Bag in Box: potrebbe essere il nuovo tormentone del circolo mediatico enologico. Dopo i trucioli nel vino è l’ora del contenitore di cartone o meglio, di una busta di plastica sotto vuoto in scatola di cartone. Nulla a che vedere con tetrapak e bottiglie di plastica E’ recentissima la disposizione del Ministero delle Politiche Agricole che concede, dietro richiesta, la possibilità di utilizzare per i vini DOC contenitori alternativi (bag in box) e quindi la conseguente modifica nel relativo disciplinare di produzione. Nell’incontro dei vertici del Mipaf con le regioni e la filiera produttiva è stato anche precisato che potranno essere utilizzati contenitori pari o superiori a 2 litri e sono esclusi da tale opportunità i vini DOC che si fregiano della menzione :“vigna”, “riserva”, “superiore” oppure di una “sottozona”. Come c’era da aspettarselo le reazioni non si sono fatte attendere . L’AIS si è detta subito contraria, più prudente l’Assoenologi; comunicati a parte, si ha comunque la consapevolezza dell’ormai inevitabile nuova frontiera con cui occorrerà misurarsi. Molti storcono il naso al pensiero che il vino DOC possa essere trattato come un vino da tavola qualsiasi, ma questo è nulla se si pensa a quello che avverrà dal 1 agosto 2009 quando con l’introduzione della nuova Classificazione Europea, secondo l’associazione “Città del Vino” delle 470 tra DOCG, DOC e IGT ne rimarranno appena 182 tra DOP e IGP con il conseguente declassamento di alcune attuali DOC a Vino da Tavola. Come si può intuire le cose diventeranno sempre più complicate. Soffermiamoci però al momento sul “B and B”. Personalmente non ho nessuna prevenzione per il contenitore, quello che mi interessa è il contenuto. Invece di innalzare le solite barricate, mi chiederei: il contenitore è capace di influenzare qualitativamente il vino contenuto? Facili e scontate le risposte. Se si tratta di vini DOC giovani, prodotti per essere consumare in breve tempo, non vedo dov’è il problema. I fattori che ne consiglierebbero l’utilizzo sono molteplici. Innanzitutto si eviterebbero i problemi di tappo, poi una volta aperta la confezione, il vino durerebbe più a lungo ed infine essendo la confezione meno costosa, si potrebbe ridurre il prezzo al consumo. Come si fa a non essere d’accordo. Cosa diversa per i vini destinati ad un consumo proiettato nel tempo. “Fare bottiglia” in questo caso, come è noto, diventa uno dei fattori migliorativi del vino, che d’altronde il nuovo regolamento tutela vietando il B and B ad alcune categorie. Allora se tutto questo è chiaro, come mai tante perplessità? La decisione mi sembra vada incontro ad esigenze di mercato che una volta tanto potrebbero essere non penalizzanti per il consumatore ed allo stesso tempo dare un ulteriore sbocco, in particolar modo sui mercati nord-europei, a vini che altrimenti rimarrebbero penalizzati dalla concorrenza di paesi come Francia e Spagna.
La domanda da parte dei mercati non solo nord europei, Olanda e Svezia in particolare, d’altronde non è cosa di oggi, la tendenza a prediligere questo tipo di confezione è una prassi ormai consolidata in questi paesi. A questa domanda, negli anni passati, i nostri produttori italiani hanno risposto confezionando vino da tavola in B in B con una etichetta di seconda linea, rendendo il vino ancora più anonimo. Ricasoli e pochi altri invece, hanno giocato molto sull’immagine del vino proponendo addirittura sul mercato Svedese (nel caso di Ricasoli) una confezione di Bag in Box di lusso con tanto di marchio in bella mostra, venduta sullo scaffale a più di 25 euro. Una scelta che ha pagato in termine commerciali, facendo impennare le vendite e dimostrando la felice intuizione di non vergognarsi del proprio prodotto, dandogli dignità, riconoscibilità e tracciabilità. Se questa operazione è stata fatta per il vino da Tavola, perché mai non anche per le DOC di pronta beva?
Va da se che la percezione della bottiglia sui questi mercati è completamente diversa dai mercati produttori della “vecchia Europa”, dove il contenitore di vetro ha ancora il suo fascino ed una sua tradizione difficili da sovvertire. Come è facile intuire la questione resta aperta, ma ancora per poco. La data dell’entrata in vigore della nuova classificazione Europea è vicina e deciderà per tutti. Allora non rimarrà che o adeguarsi passivamente alle nuove esigenze di un mercato che cambia o esserne protagonisti consapevoli: nel secondo caso si tratterebbe di un’ ulteriore possibilità per il travagliato mondo del vino italiano.
VINteressa
Bag in box, non “Bad in box”!4 min read
