Bianchirpinia e dolce Irpinia2 min read

Il primo è il nome della manifestazione che presenta i nuovi bianchi irpini 2005, mentre la seconda parte del titolo si riferisce alla dolcezza del clima, del soggiorno e, purtroppo, anche allo zucchero residuo di molti dei campioni degustati.

Ma andiamo con ordine: da venerdì 12 a Domenica 14 maggio si è svolta la seconda edizione di Bianchirpinia, manifestazione che proponeva le nuove annata di Greco di Tufo e Fiano di Avellino alla stampa di settore. Le degustazioni, perfettamente organizzate, si sono svolte ad Atripalda, con un contorno di visite, cene e tutto quanto riesce a rendere invidiabile il nostro lavoro. In particolare ricordo due momenti: la visita alle inquietanti ed oramai (per fortuna) dismesse miniere di zolfo a Tufo e una cena nel ristorante di Feudi di San Gregorio, che si trova proprio sopra la loro meravigliosa cantina.

Ma bando alle ciance e veniamo ai vini: si presentavano quelli targati 2005, annata piuttosto difficile per le continue alternanze sole/pioggia che hanno caratterizzato anche il periodo di vendemmia. In generale sia i Fiano che i Greco del 2005 sono sembrati leggermente inferiori a quelli dell’annata precedente, soprattutto per una mancanza di carattere e struttura. Ci sono indubbiamente ottimi vini (come potrete vedere dal dettaglio nella sezione Degustazioni) ma diversi ci sono sembrati abbastanza semplici al palato. Dobbiamo premettere che assaggiare questi vini a metà maggio è molto difficile: gli imbottigliamenti sono spesso recenti e si rischia di penalizzarli. Per cercare di evitare il problema siamo stati molto indulgenti nel valutare le componenti aromatiche e ci siamo soffermati maggiormente su quelle gustative. Qui abbiamo purtroppo notato che molti vini utilizzano al massimo (probabilmente in qualche caso anche sopra al massimo) la possibilità di lasciare degli zuccheri residui nel vino. Questa scelta porta a vini meno austeri e più rotondi, ma che perdono buona parte di quella “concreta freschezza” che li ha fatti conoscere ed apprezzare. In alcuni casi le sensazioni dolci erano addirittura eccessive e sovrastavano il (poco in verità) corpo del vino. Ci sembra quindi che, per rimediare alla mancanza di sostanza dovuta all’annata, molti si siano lasciati portare su questa strada che (speriamo proprio di no) potrebbe portare ad una banalizzazione ed una omologazione sia delle caratteristiche del Greco di Tufo che del Fiano di Avellino.

Girando per le campagne abbiamo visto però dei bei vigneti, con tutte le carte in regola per dare ottime uve. Speriamo quindi che “la dolce Irpinia” lo sia per una sola annata e ritorni ad essere “l’austera Irpinia” che ha fatto tanto parlare di sè.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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