quindi un ultimo grande mistero su cui si è dibattuto molto in tutti i i blog  e che ha tolto il sonno ai grandi investigatori. L’identità segreta del commentatore più ambito (se ce l’hai sei qualcuno se no non sei nessuno) e cioè Nelle Nuvole.

Giovanni Solaroli

Ho iniziato ad interessarmi di vino 4 eoni fa, più per spirito di ribellione che per autentico interesse. A quei tempi, come in tutte le famiglie proletarie, anche nella nostra tavola non mancava mai il bottiglione di vino. Con il medesimo contenuto, poi ci si condiva anche l’onnipresente insalata. Ho dunque vissuto la stagione dello “spunto acetico” che in casa si spacciava per robustezza di carattere. Un ventennio fa decisi di dotarmi di una base più solida su cui appoggiare le future conoscenze, e iniziai il percorso AIS alla cui ultima tappa, quella di relatore, sono arrivato recentemente. Qualche annetto addietro ho incontrato il gruppo di Winesurf, oggi amici irrinunciabili. Ma ho anche dei “tituli”: giornalista, componente delle commissioni per la doc e docg, referente per la Guida VITAE, molto utili per i biglietti da visita. Beh, più o meno ho detto tutto e se ho dimenticato qualcosa è certamente l’effetto del vino.


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