Biologico: ma la Ricerca..ricerca?3 min read

A Natale mi arrivano sempre diversi regali dalle aziende vinicole (approfitto per ringraziarle in toto) ma quest’anno il regalo più bello me lo hanno fatto Fausto Albanese e Adriana Galasso, titolari dell’azienda abruzzese Torre dei Beati. Mi hanno spedito una lettera dove mettono in campo, con chiarezza e conoscenza di causa, la loro situazione di “azienda biologica che vorrebbe rimanere tale, in Abruzzo”. Gli ho chiesto così se potevo pubblicarla e, dopo qualche lieve tentennamento, mi hanno detto di si. Non aggiungo altro, se non un GRAZIE a caratteri cubitali.

……Sono annate a volte assai strane, che rischiano di farti rimettere in discussione alcuni concetti che avevi posto dall’inizio alla base del tuo operare.

Quest’anno, per esempio, la tanto dannata siccità, con tutti i suoi risvolti negativi, per noi è venuta in realtà, come si dice da questa parti, come una “mano santa”. Se non fosse arrivato un così prolungato periodo di secca non saremmo stati capaci, con gli scarsi mezzi che il biologico ci mette a disposizione, di combattere l’improvviso attacco di peronospora che si era manifestato all’inizio di luglio, e avremmo letteralmente perso tutto il raccolto.

Continua a provocarci sorpresa, che ormai sfocia però in una sorta di impotente indignazione, il fatto che contro questa malattia della vite in biologico non ci sia ancora niente di meglio che i preparati a base di rame. Questi passano per biologici anche quando sappiamo bene che il rame è un metallo pesante.

E ci sembra anche strano che le aziende chimiche sfornino a getto continuo nuove molecole di sintesi con effetto anticrittogamico, mentre la ricerca sui prodotti biologici sembra ferma da più di un secolo. Così noi continuiamo a utilizzare sempre e solo rame, pur nelle sue differenti formulazioni, da quando la peronospora è arrivata nel vecchio continente.

Cominciano veramente a venirci dei dubbi, banali ma insistenti. E se fosse meno dannoso per l’ambiente utilizzare sostanze di sintesi, più efficaci, a più bassi dosaggi e con frequenza minore del rame?

 

Risposte certe, a questa come a molte altre domande che ci poniamo, non ci vengono dalla scienza, che peraltro si manifesta molte volte attraverso la voce dei reparti di ricerca e sviluppo delle stesse aziende chimiche, né sperimentazioni e ricerche esaustive sono alla portata economica e temporale di piccole aziende come la nostra.

 

Si va allora a senso, a fede, spesso anche costretti ad adattarsi alle necessità e alle situazioni contingenti.  Si cerca di combinare al meglio le conoscenze tramandate dai vecchi, (che hanno avuto il tempo di consolidarsi pur in momenti in cui la ricerca scientifica era meno avanzata e la mancanza di comunicazione tra zone diverse può aver magari sclerotizzato tecniche non corrette per limitatezza di orizzonte), con gli ultimi ritrovati della ricerca, frutto di metodologie più moderne, ma non sempre sufficientemente rodati nei loro effetti di medio e lungo periodo.

 

Equilibrismo, insomma, e senso pratico.

 

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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